Buongiorno,

condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli. 

Le fluttuazioni imprevedibili dei prezzi dei metalli al LME (London Metal Exchange) ci spingono a riscoprire e approfondire il funzionamento delle Borse merci.

La prevedibilità degli eventi non è più un esercizio di agevole gestione, gli esperti di settore e gli analisti non stanno vivendo un momento facile.

Questo perché stanno letteralmente venendo meno dei modelli di analisi e gestione delle prevedibilità degli eventi e quindi non sono supportati da fonti di episodi pregressi, vero punto di forza della tanto celebrata intelligenza artificiale.

Nella stagione del “ci devo pensare”, molto in voga negli ultimi tempi nelle stanze della Casa Bianca, ecco che tutti i modelli di possibili scenari predittivi non sono più elevabili come affidabili e quindi meglio tornare ad uno stato di reattività verso degli eventi che non devono più essere catalogati come “poco probabili”, bensì ritornare alla conoscenza approfondita delle basi tecniche di qualsiasi materia, nello stretto ambito del tema, apprendendo il funzionamento delle Borse merci.

I mercati e nello specifico quello dei metalli industriali, stanno vivendo proprio questa fase, dove alla teoria del disorientamento, occorre anteporre il pragmatismo della gestione di ogni singolo momento e trarne i relativi vantaggi.

Nel corso dell’ultima seduta settimanale al LME il listino degli “industriali” è passato da una marcata situazione di contrazione dei prezzi, a delle prefigurazioni di fasi espansive degli stessi, prevedibilmente in un lasso di tempo di giorni o settimane.

La ricomparsa in maniera evidente della “backwardation” (prezzi delle scadenze più ravvicinate superiori a quelli più avanti nelle loro esecuzioni) su alcune posizioni del listino LME, come Rame e Alluminio, mettono in evidenza quanto sottolineato in precedenza.

La debole variabilità dell’indice LMEX, cresciuto di appena mezzo punto percentuale negli ultimi otto giorni, deve comunque essere contestualizzata con la crescita, di eguale peso, della forza del dollaro rispetto all’euro, che porta quindi all’1% la rivalutazione reale degli “industriali” nel loro insieme nel corso dell’ultima settimana.

Rame di nuovo vicino ai 9700 dollari

Il nuovo avvicinamento del Rame alla linea dei 9700 USD 3mesi non dovrà accendere alcun segnale di allarme, ma il far sorgere la consapevolezza tra gli utilizzatori di questo metallo che il periodo della debolezza seriale dei riferimenti di Borsa non le apparterrà più e almeno fino alle ferie

Zinco in simbiosi con il Rame

Lo stato di simbiosi non scritta, ma effettiva tra Rame e Zinco, permetterà a quest’ultimo di beneficiare di una fase di vivacità del suo prezzo LME e questo nonostante una massa di denaro con velleità rialziste oltre una soglia complessiva che lascerebbe pensare a un’imminente inversione di tendenza.

Le Leghe, Ottone e Zama

Le leghe di Ottone e Zama, in relazione a quanto appena dettagliato per i due metalli di riferimento, non potranno che elevare i valori di mercato attualmente in essere; trattandosi per la Zama di una crescita effettiva del suo prezzo di vendita, dopo una costante caduta della quotazione dalla terza settimana di maggio, mentre per l’Ottone sarebbe più opportuno parlare di riposizionamento delle “basi”, ai livelli di inizio mese.

Fase espansiva per l’Alluminio

Il quadro d’insieme muterà e non di poco, anche per l’Alluminio, questo a significare che per il metallo si aprirà una fase espansiva della sua quotazione LME 3mesi che potrebbe avere come collocazione temporanea la prossimità dei 2700 dollari.

Il Nichel non riesce a sfruttare la fase espansiva  

Il Nichel rischia di rimanere ai margini delle aperture rialziste viste finora, anche se dovrebbe abbandonare gli eccessi di debolezza che nell’ultima ottava hanno portato il suo riferimento di Borsa con scadenza 3mesi a varcare verso il basso la soglia dei 15mila dollari.

Piombo ancora in leggera difficoltà a tornare a 2000 dollari

Il Piombo avrà notevoli difficoltà nel collocarsi ancora a ridosso dei 2mila dollari, a riprova di una ridotta concentrazione di ordini di metallo da parte del comparto industriale cinese che opera nella produzione di batterie tradizionali e di basso impatto tecnologico.

