Buongiorno,

la settimana di Borsa inizia con un giorno di ritardo e quella precedente si è chiusa con uno di anticipo per via delle vacanze di Pasqua. Un’evidenza consueta per il calendario LME, ma che ha sempre comportato dei cambi di cadenza significativi sui prezzi degli “industriali”.

Le avvisaglie non sembrerebbero essere tanto differenti nella circostanza attuale, con il finale di seduta di giovedì 6 aprile in netta controtendenza rispetto a quello che si era visto nel corso della stessa giornata. Il dato dell’indice LMEX potrebbe quindi risultare fuorviante nella sua indicazione, ritornato sotto la soglia dei 4mila punti e una riduzione rispetto al rilevamento settimanale precedente di 3 punti percentuali.

L’evidenza statistica del valore di sintesi della Borsa LME lascia quindi intendere che tutti i metalli del listino si stiano trovando nei rispettivi minimi relativi. Una possibile direzionalità di crescita diffusa per il sodalizio londinese e che potrebbe quindi segnare un importante punto di svolta, in ottica di breve periodo, per tutti gli utilizzatori.

Il Rame guiderà la ripresa dei prezzi?

Il Rame guiderà questa fase di ripresa generalizzata delle tendenze di tutti i metalli, con una sua significativa vitalità fatta di elementi distintivi sull’avvio di una fase rialzista, che vedrà il “metallo rosso” mutare il suo scenario complessivo di indirizzo da moderatamente ribassista a rialzista o perlomeno ritornare saldamente agganciato alla linea dei 9mila USD 3mesi.

Lo Zinco termina la frenata

La quota di denaro “lungo” che nel corso dell’ultima ottava di Borsa risultava un elemento determinante per la frenata del prezzo dello Zinco, troverà un momento di assestamento determinante. La sintesi di questa affermazione sarà quella di un valore LME 3mesi dello Zinco a rappresentare un minimo relativo importante e dalla difficile replicabilità in tempi brevi.

Ottone e Zama

Gli utilizzatori delle leghe di Ottone e Zama avranno quindi in questa settimana degli elementi sufficienti per pianificare preventivamente delle programmazioni di acquisti dai risvolti significativi in termini evolutivi dei prezzi in ottica di futuro immediato.

L’Alluminio tornerà verso massimi importanti

L’Alluminio, in questo contesto di prezzi dal diffuso potenziale di crescita, non sarà secondo a nessuno. La flessione dei giorni scorsi della quotazione LME risulterà quindi un trampolino di lancio importante, che non proietterà l’Alluminio verso dei massimi importanti, ma sicuramente indirizzato a riagganciare la linea media dei prezzi vista nel corso delle due settimane a cavallo tra fine marzo e inizio aprile.

Nichel in equilibrio tra domanda e offerta

Uno degli aspetti più “virtuosi” che negli ultimi tempi ha fatto vedere il Nichel è quello di essersi collocato in un contesto di estremo equilibrio in funzione delle dinamiche di Borsa. L’attuale prezzo del metallo è il risultato di uno stabile punto di concordia tra le parti e questo equilibrio non potrà che portare benefici a tutto il movimento degli “industriali”. La possibile crescita diffusa dei prezzi LME non escluderà sicuramente il Nichel da un coinvolgimento in tale direzione.

Piombo dalle forti connotazioni di stabilità

Il Piombo ha dato prova negli ultimi tempi di essere un metallo dalle forti connotazioni di stabilità e quindi non soggetto a condizionamenti esterni sulla variabilità eccessiva del suo riferimento LME 3mesi. La sua condotta di Borsa verrà confermata anche nel corso di questa settimana, beneficiando inevitabilmente delle diffuse aspettative in termini di ripresa delle quotazioni dell’intero listino.

Riposizionamento verso il basso per lo Stagno

La recente flessione del prezzo dello Stagno ha permesso di testare le effettive aspettative che il mercato ha su questo metallo. Il riposizionamento verso il basso registrato dallo Stagno non è stato comunque generato da un eccesso di denaro “lungo” e questo elemento non deve essere messo in secondo piano da coloro che sulla scorta dell’importante crescita avvenuta nel mese di marzo, avessero ritenuto l’incremento del prezzo come un avvenimento occasionale.

UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA

ALBA – Aluminium Bahrain

ALBA: una grande fonderia di alluminio in un piccolo stato (Bahrain)

ALBA, con 1.600.111 tonnellate prodotte nel 2022, si conferma come la più grande fonderia di alluminio al mondo al di fuori della Cina.

