Buongiorno,

la fase di aumenti diffusi per le quotazioni dei metalli “industriali” potrebbe giungere a termine in tempi molto ristretti. La speculazione finanziaria non è interessata a lunghe permanenze in Borsa a causa dell’elevato costo degli interessi sugli impieghi di capitale.

La mancanza di punti di riferimento attendibili e certi, rappresenta il principale fattore di criticità della fase interpretativa dell’attuale situazione di mercato riferita alla Borsa LME.

I prezzi degli “industriali” stanno conoscendo una nuova importante evoluzione rialzista, a meno di un mese dalla precedente, il cui effetto fu un repentino ridimensionamento, che portò il listino LME a cedere circa il 5% dal punto di massimo relativo. La situazione attuale è la medesima, con tutti i metalli, Stagno a parte, ad evidenziare degli accumuli di denaro “lungo” decisamente insostenibili, anticamera di importanti rovesciamenti di indirizzo sul fronte prezzi LME 3mesi.

A chi sostiene che dietro questi fenomeni di esplosione dei prezzi c’è la mano del comparto speculativo-finanziario occorre fare un’operazione di de-contestualizzazione.

Infatti, è doveroso prendere atto della presenza di operatori di questo settore che però svolgono interventi con la modalità del “mordi e fuggi”.

Il solo costo del denaro, per mantenere aperta una posizione in Borsa oltre la giornata di esecuzione, il cosiddetto “overnight”, ammonta ad oggi al 4.2% su base annua, valore che peraltro deve essere calcolato sull’ammontare totale del lotto LME, ad esempio una posizione di Rame LME costa, in termini di finanziamento, circa 25 dollari al giorno.

È quindi fondamentale per gli utilizzatori conoscere quelli che saranno i limiti massimi di questa nuova fase espansiva dei prezzi LME 3mesi e soprattutto per singolo metallo, più che in termini generali, con l’indice LMEX settimanale che ha riportato il 6.8% di incremento.

Il Rame continua sulle montagne russe

Il Rame presenta uno degli accumuli di denaro più consistenti e questo elemento non è certo un dato da sottovalutare. Il metallo sarà in grado di espandere il suo raggio di azione in ambito prezzo LME 3mesi fino a lambire gli 8.600 dollari, per poi prendere la china ribassista.

Zinco, spinta rialzista

La situazione dello Zinco è diametralmente opposta, nonostante l’accumulo di denaro abbia raggiunto un livello di rilievo. La spinta rialzista è ancora in piena evoluzione, con spazi di manovra ancora ampi e destinato a ritoccare i massimi relativi più recenti. Le leghe a base di Rame e Zinco sono quindi estremamente sotto tensione dal punto di vista prezzi, per Ottone e Zama si prospetta una settimana non facile, dove se possibile, risulta opportuno attendere tempi migliori per gli acquisti.

Alluminio, fine fase rialzista?

L’Alluminio rientra tra i metalli che presenteranno, nelle prossime sedute, dei margini di azione contenuti in ambito espansivo, nonostante la possibilità di raggiungere dei momentanei livelli di massimo relativo che non dovranno essere confusi come momenti di avvio di una nuova fase rialzista di ampio respiro.

Nichel, sempre sotto osservazione

Nell’ambito di una diffusa tensione dei prezzi del listino LME, un occhio di attenzione particolare va sempre dedicato al Nichel, dove la propensione rialzista è prossima all’esaurimento, anche a causa di una domanda effettiva di metallo poco consistente.

Piombo ai livelli massimi da agosto

La fase finale di questa diffusa crescita del listino LME porterà un consistente vantaggio al Piombo, raggiungendo così i livelli di massimo visti lo scorso mese di agosto, ma sarà anche il più penalizzato al cambio di indirizzo della Borsa.

Lo Stagno non delude le attese

Lo Stagno non deluderà le attese di chi qualche settimana fa è risultato confidente sulla possibilità di un’ulteriore crescita del riferimento LME 3mesi. La situazione attuale presenta un sostanziale equilibrio tra domanda e offerta, con la consapevolezza che il collocamento ideale della quotazione dello Stagno è ad un livello ancora più elevato.

UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA

Alluminio 2023: niente di buono all’orizzonte.

In questo articolo ti presento un quadro completo del mercato dell’alluminio di oggi, tra problemi di offerta e indebolimento della domanda, con le previsioni dei prezzi per tutto il 2023.

Ci ricorderemo del 2022 come l’anno della grande volatilità. Nel caso dell’alluminio abbiamo assistito a saliscendi da capogiro, con un picco di 3.849 dollari a marzo e quasi 2.000 dollari a fine settembre.

I motori di tanta volatilità sono stati la guerra tra Russia e Ucraina, i problemi logistici e i timori per la recessione e per la pandemia di COVID-19 in Cina. In mezzo a questa tempesta perfetta, l’aumento dei costi dell’energia per il conflitto ucraino ha ridotto i margini dei produttori, con i metalli ad alta intensità energetica che ne hanno fatto le spese. Naturalmente, tra questi c’è l’alluminio, il metallo industriale più energivoro, che richiede circa 40 volte più energia rispetto al rame.

