Buongiorno,

condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

La Cina non vede i metalli industriali come il fulcro del piano di rilancio della sua economia ed il listino LME risente di questa scelta.

I metalli industriali trovano una sempre più difficile collocazione in termini di fulcro delle dinamiche congiunturali in molte aree economiche mondiali.

La permanenza generalizzata sui massimi relativi di molti elementi che compongono il listino LME è risultata effimera, con il solo Piombo mostrare una forma di contrasto ad una diffusa regressione di valore degli altri metalli, portando in questo modo l’indice LMEX a contrarsi dell’1,32% su base settimanale e quindi a lambire la soglia dei meno 10 punti percentuali dall’inizio dell’anno.

La Cina resta l’ultimo lembo di corda a cui gli “industriali” possano appigliarsi per pensare ad una loro rivitalizzazione in termini di quotazioni dollari / 3mesi, ma le continue azioni di stimolo all’economia interna messe in campo da Pechino puntano più sull’acciaio che sui metalli.

Rame nuovamente prossimo agli 8.000 dollari

Il Rame, sulla base di quanto appena detto, non risulta avere al momento un ruolo determinate per il difficile rilancio dell’economia cinese, sempre attanagliata e rallentata nel suo sviluppo dalla fumosa situazione del mercato immobiliare.

La discesa del “metallo rosso” al LME nel corso dell’ultima settimana è stata molto importante, con una regressione dell’1,6% rispetto al riferimento 3mesi, collocandosi nuovamente in prossimità della linea degli 8mila dollari a distanza di tre settimane.

Negli ultimi tempi questa soglia ha rappresentato una sorta di zoccolo duro per il Rame e quanto avvenuto nel recente passato, potrebbe avere luogo anche nelle sedute di Borsa di questa ottava.

Discesa dai massimi del periodo anche per lo Zinco

L’area test a quota 2600 USD 3mesi da parte dello Zinco è stata archiviata con scarso successo, con il metallo che nelle ultime giornate LME ha ripiegato sulla linea dei 2550 dollari, sosta temporanea, con la soglia dei 2500 come base ideale di equilibrio tra domanda e offerta.

Le leghe, Ottone e Zama

Le leghe non potranno che avere decorsi ribassisti nei loro riferimenti di mercato, anche se la nuova vitalità del dollaro rispetto all’Euro rallenterà sensibilmente l’incidenza delle diminuzioni.

L’Ottone potrebbe risentire di un’azione di “conguaglio” tra i valori di Rame e Zinco, con l’eventualità di una blanda ripresa del primo ed una possibile ulteriore discesa del secondo e quindi non mutare in modo significativo gli attuali orientamenti delle basi prezzo.

La Zama subirà in presa diretta il ridimensionamento di valore dello Zinco e così del suo attuale posizionamento di massimo relativo, sebbene molti utilizzatori non avessero visto nel recente incremento di prezzo della lega un elemento di preoccupazione.

Alluminio, momentaneo massimo relativo

L’Alluminio, da solo, non sarà in grado di imporre una linea autonoma nella determinazione del suo riferimento LME, questo a significare che seguirà l’andamento complessivo del listino di Borsa, con l’attuale valore USD 3mesi a rappresentare il momentaneo massimo relativo.

Picchiata ribassista del Nichel

La picchiata ribassista del Nichel non ha ancora come dato certo il suo punto di arresto e che molto probabilmente non avrà neanche quota 17mila dollari come bacino di contenimento dopo innumerevoli settimane di ribassi.

Piombo unico elemento di positività

Il Piombo rappresenta il solo elemento di positività all’interno di un listino LME poco incline alle fasi incrementali dei prezzi, sebbene la sua evoluzione del prezzo USD 3mesi non sarà di ulteriore rinforzo.

Stagno, una base prezzo equilibrata

La quotazione dello Stagno negli ultimi tempi specchia in modo fedele le aspettative di mercato dei suoi utilizzatori diretti, i quali risultano accondiscendenti nel considerare l’attuale collocazione di Borsa una base prezzo ben assestata.

UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA

Alluminio: la Cina incrementa la certificazione green con la crescita della domanda.

La China Green Metal Certification Center (CGMC), ha iniziato a certificare l’alluminio “green”  

Ha dichiarato che prevede di accreditare come “green” circa 2,75 mln di ton quest’anno, pari a circa il 7% della produzione dell’industria, per arrivare a 4 milioni di tonnellate nel 2024.

La Cina è di gran lunga il maggior produttore mondiale di alluminio, che può essere altamente inquinante a causa del forte utilizzo di energia elettrica. In Cina, tale energia è alimentata principalmente dal carbone, anche se l’industria sta aumentando l’uso di energia idroelettrica e di altre fonti rinnovabili.