Non esistono molte fonderie di alluminio con una capacità produttiva di milioni di tonnellate all’anno, soprattutto al di fuori della Cina. Una di queste, la più grande del mondo all’esterno dei confini cinesi secondo Wood Mackenzie, si trova in Bahrain, un piccolo stato arabo costituito da 33 isole vicino alle coste occidentali del Golfo Persico.

Un caso di successo di diversificazione economica

Con una produzione di 1.600.111 tonnellate nel 2022, Aluminium Bahrain BSC (ALBA) ha superato il suo obiettivo di produzione annuale per il quinto anno consecutivo. Tra i principali prodotti ci sono pani primari, slabs, leghe da fonderia, billette da estrusione, sows, t-bars e alluminio liquido.

Costituita ufficialmente nel 1968 e operante dal 1971, ALBA è stato il primo passo della strategia del Bahrein di diversificare la sua economia e ridurre la sua dipendenza dal petrolio.

È certamente un caso interessante e di successo di diversificazione economica. Infatti, ALBA e il fiorente settore dell’alluminio a valle della fonderia rappresenta circa il 12% del PIL del Bahrein. Essendo una delle più grandi aziende del paese, ha creato l’85% dell’occupazione dei cittadini del Bahrein (2022), oltre che il miglioramento delle loro capacità attraverso iniziative di istruzione, formazione e sviluppo in ogni fase della loro carriera.

Non solo la fonderia, ma anche un’oasi da 13 ettari

Esemplare anche il motto di questa azienda, “Sicurezza prima di tutto, sicurezza sempre“, che ha garantito fino ad oggi ai suoi lavoratori standard di sicurezza elevati e un generale benessere (sono stati superati i 30 milioni di ore di lavoro senza infortuni).

Infine, una curiosità circa il moderno e gigantesco impianto di ALBA. Oltre a sei linee di riduzione, quattro fonderie, quattro impianti di carbone, un calcinatore di coke di petrolio e un impianto di desalinizzazione dell’acqua di mare, 12 impianti di trattamento dei fumi, un terminale marittimo e tre centrali elettriche, è stata creata un’oasi di 13 ettari, con oltre 15.000 alberi e un lago artificiale.

I paesi che acquistano più combustibili fossili dalla Russia

A più di un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, le esportazioni russe di combustibili fossili continuano a fluire verso molti paesi del mondo (Italia compresa).

Secondo le ultime stime del Center for Research on Energy and Clean Air (CREA), dall’inizio della guerra in Ucraina iniziata circa un anno fa, la Russia ha guadagnato più di 315 miliardi di dollari di entrate dalle esportazioni di combustibili fossili in tutto il mondo, di cui quasi la metà (149 miliardi di dollari) grazie a paesi dell’Unione Europea (UE).

Naturalmente, quello che sorprende è trovare nella classifica tanti paesi europei che hanno fatto della retorica delle sanzioni contro la Russia un baluardo politico da sbandierare con grande orgoglio. Meno sorprendente invece che sia la Cina il principale acquirente di combustibili fossili russi. Pechino ha importato soprattutto petrolio greggio, che ha costituito oltre l’80% delle sue importazioni per un totale di oltre 55 miliardi di dollari dal 24 febbraio 2022.

I grandi compratori europei? Germania, Olanda e Italia

La più grande economia della UE, la Germania, è il secondo più grande importatore di combustibili fossili russi, in gran parte per le importazioni di gas naturale che hanno rappresentato un valore di oltre 12 miliardi di dollari su un totale di 26,1 miliardi.

Anche l’Italia ha fatto la sua parte, risultando il sesto maggior importatore di combustibili fossili dalla Russia, con un totale di 14,8 miliardi di dollari. Di questi, 8,7 miliardi di dollari sono stati di petrolio greggio, 5,6 miliardi di gas naturale e 0,4 miliardi di carbone.

Ma vediamo il quadro completo dei primi 12 paesi importatori di combustibili fossili dalla Russia in termini di valore, dal 24 febbraio 2022 al 26 febbraio 2023.

I primi 12 paesi importatori di combustibili fossili russi

APPROFONDIMENTO

Il magnesio, ovvero il metallo della smaterializzazione

Da cento anni conosciamo gli enormi vantaggi del magnesio rispetto a metalli come l’alluminio e l’acciaio, sia in termini di prestazioni che in termini di impatto ambientale.

Che il magnesio si possa produrre dall’acqua di mare è una cosa nota da tempo. Basta pensare che nel 1944, Willard Dow diceva: “C’è qualcosa di epico nel prendere un mestolo di metallo scintillante da un’onda oceanica. Nemmeno i vecchi alchimisti, nelle loro fantasie più sfrenate, sono mai arrivati ​​a sperare tanto“.

