Buongiorno,

Condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

La seppur moderata ripresa del dollaro rispetto all’Euro, oltre ad una crescita diffusa dei prezzi degli “industriali” al LME, sta portando gli utilizzatori dell’Eurozona nella situazione di gestire una serie di aumenti inaspettati.

Le differenti vedute in ambito di politica monetaria tra la Federal Reserve e la Casa Bianca hanno avuto come conseguenza quasi immediata una posizione di rinforzo della valuta statunitense che nel dettaglio di cambio con l’euro l’ha vista prevalere dello 0,8% su base settimanale.

L’effetto di questa moderata rivalutazione del “biglietto verde” non ha portato a variazioni significative nelle definizioni dei prezzi dollari 3mesi dei metalli industriali quotati al LME, sebbene abbia immediatamente reso più onerosi i loro acquisti per gli utilizzatori dell’Eurozona.

Il costante posizionamento in “backwardation” (valore USD 3mesi inferiore al riferimento settlement) messo in evidenza dal Rame nel corso di tutta l’ottava di Borsa e una caratterizzazione positiva in termini di valore dollari 3mesi dell’Alluminio, hanno contribuito alla crescita dell’indice LMEX di un punto percentuale su base settimanale.

Rame rialzista fa crescere rottami e leghe di riferimento

Nel dettaglio e come accennato poc’anzi, il Rame ha presentato un profilo rialzista della quotazione USD 3mesi negli ultimi otto giorni che, pur non andando oltre l’1% nella valorizzazione del suo riferimento principale, presenta una situazione di “backwardation” di circa 50 dollari per tonnellata sul valore settlement, condizionando in crescita le dinamiche di fissazione prezzi delle leghe e dei rottami.

Le aspettative nell’immediato per quanto riguarda il Rame saranno ancora quelle di un movimento verso l’alto del suo riferimento 3mesi e con un deciso avvicinamento alla linea dei 9500 dollari.

Repentino arresto del momento di crescita per lo Zinco?

Il momento di crescita dello Zinco potrebbe subire un repentino arresto e che andrebbe ad interrompere una serie interessante intrapresa dal metallo dall’inizio di questo mese. Il fenomeno dell’inerzia rialzista del prezzo potrebbe spingere lo Zinco anche in prossimità dei 2700 dollari 3mesi, ma non occorrerà preoccuparsi di agire in maniera difensiva su questa improvvisa impennata del suo prezzo di Borsa.

Le Leghe, Ottone e Zama

I produttori di leghe a base Rame e Zinco non tarderanno comunque a trasferire queste, seppur provvisorie, istanze di aumenti dei due metalli di riferimento sui prezzi puntuali di mercato, in particolare per Ottone e Zama.

Alluminio in crescita ma non ancora in modo dirompente

L’Alluminio, pur in crescita e con l’obiettivo di consolidare la sua collocazione di prezzo oltre la linea dei 2400 dollari 3mesi, non presenterà elementi di portata significativa tali da collocare il prezzo LME oltre le gamme di valori viste negli ultimi otto giorni.

In guardia i consumatori per le quotazioni del Nichel

La guardia dovrà essere tenuta alta nei confronti del Nichel e il mantenimento di questo atteggiamento, tra il preventivo e il difensivo, necessiterà tra quegli utilizzatori che hanno mancato o non hanno creduto alle progressioni di rialzo che il metallo ha iniziato a mettere in mostra alle fine di aprile, anche se molto dipenderà dallo stato complessivo di salute del listino LME.

Dubbi sulla tenuta dell’improvvisa ripresa delle quotazioni del Piombo

Le aspettative di ripresa della quotazione di Borsa del Piombo si potrebbero infrangere a breve, dubbiosa la sua improvvisa crescita e che comunque andrà a lambire i 2mila dollari 3mesi, sarà determinata principalmente dall’eccesso di denaro presente sulle posizioni aperte con connotazioni “lunghe”.

Azione di consolidamento dei valori per lo Stagno

L’azione di consolidamento della fase di crescita dello Stagno risulterà attiva ancora nel corso delle prossime sedute LME; pertanto, sarà difficile l’eventualità di uno storno rilevante del suo valore in dollari con una direzionalità ribassista.

