I “Business Angels” del comparto speculativo-finanziario potrebbero risultare determinanti nella lotta all’inflazione facendo abbassare i prezzi dei metalli industriali.

Buongiorno,

inizio la newsletter di oggi con una disgressione sul tema inflazione, legata all’odierno momento storico, prima di addentrarci nell’abituale analisi degli andamenti di Borsa della settimana appena trascorsa.

Il fenomeno dell’inflazione è profondamente mutato nel corso dei decenni con fattori del suo sviluppo in contesti molto differenti tra loro. Nel secondo dopoguerra l’inflazione era l’inevitabile pegno da pagare a seguito di un diffuso progresso economico che coinvolgeva le intere popolazioni della sfera occidentale o più propriamente “atlantista” del mondo.

I Governi erano consapevoli che facendo prosperare il motore dello sviluppo, la medium class, avrebbero dovuto fare i conti con una soglia elevata di inflazione, ma le cose andavano avanti bene, quasi per tutti.

Il contrasto del fenomeno inflattivo veniva svolto in concerto tra i poteri legittimati dal consenso elettorale, leggi Parlamenti, Governi e Banche Centrali, con queste ultime ad agire sulle leve della politica monetaria in autonomia, ma sempre nel rispetto del volere degli Esecutivi sui temi economici.

La moderna inflazione, quella dei giorni nostri, se da un punto di vista numerico/percentuale è in molti casi ben inferiore ai parametri registrati nei decenni ’70 e ’80 del secolo scorso, rappresenta una vera “mina sociale”.

I “falchi” della Federal Reserve, si sono spinti addirittura ad affermare che la crescita occupazionale è una delle principali cause dell’inflazione negli USA e che quindi rappresenta un fenomeno da arginare a suon di aumenti dei tassi di interesse sul dollaro!!

Cosa gravissima è che nessuno a Washington, leggi Casa Bianca e Campidoglio, siano intervenuti con sdegno a simili drastici annunci.

L’inflazione si genera dall’innalzamento dei prezzi e si combatte abbassando gli stessi, la cosa è semplice, ma purtroppo non ovvia, ed in questo, il comparto speculativo finanziario o per meglio dire quello più illuminato e meno legato all’autoreferenzialità delle Banche Centrali, potrebbe svolgere un ruolo decisivo ponendosi “corto” (margini derivati dalle diminuzioni dei prezzi) sulle principali commodity quotate nelle Borse merci di tutto il mondo.

Veniamo ora all’analisi dell’andamento delle quotazioni di Borsa.

La settimana degli “industriali” è stata alquanto travagliata nonostante il ponte della Festa dell’Immacolata Concezione. La variazione settimanale dell’indice LMEX, salito dello 0.77%, non ha reso nella sua ampiezza le tensioni registrate sulla maggior parte del listino, dove Rame e Nichel sono stati gli indubbi protagonisti.

Un’ottava che è stata carica di tensioni, condizionata anche dalle voci di un allentamento delle restrizioni anti-Covid in Cina e da una consistente iniezione di liquidità da parte della Banca Centrale del paese per spingere verso l’alto i prezzi delle principali materie prime industriali alle Borse di Shanghai e Dalian.

Rame al massimo relativo

Il Rame al LME è ora posizionato nella zona di massimo relativo del prezzo USD 3mesi, alla pari dei valori registrati al termine della prima metà di novembre. Le sedute di questa settimana saranno decisive per definire la rotta del “metallo rosso” in previsione di avvio 2023. La quantità di denaro che sta ruotando intorno al Rame si sta stabilizzando, questo a segnare il termine delle più acute tensioni rialziste, in aggiunta a tale tesi non è da sottovalutare il sorgere di un fenomeno di volatilità con indirizzo ribassista che condizionerà il prezzo LME nei prossimi giorni.

Zinco in un ottimo momento

Lo Zinco sarà ancora destinato a crescere a conferma del suo ottimo momento, risultando così un’eccezione nell’intero contesto LME. Il metallo, ai fini statistici, non ha ancora dato segnali di arresto nella sua corsa rialzista, ma l’obiettivo di posizionamento sulla linea dei 3.300 USD 3mesi è al momento un traguardo possibile. Le leghe risentiranno quindi dei condizionamenti dei futuri prezzi di Rame e Zinco, con l’Ottone procedere con sostanziale incertezza nei termini di crescita della quotazione, mentre la Zama è destinata a seguire le sorti rialziste del suo metallo di riferimento.