Di conseguenza, i tagli e i fermi produttivi si sono susseguiti per tutto il 2022, come accaduto allo smelter Alcoa di San Ciprian o allo stabilimento di Hydro in Slovacchia, tanto per fare degli esempi. Tra Europa e Stati Uniti sono venuti a mancare circa 1,7 milioni di tonnellate di capacità (1,4 milioni solo in Europa).

Male l’offerta, soprattutto in Europa

Poiché nulla fa presagire ad un cambio di rotta nella guerra tra Russia e Ucraina, gli esperti prevedono altri tagli nei prossimi mesi, mentre ING Group crede che gli smelter europei non si riprenderanno prima del 2024.

Ma mentre l’industria europea perde pezzi, secondo l’International Aluminium Institute (IAI), la produzione globale di alluminio primario a ottobre è aumentata del 3,1% su base annua a 5,85 milioni di tonnellate (con la produzione cinese a 3,475 milioni di tonnellate).

Anche in Cina, il più grande paese produttore di alluminio del mondo, ci sono stati problemi energetici che hanno costretto molte fonderie a ridurre il proprio output. Gli smelter nella regione dello Yunnan hanno tagliato circa il 20% della capacità operativa ed è abbastanza improbabile che riprendano da qui a fine anno. Tuttavia, la produzione cinese di alluminio ha retto bene la crisi energetica e, nei primi 10 mesi dell’anno, ha sfornato 33,33 milioni di tonnellate, in aumento del 3,3% rispetto al corrispondente periodo del 2021 (dati del National Bureau of Statistics).

Peggio ancora la domanda

Se il quadro generale dell’offerta di alluminio è abbastanza negativo, quello della domanda è ancor peggio. In un contesto cupo per l’economia globale, la domanda di alluminio si sta indebolendo a causa delle preoccupazioni per la recessione in arrivo in Europa e negli Stati Unito, gli alti prezzi dell’energia, l’inasprimento monetario delle banche centrali e le restrizioni per il COVID-19 in Cina.

Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha recentemente tagliato le sue previsioni per la crescita globale del prossimo anno al 2,7% dal 2,9% di luglio e dal 3,8% di gennaio, ma ci sono probabilità che la crescita rallenti a meno del 2%. Di fatto, il prossimo anno, circa un terzo dell’economia globale rischia di contrarsi.

Naturalmente, in queste condizioni, il consumo di alluminio è penalizzato. Secondo il CRU, la domanda globale di alluminio nel 2023 dovrebbe crescere solo dell’1,8% a 28,9 milioni di tonnellate, con la domanda europea più debole di tutte.

La grande incognita dell’alluminio russo

Su tutte queste considerazioni aleggiano poi le grandi incognite del metallo russo. Gli Stati Uniti sanzioneranno Rusal e vieteranno le importazioni di alluminio dalla Russia o aumenteranno soltanto i dazi? Rusal riverserà grandi quantità di metallo nei magazzini LME provocando un collasso dei prezzi?

La Russia ha rappresentato quest’anno circa il 6% della produzione mondiale di alluminio (70 milioni di tonnellate) e, per quanto riguarda i magazzini LME, ha rappresentato fino a tre quarti delle scorte negli ultimi dieci anni.

Insomma, l’alluminio russo è una bomba che potrebbe esplodere nei prossimi mesi, con effetti difficilmente prevedibili. Probabilmente, se ci fossero grandi afflussi nei magazzini LME, i premi potrebbero giocare un ruolo cruciale per i produttori non russi, che si vedrebbero costretti ad aumentarli per vendere il proprio alluminio a prezzi remunerativi rispetto alle quotazioni di borsa.

I prezzi per il 2023

Sono in molti a credere che le pessime prospettive economiche nel breve termine spingeranno i prezzi dell’alluminio verso il basso, soprattutto nel primo trimestre del prossimo anno.

Secondo il CRU, il mercato dell’alluminio ridurrà significativamente il suo deficit globale di metallo nel 2022 e passerà ad un modesto surplus nel 2023 (300.000 tonnellate).

Per ING Group, dobbiamo attenderci un prezzo di 2.150 dollari per tonnellata nel primo trimestre 2023, per poi assistere ad una leggera ripresa nei mesi successivi, che porterà il prezzo a 2.500 dollari nell’ultimo trimestre dell’anno.

I problemi di offerta prevalgono e i prezzi dell’alluminio salgono

Le opinioni però, in questo periodo, sono molto contrastanti, per quanto riguarda le tendenze dei prezzi dei metalli.

In particolar modo per quelle dell’alluminio, le cui quotazioni hanno goduto di un rialzo a causa di un’offerta limitata, che offusca le preoccupazioni per il calo della domanda cinese.

Sono rimbalzati i prezzi dell’alluminio, sia a Londra che a Shanghai. Al momento, preoccupa di più il calo delle scorte che non i timori circa un calo della domanda a seguito delle proteste scatenatesi in varie città della Cina contro le dure restrizioni per il COVID-19.