Rame e alluminio festeggiano la tregua-dazi tra USA e Cina

I metalli industriali hanno tirato un sospiro di sollievo dopo che Stati Uniti e Cina hanno concordato di ridurre temporaneamente i dazi sulle rispettive importazioni.

Il clima sui mercati dei metalli è tornato a farsi più disteso, ma le ombre del protezionismo non si sono di certo dissolte.

Dopo l’annuncio congiunto di Stati Uniti e Cina sulla riduzione temporanea dei dazi commerciali, i mercati delle materie prime hanno reagito con entusiasmo.

Il rame ha guadagnato circa l’1% e l’alluminio è salito di quasi il 3%, mentre l’oro ha perso oltre il 2%, segnale classico di un ritorno dell’appetito per il rischio.

Una tregua temporanea dai contorni incerti

Gli Stati Uniti hanno ridotto i dazi sulla maggior parte delle importazioni cinesi dal 145% al 30%, mentre la Cina ha abbassato i propri dazi sui prodotti americani dal 125% al 10%.

Una tregua di 90 giorni, che rappresenta la più importante distensione nei rapporti tra le due superpotenze da mesi a questa parte. Né Washington né Pechino sembrano volere il “decoupling” delle rispettive economie.

Nonostante l’intesa rappresenti una significativa de-escalation rispetto alla spirale protezionistica degli ultimi mesi, i mercati restano prudenti. L’accordo ha riportato i dazi ai livelli precedenti al cosiddetto “Giorno della Liberazione” commerciale, sorprendendo positivamente gli analisti, ma restano forti interrogativi su quale sarà il punto d’arrivo della negoziazione.

Mercati dei metalli industriali: volatilità ancora alta

Da quando l’amministrazione Trump ha fatto il suo ingresso alla Casa Bianca, il mercato dei metalli è diventato terreno fertile per l’incertezza. I prezzi di rame e altri metalli industriali sono stati condizionati dalle dichiarazioni presidenziali e dai timori legati ai dazi.

I dazi hanno avuto un effetto ribassista, soprattutto in un contesto di crescita economica rallentata e inflazione elevata.

Lo scorso aprile, il rame ha registrato la sua peggior performance dal 2022, complice la contrazione dell’economia statunitense nel primo trimestre e il rallentamento della produzione industriale cinese, scesa ai minimi da dicembre 2023.

Nonostante l’euforia iniziale, gli analisti invitano alla cautela.

La trattativa tra USA e Cina è solo all’inizio e l’incertezza resta elevata. I dazi, seppur ridotti, restano alti e potrebbero comunque frenare la crescita del commercio globale, con effetti negativi sulla domanda di materie prime.

Un altro fattore da monitorare è il dollaro, che sta mostrando segnali di rafforzamento. Se il biglietto verde dovesse continuare a salire, potrebbe esercitare una pressione al ribasso sui prezzi dei metalli, già volatili.

In sintesi, la distensione commerciale è un segnale incoraggiante, ma il cammino verso la normalizzazione è ancora lungo e irto di ostacoli.

Alluminio, la corsa globale verso un metallo verde

La domanda di alluminio cresce senza sosta a livello globale: il metallo leggero si impone come protagonista nella transizione ecologica.

La crescente attenzione alla sostenibilità e alla riduzione delle emissioni di gas serra ha acceso i riflettori su un materiale tanto comune quanto strategico: l’alluminio.

La spinta globale verso prodotti riciclabili, durevoli e rispettosi dell’ambiente ha trasformato questo metallo in un elemento cruciale in numerosi settori industriali, in particolare quelli legati alla transizione energetica.

Dalle energie rinnovabili ai veicoli elettrici, l’alluminio è sempre più richiesto per le sue proprietà di leggerezza, resistenza e capacità di essere riciclato senza perdere qualità.

La produzione globale di alluminio a basse emissioni di carbonio ha raggiunto le 55,2 milioni di tonnellate nel 2024, segno evidente di un’accelerazione verso un’economia decarbonizzata.

