Buongiorno,
condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.
Quella significativa massa di denaro rimasta “dormiente” dopo la LME Week è stata finalmente allocata! Risultato? L’indice LMEX ha registrato un forte incremento del 3%
Gli effetti del LME Week si sono visti maggiormente a evento concluso e in maniera decisamente tangibile. Il riferimento allo stato delle cose va ricondotto alla significativa massa di liquidità lasciata in dote e non tradotta in aperture di posizioni in concomitanza dell’incontro annuale organizzato dal LME.
Nell’andare direttamente al punto è sufficiente analizzare l’andamento dell’indice LMEX, il cui incremento è stato di quasi il 3,2% rispetto al dato di chiusura della settimana precedente.
La prima lettura del dato porta inevitabilmente alla conclusione che a beneficiarne in termini di miglioramento dei prezzi dollari 3mesi sia stato l’intero listino, contrariamente a quello che era avvenuto la settimana precedente.
Ottima performance per il Rame
Il Rame in questo diffuso ambito di miglioramenti è stato quello in grado di accaparrarsi la quota maggiore, presentando il conto di un incremento della sua quotazione in dollari pari a 3 punti percentuali. Lo stato attuale di salute del “metallo guida” del listino LME è decisamente buono, tanto che la progressione dei miglioramenti di quotazione continuerà nel corso di questa settimana con il primo obiettivo di prossimità rappresentato dal superamento della linea degli 11mila USD 3mesi.
Zinco con andamento rialzista
La fase di incremento del valore di Borsa dello Zinco continuerà a essere attiva, ma in maniera meno evidente rispetto al passo cadenzato nella seconda parte di ottobre. La “backwardation” che ha permesso di correggere al rialzo il prezzo USD 3mesi dello Zinco è ancora molto importante in termini di valore, seppure in contrazione seduta dopo seduta.
Le prospettive settimanali per il metallo restano quelle di una conferma del suo andamento rialzista e collocabile in un posizionamento di prezzo al di sopra della soglia dei 3mila dollari 3mesi.
Le Leghe, Ottone e Zama
Le leghe di Ottone e Zama non mancheranno di tradurre i loro prezzi con degli inevitabili aumenti dei rispettivi riferimenti, visti gli indirizzi tuttora rialzisti di Rame e Zinco, ma senza mettere in secondo piano l’aspetto valutario e questo grazie a una debole ripresa dell’euro rispetto al dollaro che dovrebbe proseguire anche nel corso della settimana.
Inerzia rialzista per l’Alluminio
Lo stato di inerzia rialzista a cui sarà soggetta la quotazione USD dell’Alluminio non dovrà essere letta come l’avvio di un’ulteriore spinta al rialzo della quotazione LME. Il dato orientativo sarà comunque di tutto rispetto, essendo quota 2.870 dollari 3mesi il prezzo a cui approderà l’Alluminio nelle prime sedute dell’ottava.
Nichel al livello migliore nel mese di ottobre
Degli elementi di riflessione saranno presenti anche sul Nichel, sebbene il suo riferimento di Borsa sia al momento tra i migliori visti nel mese di ottobre, permettendogli anche di agganciare il valore medio di quotazione riferito a settembre.
Il Piombo risente positivamente del momento positivo del listino
La ricollocazione oltre quota 2mila dollari 3mesi del Piombo risulta essere più frutto dell’ottimo stato delle cose inerenti al listino LME nel suo insieme che a un’effettiva ripresa d’interesse da parte della filiera produttiva cinese che impiega questo metallo.
Per lo Stagno ritorno oltre quota 35.000
Lo Stagno ha fornito segnali a utilizzatori e Borsa che il suo attuale “stato di residenza” del prezzo dovrà ancora essere considerato oltre la soglia dei 35mila dollari 3mesi e a riprova di questo, la breve durata del posizionamento di valore al di sotto di tale riferimento, avvenuto in avvio della settimana scorsa.
UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA

Stabilimento Maaden Aluminium
Alluminio saudita all’arrembaggio: Maaden raddoppierà la produzione
Dopo aver costruito un impero che va dall’oro ai fosfati, Maaden punta ora a raddoppiare la produzione di alluminio e a triplicare l’esplorazione mineraria.
Negli ultimi anni la Saudi Arabian Mining Company (Maaden) è passata da essere un produttore locale di oro ad una potenza mineraria mondiale. Oggi la società saudita punta a una crescita senza precedenti, pronta a ridefinire il ruolo del Regno nel mercato globale delle risorse naturali.
Maaden è nata come società aurifera, ma dal 2009 ha progressivamente costruito una base industriale completa: miniere, porti, ferrovie e una solida rete logistica che collega il cuore desertico dell’Arabia Saudita ai mercati globali.
Questa infrastruttura le ha permesso di diversificare il portafoglio verso i fertilizzanti, rame, terre rare e, soprattutto, alluminio — il metallo destinato a diventare uno dei pilastri della transizione energetica mondiale.