Aspettative al rialzo per lo Stagno

Le aspettative per il rinforzo della quotazione in dollari dello Stagno rimangono elevate e questa situazione potrebbe assumere livelli di maggiore intensificazione nel caso in cui ci sarà nel breve termine un innalzamento diffuso dei valori dei metalli industriali quotati al LME.

Cosa c’è dietro la crisi delle scorte LME di alluminio? Russia e Cina…

Le scorte di alluminio nei magazzini LME sono crollate ai minimi degli ultimi anni, mentre i prezzi continuano a salire. Alla base del calo, un complesso intreccio geopolitico tra Russia e Cina, che sta ridisegnando le rotte dell’alluminio globale.

Nel luglio del 2021, le scorte iniziali di alluminio nei magazzini LME superavano 1,47 milioni di tonnellate, con 897.275 tonnellate in Live Warrants (scorte disponibili) e 568.500 in Cancelled Warrants (scorte non disponibili perché prenotate per il ritiro).

A distanza di soli quattro anni, la situazione si è radicalmente trasformata: a giugno 2025 le scorte iniziali sono scese a 340.975 tonnellate, con un calo di oltre il 75%. Le Live Warrants rappresentano ora 321.800 tonnellate, mentre le Cancelled Warrants si fermano a 19.175 tonnellate. Un declino rispettivamente del 64% e del 97% rispetto al 2021.

Prezzi in rialzo e nessuna inversione all’orizzonte

Il drastico calo delle scorte non solo rappresenta un campanello d’allarme per l’offerta, ma contribuisce anche all’ascesa del prezzo di riferimento dell’alluminio. Il 23 giugno 2025, il prezzo ufficiale a tre mesi dell’alluminio LME ha toccato 2.584,50 dollari per tonnellata, con un aumento mensile del 6% rispetto ai 2.448 dollari del mese precedente. Il ribasso delle scorte da 384.575 a 340.975 tonnellate nel giro di 30 giorni evidenzia la pressione crescente sul mercato.

Una parte della spiegazione del minor calo delle Live Warrants rispetto alle Cancelled Warrants è l’aumento costante delle scorte di alluminio russo.

Da gennaio a maggio 2025, le giacenze russe presso i magazzini LME sono salite da 164.475 a 221.925 tonnellate, con una crescita del 35%. Questo boom è la diretta conseguenza dei boicottaggi imposti da Stati Uniti e Regno Unito dal 13 aprile 2024, che hanno spinto l’alluminio russo a stazionare più a lungo nei magazzini LME.

A contribuire alla volatilità c’è anche il flusso irregolare di metallo dall’India.

A fine aprile 2025, le scorte di alluminio indiano all’LME sono scese da 75.225 a 25.050 tonnellate, per poi rimbalzare a 97.950 tonnellate alla fine di maggio. Questo continuo saliscendi aggiunge ulteriore instabilità a un mercato già sotto pressione.

La Cina cambia le regole del gioco

A complicare ulteriormente lo scenario c’è la crescente connessione tra Russia e Cina. Le esportazioni russe di alluminio verso la Cina sono esplose: da 291.000 tonnellate nel 2021 a 1,13 milioni nel 2024.

Nei primi quattro mesi del 2025, le importazioni cinesi hanno già raggiunto 741.000 tonnellate, con un incremento annuo del 48% e un valore di 2,05 miliardi di dollari. Solo ad aprile 2025, Pechino ha importato alluminio russo per 612,1 milioni di dollari, quasi il doppio rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

La quota dell’alluminio russo nelle importazioni cinesi è così salita al 39,5%, rispetto al 22,7% di un anno prima. Mentre l’Occidente impone sanzioni, la Cina rafforza i legami con Mosca, spinta dalla crescente domanda interna e dal tetto produttivo nazionale di 45 milioni di tonnellate annue.

Lo Shanghai Futures Exchange (SHFE), a differenza dell’LME, non ha vietato l’alluminio russo.

Questo fa della borsa cinese il nuovo punto di riferimento per le esportazioni russe. Il mercato interno cinese, infatti, è sotto pressione: le scorte SHFE sono scese a 110.000 tonnellate, il livello più basso degli ultimi 16 mesi, nonostante gli aumenti di importazione.

La domanda, soprattutto nei settori del solare e dell’edilizia, continua a crescere e la dipendenza da alluminio estero è destinata ad aumentare.