Alluminio in accordo domanda e offerta

L’Alluminio, sotto la soglia dei 2500 USD 3mesi, pare abbia trovato la sua area ottimale di collocamento prezzo con evidenti segnali di accordo tra domanda e offerta sul posizionamento attuale del valore LME.

Nichel, fallito tentativo della speculazione

L’ennesimo tentativo di riportare fuori controllo il prezzo del Nichel si sta spegnendo sotto l’indifferenza degli utilizzatori diretti di questo metallo. Il comparto speculativo-finanziario, artefice dell’operazione, ha preso atto della situazione e sta provvedendo a “girare” le posizioni, da “lunghe” a “corte”, con inevitabili conseguenze sull’indirizzo del prezzo del Nichel, che sarà nuovamente ribassista.

Piombo ancora instabile

Il Piombo continuerà ad essere molto instabile, con la quotazione LME che alternerà momenti positivi ad altri meno soddisfacenti. Il dato settimanale si chiuderà comunque con il prezzo del metallo sempre in area 2200 USD 3mesi.

Stagno, fase espansiva al termine

La fase espansiva dello Stagno sta volgendo al termine, senza che questo voglia significare un consistente arretramento del livello del prezzo USD 3mesi in questo finale d’anno, un dettaglio di indirizzo fondamentale per gli utilizzatori del metallo.

UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA

L’alluminio russo preoccupa i traders. Sarà merce rara in Europa?

Anche senza divieti espliciti in Europa, l’alluminio russo sta aprendosi nuove strade lontano dai consumatori europei. Pagheremo premi più alti per il metallo che rimarrà nella UE?

La decisione del London Metal Exchange (LME) di non vietare l’ingresso dell’alluminio russo nei propri magazzini, ha fatto tirare un sospiro di sollievo a qualcuno (i consumatori) ma ha scontentato altri (alcuni produttori).

Ma la questione non è per nulla risolta, poiché esiste la possibilità che alcune grosse società del settore decidano di auto-sanzionarsi, creando di fatto una divergenza tra i prezzi LME (più bassi perché includono il metallo russo) e quelli del mercato fisico (potenzialmente più alti). Se ciò si verificasse, gli effetti sul mercato europeo dell’alluminio sarebbero di non poco conto.

Le nuove strade dell’alluminio russo portano lontano dall’Europa

Quello che preoccupa i traders che cercano di guardare lontano nel tempo è la tendenza dell’alluminio russo a trovare progressivamente nuove strade lontano dall’Europa.

In Occidente il commercio e l’uso dell’alluminio russo si sta deteriorando. Per i traders è troppo rischioso trattarlo e sembra che alcune banche non siano troppo propense a finanziarne gli acquisti per i rischi che vengano introdotte nuove sanzioni. E, quando si parla di Occidente, parliamo di Europa visto che gli Stati Uniti non importano praticamente quasi nulla dalla Rusal, il produttore russo di alluminio.

In altre parole, c’è già che si sta auto-sanzionando e, quindi, il processo di divergenza dei prezzi è già iniziato nel continente europeo. Anche senza alcuna restrizione LME, l’Europa potrebbe vedere scomparire le forniture di alluminio russo con gravi conseguenze nel medio e lungo termine.

Al contrario, in Asia, gli operatori non hanno nel loro orizzonte alcuna azione sanzionatoria sul metallo russo. Nel frattempo, Rusal ha dichiarato che non ha intenzione di riversare il proprio alluminio nei magazzini LME.

Quindi, dove finirà il metallo russo che i clienti europei non vogliono o non possono più comprare? In Cina e Asia naturalmente…

Quando la domanda si riprenderà, pagheremo premi più alti per la mancanza di metallo russo

Quando la domanda si riprenderà in Europa e l’alluminio russo non sarà più disponibile, potremmo assistere a rapidi aumenti dei premi per la consegna di metallo nel nostro continente.

Fin quando la domanda rimane debole, come probabilmente accadrà nel breve termine, non ci saranno problemi per la fuga dell’alluminio russo dai mercati europei, ma quando i consumatori cominceranno ad avere più fame di metallo le cose si complicheranno parecchio per i prezzi (premi e quotazioni) dell’alluminio in Europa.