A inizio settimana il contratto a tre mesi sul London Metal Exchange (LME) è salito a 2.387 dollari per tonnellata, mentre allo Shanghai Futures Exchange (SHFE) il contratto di gennaio (quello più scambiato) è salito ad un massimo di cinque mesi (19.070 yuan o 2.649 dollari per tonnellata).

A Londra e a Shanghai le scorte di metallo si sono abbassate

Come accennato, il mercato è concentrato sulle scorte, che nei magazzini LME sono scese a 503.700 tonnellate. Secondo Reuters, si tratta di un calo del 14,2% rispetto alle 587.100 tonnellate del 26 ottobre. Stesso andamento nei magazzini SHFE, dove le scorte di alluminio sono diminuite dell’11,9% a 110.017 tonnellate, il minimo da febbraio 2017.

I timori per una possibile carenza di metallo nascono nel nord della Cina, dove le fonderie stanno tagliando la produzione per ridurre l’inquinamento durante l’inverno. Inoltre, secondo il portale australiano ANZ Research, gli impianti che avevano chiuso per i problemi di rifornimento energetico stanno riprendendo ad un ritmo più lento del previsto.

Domanda e offerta sono in gara per chi fa peggio

Il mercato dell’alluminio continua a dibattersi tra cali dell’offerta e cali della domanda. Questa volta, in una gara tra chi fa peggio, sembra prevalere il problema del deficit di offerta.

Tuttavia, anche la domanda è fonte di preoccupazioni, soprattutto in Cina, dove i principali settori di consumo come i trasporti e l’edilizia stanno soffrendo per il rallentamento dell’economia.

Come vedi, certezze non ce ne sono affatto e saranno i cambiamenti delle situazioni in corso, (pandemia in Cina, guerra russo ucraina, recessione?) che determineranno l’ascesa o la contrazione delle quotazioni per il prossimo anno.

APPROFONDIMENTO

I petrolieri USA hanno guadagnato 200 miliardi dalla guerra ucraina

L’utile netto aggregato per le società petrolifere e del gas quotate in borsa che operano negli Stati Uniti è stato di 200,24 miliardi di dollari per il secondo e il terzo trimestre di quest’anno.

Con la crisi energetica qualcuno perde e qualcuno guadagna. Chi perde è chiaro a tutti visto che qualsiasi cittadino sta misurando le perdite sulla propria pelle. Ma chi sono i vincitori in questi frangenti?

Secondo il Financial Times, non ci sono dubbi che tra questi ci siano le compagnie petrolifere americane che, dallo scoppio della guerra in Ucraina, hanno guadagnato 200 miliardi di dollari grazie ai prezzi dell’energia alle stelle. Tra di loro sono comprese le supermajor, i gruppi integrati di medie dimensioni e gli operatori indipendenti di shale più piccoli.

200 miliardi di dollari in 6 mesi

Secondo l’analisi dei rapporti sugli utili e delle valutazioni di S&P Global Commodity Insights per il secondo e il terzo trimestre di quest’anno, l’utile netto combinato delle società petrolifere e del gas quotate in borsa che operano negli Stati Uniti è stato di 200,24 miliardi di dollari. Si tratta di una cifra record per il settore, considerando che è maturata in soli 6 mesi e, con ogni probabilità, l’intero anno si chiuderà con risultati senza precedenti.

Come accennato, i produttori di petrolio statunitensi hanno beneficiato dei forti aumenti dei prezzi del gas e del petrolio che, subito dopo l’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, ha raggiunto i 140 dollari al barile.

Speculatori di guerra o produttori che sanno fare il proprio lavoro?

Tuttavia, la gioia dei produttori di petrolio americani non è condivisa dall’Amministrazione Biden che accusa i petrolieri di trarre profitto dal conflitto, minacciandoli di aumentare le tasse. Una situazione simile a quella verificatasi in Europa, dove i governi hanno introdotto leggi per tassare i profitti derivanti dalla vendita di energia durante la crisi.

Mentre Stati Uniti e paesi europei stanno affrontando un’inflazione record da decenni, i prezzi dell’energia (gas naturale in primis) sono saliti a livelli tanto elevati da far perdere all’industria europea i suoi vantaggi competitivi.

Non ho parole per commentare questa notizia.

LINK UTILI

METALLI RARI : https://www.metallirari.com/alluminio-2023-niente-buono-orizzonte/

METALLI RARI : https://www.metallirari.com/problemi-offerta-prevalgono-prezzi-alluminio-salgono/

METALLI RARI : https://www.metallirari.com/petrolieri-usa-guadagnato-200-miliardi-guerra-ucraina/

Newsletter redatta in collaborazione con Metalweek – per maggiori informazioni e per consultare grafici e tabelle prezzi , ti metto qui di seguito il link

METALWEEK : https://www.metalweek.it//filemanager/mw/MWBASE221205.html

Se sei arrivato a leggere fino a qui ti ringrazio e, se ti è piaciuto l’articolo, ti chiedo di lasciare un commento o una tua considerazione in merito ai temi trattati oppure una domanda alla quale vorresti risposta.

Se conosci qualcuno al quale potrebbero interessare questi temi inoltra il link al blog, ti sarò grato.