Buongiorno,
condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.
La maggior parte del listino degli “industriali” resta stabile, tranne l’Alluminio: atteso un ulteriore rinforzo della quotazione dollari 3mesi.
L’unica cosa certa riferita al mese di novembre è quella che non vi saranno azioni correttive sui tassi riferiti al dollaro e questo non per elaborazioni di carattere macroeconomico, ma per il calendario della Federal Reserve, che non avrà in programma alcuna riunione fino alla seconda settimana di dicembre.
Un periodo piuttosto lungo di “interregno monetario” che ha costretto la Banca Centrale statunitense a correggere l’andamento della determinazione dei tassi riferiti al dollaro nei termini dello 0,25%, alla stregua di un atto dovuto.
I risvolti sarebbero stati nettamente differenti se l’azione di ribasso si fosse collocata sul mezzo punto percentuale, come da pressioni fatte provenire dalla Casa Bianca. Un atto di ordinaria amministrazione quello della revisione verso il basso dei tassi da parte della Federal Reserve che ha sortito l’effetto contrario generalmente originato dall’allentamento della politica monetaria, con il dollaro a ritrovare nuova forza.
L’euro rispetto alla valuta statunitense ha perso lo 0,75% rispetto al posizionamento medio di cambio rilevato negli otto giorni precedenti. Il listino LME ha passato quasi indenne il fenomeno della rivisitazione dei tassi riferiti al dollaro, prolungando nei fatti i valori USD 3mesi registrati nell’ottava precedente a quella che si è conclusa venerdì 31 ottobre, con una variazione dell’indice LMEX in diminuzione dello 0,15% rispetto al dato precedente.
Un ambito di linearità dei valori espressi in dollari 3mesi per la quasi totalità degli “industriali”, seppure accomunati da possibili blande ricollocazioni dei rispettivi prezzi verso orientamenti al rialzo.
Previsione di valori degli “industriali” riferiti al dollaro:
Il Rame passerà senza alcun problema la linea fissata a 10900
Lo Zinco varcherà la soglia posta a 3060
Il Nichel quella di 15300
Il Piombo a 2030
Lo Stagno a 36400 come suo dato di prossimità.
Manca L’Alluminio che sarà il metallo più “vivace”
Nell’elenco appena riportato manca solamente l’Alluminio, che senza ombra di dubbio sarà il metallo più vivace dell’insieme LME e per tutto il corso della settimana. L’ambito di “territorialità” del prezzo USD 3mesi dell’Alluminio sarà quello del superamento di soglia a quota 2900, un riferimento di prezzo mancante da oltre tre anni, precisamente dal maggio 2022.
Un riferimento sicuramente “iconico”, da inserire negli annali, rendendo evidente una situazione di crescita del metallo che dura ininterrottamente dal mese di aprile.
Le Leghe, Ottone e Zama
Le leghe, per effetto della stabilità dei valori attesi al LME di Rame e Zinco non riserveranno particolari sorprese in ottica Ottone e Zama, con l’unico elemento di variabilità che potrebbe essere generato dalla determinazione del cambio tra euro e dollaro e a seconda del bilanciamento a favore di una o dell’altra valuta.
UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA

È arrivato il momento dell’alluminio? Le aspettative di deficit spingeranno i prezzi
Dopo anni all’ombra del rame, l’alluminio torna protagonista grazie alla transizione energetica e alla potenziale esplosione della domanda nei settori più innovativi dell’economia globale.
Il risveglio dei mercati delle materie prime sta riportando i metalli al centro dell’interesse finanziario. Il rame viaggia oltre i 10.000 dollari per tonnellata, mentre i metalli preziosi continuano a mettere a segno nuovi record storici.
Questo rinnovato slancio non è qualcosa di contingente ma riflette un cambio strutturale di percezione degli investitori verso i beni reali, sostenuti da un’inflazione persistente e da una domanda industriale in costante crescita.
L’alluminio esce dall’ombra del rame
Per anni, il rame ha dettato le regole nel mercato dei metalli industriali grazie al suo ruolo chiave nella rete elettrica e nelle infrastrutture rinnovabili. Tuttavia, l’alluminio sta guadagnando terreno. Leggero, resistente alla corrosione e altamente riciclabile, è diventato indispensabile in un’economia che punta su efficienza e sostenibilità.
Nonostante la grande disponibilità di bauxite, la produzione di alluminio resta un processo energivoro. I costi dell’elettricità e le restrizioni ambientali rappresentano oggi il principale freno all’espansione dell’offerta.
Ma le previsioni indicano una svolta imminente e, secondo Citi, l’attuale surplus si ridurrà fino a trasformarsi in un deficit di 1,4 milioni di tonnellate entro il 2026, destinato a protrarsi per diversi anni.
Il nodo cruciale dell’energia
L’energia è il tallone d’Achille dell’industria dell’alluminio. Secondo Alcoa, la fusione è economicamente sostenibile solo se i costi elettrici non superano i 30 dollari per megawattora, ma la concorrenza di colossi tecnologici disposti a pagare oltre 100 dollari rende questa soglia sempre più irraggiungibile.