In un contesto di scarsità globale, instabilità geopolitica e domanda crescente, la crisi delle scorte di alluminio LME è solo la punta dell’iceberg.

Con la Russia sempre più orientata verso il mercato cinese e l’Occidente ancora lontano dal trovare un’alternativa stabile, il prezzo dell’alluminio è destinato a restare elevato nel breve termine.

E il rifornimento di metallo, sempre più un affare strategico.

L’uranio potrebbe esaurirsi entro il 2080. Allarme delle agenzie internazionali

La corsa globale al nucleare, alimentata dalla transizione energetica e dalla crescita dell’intelligenza artificiale, potrebbe portare all’esaurimento delle riserve di uranio entro il 2080 se non verranno avviati nuovi investimenti in esplorazione e produzione.

L’uranio, elemento chiave per la produzione di energia nucleare, potrebbe esaurirsi entro la fine del secolo se non verranno effettuati massicci investimenti nell’esplorazione e nell’estrazione.

È questo l’allarme lanciato dalla Nuclear Energy Agency (NEA) e dall’International Atomic Energy Agency (IAEA) nel loro ultimo rapporto biennale Uranium – Resources, Production and Demand 2024 (Red Book).

Secondo il rapporto, la crescente domanda di energia nucleare, alimentata dalla necessità di ridurre l’uso di combustibili fossili e dalla fame energetica dei data center legati all’intelligenza artificiale, sta facendo schizzare verso l’alto la richiesta di uranio.

Se la tendenza attuale dovesse proseguire, le riserve note del minerale potrebbero risultare insufficienti già a partire dagli anni ’80 di questo secolo.

L’uranio c’è, ma serve investirci

Il Red Book non lascia spazio a dubbi: le risorse di uranio esistenti sono teoricamente sufficienti a sostenere uno scenario di “crescita elevata” almeno fino al 2050 e oltre.

Tuttavia, affinché queste risorse diventino effettivamente utilizzabili, sarà necessario aumentare sensibilmente gli investimenti in esplorazione geologica, nuove miniere e tecnologie di trattamento del minerale.

Uno scenario ottimistico, basato su dati e politiche disponibili a inizio 2023, prevede un aumento del 130% della capacità nucleare globale entro il 2050 rispetto ai livelli del 2022.

Ma questa stima potrebbe essere già superata dagli ultimi sviluppi: l’interesse per il nucleare è in forte ripresa, sia da parte dei governi che dei grandi gruppi privati.

L’Asia orientale guida la corsa

Tra le aree geografiche, l’Asia orientale si candida a diventare la protagonista della nuova era nucleare, con una possibile crescita della capacità nucleare fino al 220% rispetto ai 111 gigawatt registrati a fine 2022.

Nel frattempo, oltre 20 paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Corea del Sud e molti altri, hanno firmato un impegno per triplicare la capacità nucleare globale entro metà secolo, considerandola fondamentale per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica.

Il ruolo (e le incognite) dell’Iran

Tra i produttori di uranio, spicca l’Iran, che secondo il rapporto ha il potenziale per aumentare di quasi quattro volte la sua produzione, arrivando a 71 tonnellate già nel corso del 2024. Oltre all’impianto già operativo ad Ardakan, nella provincia di Yazd, sono in fase di studio nuovi progetti come quello di Narigan.

Teheran ribadisce da tempo che le sue attività di arricchimento dell’uranio sono a scopo pacifico. Tuttavia, l’Institute for Science and International Security degli Stati Uniti ha recentemente evidenziato come le riserve iraniane siano teoricamente sufficienti a supportare un programma nucleare militare, ma non adeguate ad alimentare a lungo termine i reattori civili in costruzione.

Il settore privato scommette sul nucleare

A rendere ancora più marcata la corsa all’uranio è l’ingresso deciso dei colossi del settore tecnologico. Aziende come Google, Amazon e Meta stanno investendo nel nucleare per alimentare i data center di nuova generazione, che richiedono enormi quantità di energia per supportare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale.

Secondo l’International Energy Agency, il nucleare è ufficialmente entrato in una “nuova era”: l’interesse verso questa fonte energetica non era così alto dai tempi delle crisi petrolifere degli anni ’70.

A confermarlo anche i numeri: tra il 2020 e il 2023, gli investimenti annuali nel settore nucleare sono cresciuti di quasi il 50%.

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