Oggi Maaden gestisce uno dei complessi integrati di alluminio più avanzati, alimentato da energia a basso costo e da un approvvigionamento sicuro di materie prime. È proprio l’alluminio a rappresentare il tassello decisivo per la mobilità elettrica, l’aerospazio e le infrastrutture green.
Durante l’LME Week 2025, Robert Wilt, amministratore delegato di Maaden, ha dichiarato che l’obiettivo è raddoppiare la produzione entro cinque anni, una mossa che potrebbe trasformare l’Arabia Saudita in un fornitore chiave per le economie industriali che puntano alla decarbonizzazione.
L’energia come vantaggio competitivo
Uno dei punti di forza del modello Maaden resta l’energia a basso costo, un’eredità strategica che ora deve convivere con il processo di liberalizzazione dei prezzi energetici voluto da Riyadh. È un equilibrio delicato, ma il Regno sembra avere le idee chiare per sostenere la competitività industriale senza rinunciare alla modernizzazione del mercato.
L’azienda, già protagonista del più grande programma di esplorazione mineraria in un’unica giurisdizione, prevede di triplicarne la portata entro la fine dell’anno. Parallelamente, Maaden sta avviando la più ampia espansione di capitale della sua storia, con l’obiettivo di moltiplicare la produzione di oro e alluminio e di entrare nei mercati del rame e delle terre rare.
Energia e capitali non mancano. Ma ci saranno anche gli uomini?
L’automazione e la digitalizzazione saranno essenziali per mantenere alti livelli di produttività, soprattutto in un contesto in cui la forza lavoro è destinata a raddoppiare. Maaden punta su tecnologie avanzate di progettazione mineraria e intelligenza artificiale per ottimizzare processi e ridurre l’impatto ambientale.
Tuttavia, il vero problema sarà quello di attrarre e formare talenti in un paese dove le nuove generazioni guardano con crescente interesse a settori come il turismo e l’intrattenimento.
Con un mix di oro, fosfati e alluminio, Maaden si presenta come un attore capace di resistere alle turbolenze globali. L’oro resta una garanzia nei momenti di incertezza, mentre i fertilizzanti sono trainati dalla domanda alimentare globale.
Ma è l’alluminio — insieme ai futuri investimenti in rame e terre rare — a posizionare la società al centro delle catene di fornitura dell’energia pulita e dell’intelligenza artificiale.
Maaden sembra destinata a diventare uno dei protagonisti della nuova economia dei metalli. E l’alluminio sarà il metallo che ne definirà il futuro.
APPROFONDIMENTO

Rottame di rame
Il nuovo ordine globale dei rottami di rame. Quali saranno le future rotte commerciali?
Un’analisi approfondita sul commercio globale di rottami di rame nel 2025. Dove si stanno spostando i flussi del riciclo di metallo rosso? Quali sono i driver che li stanno indirizzando?
Il commercio mondiale dei rottami di rame sta attraversando una fase di profonda ristrutturazione.
Dopo oltre un decennio di dipendenza dalla Cina, il modello di flussi basato su “esportazione di materie prime – fusione cinese – riesportazione del prodotto” si sta dissolvendo.
Il punto di svolta è arrivato nel 2018, quando Pechino ha vietato l’importazione di rifiuti solidi, costringendo l’intera catena di approvvigionamento a cercare nuovi equilibri.
Da allora, ingenti quantità di rottami di rame hanno trovato la via del Sud-Est asiatico, dove Malesia, Vietnam e Thailandia sono diventati i principali centri di transito e lavorazione.
Entro il 2024, gli scambi globali di rottami di rame hanno raggiunto circa 6 milioni di tonnellate. Nonostante la Cina resti il principale importatore, con circa il 40% delle importazioni mondiali, la rete commerciale si è frammentata e diversificata.
Unione Europea e Stati Uniti, principali esportatori, hanno ridistribuito le proprie destinazioni, contribuendo a una riorganizzazione regionale che segna la fine del predominio cinese e l’inizio di un commercio più complesso e multipolare.
La svolta normativa della Cina
Per anni la Cina è stata il cuore pulsante del commercio mondiale di rottami di rame. Accoglieva milioni di tonnellate di materiali usati — cavi, motori, componenti elettronici — classificati come risorse riciclabili. Questo sistema garantiva un approvvigionamento costante di materie prime e un notevole vantaggio industriale, ma generava anche gravi problemi ambientali.
Il 2018 ha segnato una svolta storica. Pechino ha bandito l’importazione di 24 categorie di rifiuti solidi, estendendo poi il divieto a tutte le forme di rifiuti entro il 2021. Tuttavia, i rottami di rame di alta qualità sono stati riclassificati come materie prime riciclabili in base allo standard nazionale GB/T 38471-2019.
Il sistema di controllo è diventato più selettivo, privilegiando la qualità alla quantità.