In Cina, che produce circa due terzi dell’alluminio mondiale, il limite imposto da Pechino di 45 milioni di tonnellate annue frena ulteriori aumenti di capacità. Anche per questo, gli analisti prevedono una carenza strutturale del metallo fino al prossimo decennio.
Domanda in crescita in tutti i settori strategici
La corsa all’alluminio è alimentata da una domanda trasversale che comprende la mobilità elettrica, dove ogni auto elettrica utilizza circa 70 chilogrammi in più di alluminio rispetto a un veicolo tradizionale, migliorandone autonomia e prestazioni.
Ma ci sono anche le energie rinnovabili con l’alluminio sempre più utilizzato nei pannelli solari e nelle linee elettriche, dove sostituisce il rame grazie al minor peso e al costo inferiore.
Inoltre, nell’aerospaziale e negli imballaggi è insostituibile per la sua leggerezza e robustezza. Infine, i data center, dove la crescita dell’intelligenza artificiale e del cloud ne alimenta l’uso nelle strutture di raffreddamento e nei telai.
La spinta verso la decarbonizzazione e l’utilizzo di materiali sostenibili pone l’alluminio tra i protagonisti della prossima rivoluzione industriale. La sua versatilità, unita al valore strategico per mobilità, energia e tecnologia, lo rende uno dei metalli più promettenti del prossimo decennio.
Dopo anni di silenziosa presenza sul mercato, potrebbe essere arrivato il momento dell’alluminio.
APPROFONDIMENTO

Geopolitica e protezionismo ridisegnano il futuro del riciclo e dei rottami
Tra rivalità geopolitiche, corsa ai materiali critici e nuove politiche industriali, il settore del riciclo sarà un pilastro strategico della sostenibilità e della sicurezza economica globale.
Durante la World Recycling Convention del Bureau of International Recycling (BIR), svoltasi a Bangkok il 27 ottobre, è emersa una nuova visione sul riciclo e sui rottami.
Nei prossimi anni non sarà soltanto una questione di sostenibilità, ma soprattutto di diventare uno dei motori principali della nuova economia mondiale. A dirlo è stato Juan Verde, stratega aziendale e politico che ha collaborato con tre presidenti statunitensi, nel suo intervento inaugurale.
Secondo Verde, il mondo sta attraversando un crocevia storico in cui le vecchie regole del libero scambio non valgono più. Sta nascendo un nuovo ordine globale che ridefinirà le catene di approvvigionamento, la competizione economica e, inevitabilmente, l’intero settore del riciclo.
Geopolitica e materiali critici
Al centro di questa trasformazione c’è la rivalità tra Stati Uniti e Cina, una contesa che non riguarda più solo il commercio o la tecnologia, ma l’accesso alle risorse strategiche.
La dipendenza dell’Occidente dalla manifattura cinese ha trasformato Pechino in una superpotenza industriale e ora la corsa ai materiali critici — indispensabili per tecnologie come l’intelligenza artificiale, il 5G e la transizione verde — si fa sempre più serrata.
La risposta di Washington è una nuova forma di protezionismo, basata sul cosiddetto friend-shoring, cioè, riportare in patria o in paesi alleati le produzioni più sensibili. Questo, paradossalmente, rappresenta una grande opportunità per i riciclatori. “I governi saranno costretti a investire somme enormi per rafforzare le proprie capacità di riciclo”, ha spiegato Verde, sottolineando come la sicurezza delle risorse sia ormai una questione di sicurezza nazionale.
La sostenibilità cambia nome, ma non direzione
Nonostante i cambiamenti politici e le tensioni internazionali, l’esperto americano ha ribadito che la spinta verso la sostenibilità non si fermerà. “La sostenibilità non sta scomparendo, si sta semplicemente rinominando”, ha dichiarato. Anche con Donald Trump alla Casa Bianca, la rotta della rivoluzione verde non invertirà, al massimo rallenterà.
L’ Inflation Reduction Act dell’amministrazione Biden — che ha mobilitato centinaia di miliardi di dollari per l’economia verde — ha già gettato basi solide, difficili da smantellare. Il settore privato, infatti, vede ormai la sostenibilità come un vantaggio competitivo e una priorità di sicurezza economica.
Un settore in piena espansione
Secondo le previsioni citate da Verde, il mercato del riciclo dei minerali critici crescerà di circa il 15% all’anno fino al 2033, rappresentando il segmento più dinamico dell’intero settore. Gli investimenti globali nel riciclo e nell’economia circolare tra il 2019 e il 2024 hanno superato i 160 miliardi di dollari, con un incremento del 40% in soli cinque anni.
“Questo è un momento kairos per il settore del riciclo,” ha concluso Verde, richiamando il termine greco che indica un periodo di opportunità e cambiamento. “State costruendo un mondo non solo più sostenibile e sano, ma anche più sicuro e pacifico.”
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