In questo contesto, la Cina ha fissato un tetto alla produzione di alluminio pari a 45 milioni di tonnellate, nell’ambito di una strategia di contenimento delle emissioni legate alla produzione industriale.

Energia pulita, metallo leggero

Uno dei settori trainanti della domanda di alluminio è quello delle energie rinnovabili. Le caratteristiche tecniche del metallo, come la resistenza alla corrosione, la leggerezza e la durabilità, lo rendono perfetto per la realizzazione di turbine eoliche e pannelli solari.

Secondo uno studio della Banca Mondiale, l’alluminio è il metallo più utilizzato nel fotovoltaico, rappresentando oltre l’85% del materiale impiegato nei telai e nei supporti dei pannelli solari.

In particolare, gli estrusi in alluminio sono richiesti per la costruzione dei telai dei pannelli, contribuendo a migliorarne l’efficienza e la resistenza. Le sue proprietà riflettenti, inoltre, aumentano la capacità dei pannelli di catturare l’energia solare, rafforzando ulteriormente la domanda globale di questo metallo.

L’impennata dei veicoli elettrici

Il settore dei veicoli elettrici è un altro motore della crescita della domanda di alluminio. Secondo le previsioni, entro il 2040 la transizione energetica porterà a un aumento del 37% nel consumo di alluminio, con un impatto significativo derivante proprio dall’industria automobilistica.

L’elettrificazione dei trasporti e lo sviluppo di nuove infrastrutture energetiche stanno spingendo il settore della trasmissione e distribuzione, con conseguente aumento della richiesta di materiali leggeri e performanti.

Nel dettaglio, il tasso di sostituzione dell’alluminio nei sistemi infrastrutturali è impressionante: 70% per le linee ad alta tensione, 60% nei cavi sotterranei, 55% nei cavi sottomarini e 65% nelle micro-reti. Una tendenza destinata a rafforzarsi con la diffusione globale dell’elettrificazione.

Tassare il carbonio per ridurre le emissioni

L’Unione Europea, attraverso il Meccanismo di Adeguamento alle Frontiere del Carbonio (CBAM), ha introdotto nuove misure per limitare le “fughe di carbonio”, cioè lo spostamento delle produzioni in paesi con normative ambientali meno severe.

Il sistema CBAM impone un prezzo sulle emissioni di CO₂ incorporate nei prodotti importati, stimolando i produttori a utilizzare tecnologie a basse emissioni e fonti di energia rinnovabili.

Sebbene la tassazione rappresenti uno degli strumenti principali, il successo del CBAM dipende anche dall’adozione diffusa di soluzioni tecnologiche pulite e dall’accesso a energia verde.

Riciclo e alluminio secondario: una risorsa strategica

Un’altra leva fondamentale per ridurre le emissioni è rappresentata dal riciclo. Attualmente, circa il 42% dell’alluminio utilizzato proviene da rottami riciclati, una percentuale destinata a salire nei prossimi anni.

L’alluminio secondario, infatti, richiede molta meno energia per essere prodotto rispetto a quello primario, riducendo drasticamente l’impronta di carbonio.

L’impiego crescente di rottami post-consumo contribuisce al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità dell’industria, diminuendo l’impatto ambientale complessivo e rendendo l’alluminio una vera e propria “risorsa circolare”.

Innovazione tecnologica per una produzione pulita

La decarbonizzazione della filiera dell’alluminio passa anche attraverso l’innovazione tecnologica. Le nuove tecnologie come le caldaie elettriche, gli anodi inerti e la calcinazione a idrogeno mostrano un potenziale significativo nella riduzione delle emissioni di gas serra.

Tuttavia, l’adozione di queste soluzioni richiede investimenti considerevoli e una transizione non priva di ostacoli.

Un punto critico è rappresentato dalle emissioni indirette, generate principalmente dal consumo di energia fossile. La soluzione? Affidarsi a fonti rinnovabili, come l’energia eolica e solare, per alimentare le fonderie.

L’alluminio si sta trasformando da semplice metallo industriale a perno della transizione ecologica globale. Con l’aumento della domanda e la pressione a ridurre le emissioni, la sfida è chiara: produrre di più, in modo più pulito.

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