Cunzhen, direttore di CGMC, ha dichiarato che la richiesta di una catena di approvvigionamento più ecologica da parte di marchi globali come Apple, Audi e BMW sta spingendo le fonderie di alluminio cinesi a cercare di dimostrare che i loro prodotti generano basse emissioni.

CGMC ha certificato finora 2,24 milioni di tonnellate di alluminio verde da 28 aziende, tra cui le più grandi fonderie del Paese, e sta valutando altre 500.000 tonnellate quest’anno, un processo che di solito richiede una settimana per ogni richiesta.

Tra i grandi operatori, l’unità di Chalco nel Qinghai e l’attività di Henan Zhongfu Industrial nella provincia di Sichuan hanno ottenuto la verifica CGMC. CGMC fornisce il certificato per l’alluminio prodotto solo con fonti di energia rinnovabili come l’idroelettrico, l’eolico o il solare.

Mentre in Europa c’è un sovrapprezzo per l’alluminio certificato green, le fonderie in Cina non sono ancora in grado di implementare un premio per avere la verifica.

In Cina, l’utilizzo di energia a carbone per il processo di elettrolisi genera quasi 14 tonnellate di anidride carbonica per tonnellata di alluminio primario, che possono ridursi a meno di 2 tonnellate utilizzando fonti di energia rinnovabili.

Un certificato di un anno costa 2 yuan (0,2748 dollari) a tonnellata, una piccola frazione dell’attuale prezzo dell’alluminio di 19.190 yuan a tonnellata alla Borsa dei Futures di Shanghai.

Il Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) dell’Unione Europea, che entrerà in vigore a tutti gli effetti nel 2026, dovrebbe far crescere ulteriormente la domanda di certificazione green.

Si prevede che la domanda interna di alluminio green raddoppierà da 5 milioni di tonnellate nel 2022 a 12 milioni di tonnellate nel 2030, mentre la domanda fuori dalla Cina raddoppierà a 3 milioni di tonnellate nello stesso periodo.

APPROFONDIMENTO

Le auto elettriche cinesi minacciano la domanda di alluminio in Europa.

Norsk Hydro avverte che gli ordini di alluminio diminuiranno drasticamente se le case automobilistiche europee non riusciranno a competere con quelle cinesi.

Secondo Norsk Hydro, il crescente numero di auto elettriche importate dalla Cina in Europa potrebbe avere un grande impatto sulla domanda di alluminio del continente.

Il fenomeno riguarda naturalmente i produttori automobilistici europei, che sono importanti consumatori di alluminio primario.

L’AD di Norsk Hydro in un’intervista al Financial Times, ha spiegato che potrebbe esserci una significativa riduzione della domanda di alluminio delle case automobilistiche europee se sorpassate dalla concorrenza cinese.

Impatti negativi su tutta la catena delle forniture del settore auto

Gli effetti a catena derivanti dalle crescenti importazioni cinesi di veicoli elettrici colpiranno tutta la catena di fornitura automobilistica, compresi i produttori di materie prime.

Secondo la European Aluminium, il veicolo elettrico medio prodotto in Europa nel 2022 conteneva 283 chilogrammi di alluminio, rispetto ai 169 chilogrammi dei motori a combustione. Il metallo è usato per gli involucri delle batterie e per altri componenti che contribuiscono a ridurre il peso e a compensare quello della batteria. Un aspetto vitale per consentire ai veicoli elettrici di avere una maggiore autonomia per singola carica.

Il destino dell’alluminio europeo è ormai nelle mani della Cina

Nei primi sette mesi del 2023, la Cina ha esportato in Europa 13,1 miliardi di dollari di veicoli elettrici, rispetto ai 15,4 miliardi di dollari dell’intero anno precedente (dati delle dogane cinesi). La maggior parte di questi veicoli sono esemplari prodotti in Cina di marchi occidentali come Tesla.

Le preoccupazioni circa il mercato dell’alluminio in Europa sono cominciate con la crisi energetica, infiammata dalla guerra tra Russia e Ucraina e dalle sanzioni occidentali contro l’energia russa.

Di fatto, il destino dell’alluminio europeo è nelle mani della Cina, non solo per la questione delle importazioni di veicoli elettrici, ma anche per l’incertezza dovuta al fatto che il gigante asiatico mantiene un limite alla sua produzione annuale di alluminio di 45 milioni di tonnellate.

LINK UTILI

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METALWEEK: https://www.metalweek.it//filemanager/mw/MWBASE231113.html

COMMODITY EVOLUTION: https://www.commodityevolution.com/2023/11/07/cgmc-prevede-di-accreditare-circa-275-mln-di-ton-di-alluminio/

METALLI RARI: https://www.metallirari.com/auto-elettriche-cinesi-minacciano-domanda-alluminio-europa/

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