Previsioni 2023 delle grandi banche d’affari e impatto sui metalli

Cosa prevedono nel 2023 giganti degli investimenti come BlackRock, Goldman Sachs, JP Morgan, Morgan Stanley e Barclays?

In questo periodo dell’anno, gli uffici studi delle più importanti banche d’affari del mondo sono al lavoro per formulare le previsioni e i consigli da fornire ai loro clienti, investitori grandi e piccoli che dovranno decidere come allocare i propri capitali.

Focalizzando l’attenzione soprattutto sul comparto dei metalli, tutti vorrebbero sapere se nel corso del prossimo anno ci sarà un crollo o una ripresa e, leggendo cosa ne pensano le grandi banche d’investimento, possiamo provare a farci un’idea di cosa ci attende.

Innanzitutto, il 2023 sarà un anno cruciale a causa delle crescenti preoccupazioni di recessione per le economie avanzate e per le aspettative di una ripresa cinese dopo la paralisi provocata dal COVID-19. Inoltre, tutti gli investitori saranno con gli occhi puntati sulla Federal Reserve americana (FED), così come sulla Banca d’Inghilterra e sulla Banca Centrale Europea (BCE), dal momento che dalle loro politiche di inasprimento monetario e aumenti dei tassi di interesse per controllare l’aumento dell’inflazione dipenderà l’andamento dell’economia globale.

Il 2023 secondo BlackRock e Goldman Sachs

Secondo BlackRock, la più grande società di investimento nel mondo, il tema principale del 2023 sarà quello di capire (e quindi prezzare) i danni che sono stati inferti all’economia nel corso di quest’anno e fino a quando durerà la guerra in Ucraina e la spaccatura tra potenze occidentali e orientali. BlackRock ritiene infatti che anche gli attuali valori dei titoli azionari non riflettano il disastro economico in corso, provocato anche da una prolungata stretta monetaria che genera recessione.

Per queste ragioni, BlackRock prevede che presto o tardi i mercati azionari si troveranno a prezzare questo scenario economico negativo, con una inevitabile discesa da cui non riusciranno tanto facilmente a riprendersi.

Goldman Sachs è sulla stessa linea e prevede una crescita globale di appena l’1,8% nel 2023, con gli Stati Uniti che mostrano una maggior resilienza, mentre l’Europa sprofonda nella recessione e la Cina si trova alle prese con un susseguirsi di chiusure/aperture per il COVID-19. Comunque, gli Stati Uniti hanno qualche possibilità di evitare la recessione.

Nel caso della Cina, sempre secondo Goldman Sachs, ci sarà una crescita debole nel quarto trimestre di quest’anno e nel primo trimestre 2023 poiché è probabile che la politica zero-COVID rimanga in vigore per tutto l’inverno. La riapertura effettiva dell’economia cinese non arriverà prima di aprile.

Il 2023 secondo JP Morgan, Morgan Stanley e Barclays

Un po’ meno pessimista JP Morgan, che traccia uno scenario con le economie sviluppate che nel 2023 cadono in una lieve recessione. I mercati azionari, soprattutto i titoli legati al clima e nei mercati emergenti, potrebbero apprezzarsi significativamente, mentre il settore dell’edilizia abitativa e dell’immobiliare sono ancora destinati a un rallentamento nel prossimo anno.

Per Morgan Stanley, i mercati sono in una posizione migliore rispetto a qualche mese fa, grazie ad una minore incertezza politica, mentre rimane ancora da ritrovare la fiducia nelle possibilità di crescita dell’economia.

Barclays sostiene invece che i prossimi 12 mesi saranno molto impegnativi per gli investitori. La prospettiva di un rallentamento della crescita economica, se non di una recessione, unita ad un’inflazione ostinatamente elevata, metterà tutto nelle mani dei banchieri centrali che dovranno trovare un equilibrio tra un eccessivo/insufficiente inasprimento della politica monetaria.

Conseguenze per il mercato dei metalli

Secondo la maggior parte di queste banche di investimento, la crescita e le aspettative economiche della Cina sono piuttosto deboli, soprattutto per gli effetti dell’aumento dei contagi di COVID-19 e per un settore immobiliare in crisi.