L’impatto è stato immediato e le importazioni cinesi di rottami di rame sono crollate del 73% tra il 2017 e il 2020, per poi risalire parzialmente a 2,25 milioni di tonnellate nel 2024. La politica di Pechino, focalizzata su purezza e tracciabilità, ha innescato la prima ondata di ristrutturazione globale del mercato.
Il Sud-Est asiatico, da rifugio temporaneo a regione regolamentata
Con il blocco cinese, il Sud-Est asiatico è diventato la valvola di sfogo del commercio internazionale di rottami di rame. La Malesia, in particolare, ha visto le proprie importazioni passare da appena 17.000 tonnellate nel 2017 a un picco di 570.000 nel 2019. Tuttavia, la rapida crescita ha comportato problemi di inquinamento e flussi illegali, spingendo i governi regionali a inasprire le regole.
Nel 2021 la Malesia ha introdotto il sistema di certificazione SIRIM, imponendo un contenuto minimo di rame del 94,75% e controlli più rigorosi. Il Vietnam ha varato una legge ambientale basata su quote e standard di purezza più severi, mentre la Thailandia ha vietato le importazioni di rottami misti nel 2023.
Il risultato è stato un brusco ridimensionamento, tanto che le importazioni malesi sono diminuite del 49% nel 2022 e solo parzialmente risalite nel 2024. Di fronte a tali restrizioni, molti operatori hanno spostato le loro attività verso India e Medio Oriente, aprendo la strada a una nuova fase del commercio globale.
L’Occidente e il ritorno del riciclo interno
Parallelamente, l’Europa e gli Stati Uniti hanno iniziato a rafforzare i controlli sulle esportazioni e a promuovere il riciclo domestico. L’Unione Europea, con il Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alla Frontiera (CBAM), mira a trattenere i materiali riciclabili nel proprio territorio e a evitare la delocalizzazione dell’inquinamento.
Negli Stati Uniti, l’Institute of Scrap Recycling Industries (ISRI) lavora per standardizzare il commercio e incentivare la lavorazione interna attraverso agevolazioni fiscali e sostegni legislativi.
Il nuovo paradigma commerciale si basa su standard elevati e vincoli ambientali, riducendo l’efficienza logistica ma favorendo una transizione verso un mercato più trasparente e sostenibile.
La nascita di nuovi hub globali
Negli ultimi anni il mercato dei rottami di rame si è spostato dal Sud-Est asiatico verso una distribuzione più ampia e complessa. Dopo la prima fase (2018-2020), dominata dai centri di transito in Malesia e Vietnam, è iniziata una seconda fase (2021-2024) caratterizzata da flussi più diversificati.
India ed Emirati Arabi Uniti sono emersi come nuovi poli di lavorazione. La prima grazie ad una robusta base industriale e crescente domanda interna, i secondi grazie a politiche portuali flessibili e zone franche attrattive. Anche Turchia, Arabia Saudita e Corea del Sud stanno ampliando la loro capacità di riciclo, creando un mosaico di nuovi centri produttivi.
Dal 2025 in poi, il commercio di rottami di rame entrerà in un’era multipolare. L’India, ad esempio, ha aumentato le proprie importazioni da 175.000 tonnellate nel 2015 a 330.000 nel 2024, segno di una trasformazione strutturale destinata a durare.
Geopolitica, conformità e nuovi costi
Oggi, il commercio dei rottami di rame è dominato da politica e regolamentazione più che da prezzi. Le tensioni tra Stati Uniti e Cina hanno frammentato le rotte commerciali, con flussi dirottati attraverso paesi intermedi per evitare tariffe e controlli. Tuttavia, le verifiche doganali e le regole di origine stanno rendendo sempre più difficile questo commercio tortuoso.
L’introduzione del CBAM europeo ha aggiunto un ulteriore livello di complessità e per mantenere l’accesso ai mercati UE, le fonderie asiatiche devono dimostrare basse emissioni e tracciabilità. Questa pressione normativa sta accelerando la modernizzazione industriale, ma anche innalzando i costi di conformità.
Entro il 2030, secondo le stime di Shanghai Metal Market, i costi del commercio transfrontaliero di rottami di rame cresceranno del 15%, mentre i margini si sposteranno dai trader tradizionali alle imprese integrate di fusione e riciclo.
Da rifiuto a risorsa strategica
Il rame, un tempo trattato come semplice rifiuto riciclabile, è ormai una risorsa strategica al centro della transizione energetica globale. La spinta verso economie circolari e autosufficienza nelle materie prime sta trasformando i rottami di rame in un asset industriale di primaria importanza.
Il valore dei rottami di rame non risiede più soltanto nella sua purezza metallurgica, ma nella capacità di essere tracciato, certificato e prodotto con basse emissioni di carbonio. Chi saprà adeguarsi rapidamente a questi standard, costruendo filiere trasparenti e sostenibili, dominerà il nuovo ciclo globale del rame.
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