E Willard Dow non era proprio uno qualsiasi, dal momento che era il Presidente e il proprietario della Dow Chemical Company, una delle più importanti multinazionali della chimica. In soli 8 mesi costruì l’impianto di magnesio di Freeport (Stati Uniti) che, il 21 gennaio 1941, produsse il suo primo lingotto di magnesio estratto dall’acqua di mare. Quest’uomo era affascinato dalla tecnologia che aveva creato e credeva fermamente che il magnesio dell’acqua di mare fosse un passo avanti nella civiltà umana.

Perché il magnesio non ha avuto successo?

Tuttavia, nonostante il successo della produzione di metallo dall’acqua di mare, l’uso del magnesio non si è sviluppato su scala globale, come invece è accaduto all’acciaio e all’alluminio. La cosa è abbastanza sorprendente se si considerano i molti vantaggi del magnesio: le leghe di magnesio più comuni, sono un terzo più leggere dell’alluminio e da tre a quattro volte più leggere dell’acciaio. Il magnesio è facile ed economico da pressofondere, prestandosi bene alla produzione di massa e rendendolo un materiale molto più scalabile rispetto, per esempio, ai compositi in fibra di carbonio. Inoltre, è l’unico materiale strutturale che può essere ricavato dall’acqua di mare.

Che cosa è mancato a questo metallo per avere successo? Per quanto possa sembrare semplicistico, il motivo è che non è riuscito a raccontare la propria storia o, almeno, a raccontarla abbastanza bene da convincere i potenziali clienti ad abbandonare l’alluminio e l’acciaio. Il marketing è stato il grande assente nel settore del magnesio e, nel ventesimo secolo, pochi hanno capito l’opportunità di produrre metallo senza estrarre minerale dal terreno.

Tecnologie verso la dematerializzazione

Ma, nel nostro secolo, le cose potrebbero mettersi diversamente. La riduzione dell’impatto ambientale e sociale della civiltà e la decarbonizzazione per mitigare il cambiamento climatico sono sempre di più una priorità. Le estrazioni minerarie, soprattutto se su larga scala per soddisfare un mondo affamato di metalli, sono potenzialmente un danno per l’ambiente e possono arrivare a distruggere interi ecosistemi.

Inoltre, l’innovazione tecnologica vorrebbe andare verso la dematerializzazione, cioè verso la creazione di valore per i clienti, aumentando la qualità del prodotto o diminuendo la quantità di risorse necessarie per realizzarlo. Gli smartphones (per smaterializzare le informazioni), l’energia solare e le batterie sono un esempio di questa tendenza, alla luce della quale la visione di Willard Dow per il magnesio appare profetica.

Il magnesio metallico ottenuto dall’acqua di mare senza ricorrere all’estrazione mineraria, utilizzando una tecnologia elettrochimica, è l’unico modo per smaterializzare il metallo primario. Senza dimenticare che la leggerezza del magnesio gli consente di eliminare fino al 75% del peso da alcune parti metalliche utilizzate nei veicoli. In pratica, fornisce una smaterializzazione che consente ai consumatori di spostarsi più lontano utilizzando la stessa quantità di energia. Nell’era dei veicoli elettrici, l’uso del magnesio anziché dell’alluminio e dell’acciaio consentirà alle case automobilistiche di utilizzare meno batterie in ogni auto per fornire ai consumatori la stessa autonomia.

L’estrazione più pulita del mondo

Inoltre, la produzione di magnesio primario ha tutto il potenziale per essere una delle metallurgie estrattive più pulite al mondo, senza contare il fatto che ci sono ancora più vantaggi nel fine-vita del metallo. Infatti, il magnesio si trasforma in idrossido di magnesio quando si corrode e alla fine ritorna nell’oceano come bicarbonato solubile. Quando finisce in questa forma, è in grado di sequestrare automaticamente l’anidride carbonica. Può quindi essere prodotto dall’acqua di mare senza emettere anidride carbonica nell’atmosfera. Questo rende il magnesio l’unico metallo strutturale intrinsecamente circolare.

Sono passati quasi cento anni da quando Willard Dow ebbe questa visione, ma potrebbe essere arrivato il momento buono per un una svolta tecnologica con un impatto enorme sulla nostra civiltà: il rilancio del magnesio metallico a basse emissioni di carbonio senza estrazione mineraria.

LINK UTILI

METALLI RARI: https://www.metallirari.com/alba-grande-fonderia-alluminio-piccolo-stato-bahrain/

METALLI RARI: https://www.metallirari.com/paesi-acquistano-piu-combustibili-fossili-russia/

METALLI RARI: https://www.metallirari.com/magnesio-metallo-smaterializzazione/

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METALWEEK : https://www.metalweek.it//filemanager/mw/MWBASE230411.html

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