Gli investitori sembrano non avere molta fiducia in Xi Jinping e nella sue promesse di porre presto fine alle rigide politiche zero-COVID. In Cina le proteste potrebbero diffondersi nei prossimi mesi, interrompendo ulteriormente la produzione e l’attività economica.

Tutto ciò potrebbe portare all’indebolimento di metalli come l’oro e l’argento nel corso del prossimo anno. Ma anche metalli industriali come il rame e il minerale di ferro potrebbero essere spinti verso il basso dalla crisi immobiliare cinese.

Non va neppure dimenticato che sia la Cina che gli Stati Uniti stanno cominciando a ritirare alcune misure di stimolo economico introdotte in passato. Un altro fattore che potrebbe contribuire a spingere l’economia globale in recessione, con conseguenze negative per i metalli.

Tra tanto pessimismo, peraltro più che giustificato dalla realtà dei fatti, vale la pena considerare che l’anno che sta per cominciare ha buone probabilità di essere un po’ meglio del 2022 per i metalli, non fosse altro perché, prima o poi, la Cina dovrà riaprire la sua economia e quando ciò avverrà sarà un grande aiuto per le sorti di tutti i metalli.

APPROFONDIMENTO

Le forniture di terre rare sono sull’orlo del caos

Le catene di approvvigionamento di terre rare sono alle prese con le conseguenze della controversa e altalenante politica zero-Covid della Cina.

Periodicamente, il problema delle terre rare torna all’attenzione dell’opinione pubblica. Tuttavia, nonostante le preoccupazioni espresse dalle industrie occidentali e le promesse dei politici, poco o quasi nulla è stato fatto per correre ai ripari.

Mentre tutto il mondo, e soprattutto l’Europa, vuole spingersi verso l’energia verde, la dipendenza dalle terre rare rare non fa che aumentare. Di conseguenza, l’avere come un’unica fonte di approvvigionamento la Cina è una vulnerabilità assai pericolosa.

Il grosso rischio di dipendere da un solo fornitore

Tanto più in questi frangenti, con il governo cinese che si altalena tra aperture e chiusura della sua economia a causa delle politiche anti-Covid, non disporre di altre fonti di approvvigionamento è un grosso rischio, per non parlare della possibilità di improvvisi aumenti dei prezzi.

La Cina detiene le maggiori quantità di riserve di terre rare del mondo, quasi il doppio dell’altro paese che insidia questo primato (il Vietnam). A seguire ci sono Brasile e Russia, con riserve significative, ma assai inferiori a quelle cinesi.

In questo contesto difficile alcuni paesi occidentali hanno deciso di bloccare gli investimenti in terre rare della Cina. Il Canada, per esempio, ha dato lo stop ad alcune sue società minerarie di terre rare. Nel frattempo, la Germania ha chiesto politiche più risolute nei confronti della Cina, ricordando le violazioni dei diritti dei lavoratori nel settore dei magneti a base di terre rare.

Non sarà l’India a togliere le castagne dal fuoco per l’Occidente

È vero che l’Occidente sta cercando fonti alternative a quelle cinesi, ma il processo è troppo lento e rischia di non arrivare mai a spezzare la dipendenza cinese da questi preziosi e indispensabili elementi.

Anche se qualcuno spera di poter contare sull’India come potenziale fonte alternativa di terre rare, non esiste alcuna possibilità che ciò avvenga, dal momento che il paese è un consumatore di questi elementi. Attualmente li acquista dalla Cina ma in futuro, probabilmente, riuscirà ad estrarli sul suo territorio per dare un vantaggio competitivo alla propria industria.

In ultima analisi, la situazione della catena di approvvigionamento globale di terre rare è pericolosamente sull’orlo del caos e sono più che fondati i timori che presto o tardi tutti gli effetti deleteri di una dipendenza dalla Cina che dura da troppi decenni arriveranno a sconvolgere anche gli ignari consumatori occidentali.

LINK UTILI

METALLI RARI : https://www.metallirari.com/forniture-terre-rare-orlo-caos/

METALLI RARI : https://www.metallirari.com/previsioni-2023-grandi-banche-affari-impatto-metalli/

METALLI RARI : https://www.metallirari.com/alluminio-russo-preoccupa-traders-merce-rara-europa/

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METALWEEK : https://www.metalweek.it//filemanager/mw/MWBASE221212.html

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