Buongiorno,

Condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

L’eccesso di denaro su molte posizioni rialziste rappresenta il vero limite nella determinazione dei valori effettivi di mercato di buona parte dei metalli industriali.

L’effetto Cina è stato praticamente nullo a riguardo della determinazione settimanale del listino degli “industriali”. Negli ultimi otto giorni e dopo cinque sedute LME, la situazione che si è andata a delineare è stata quella di molte definizioni di prezzo “viziate” dagli accumuli di liquidità con connotazioni rialziste.

Le aspettative di aumenti delle quotazioni, all’indomani della ripresa produttiva dopo la lunga pausa per il Capodanno cinese, hanno sortito come effetto una crescita dell’indice LMEX poco al di sopra del mezzo punto percentuale.

Un occhio di riguardo, come appena detto, andrà rivolto agli utilizzatori e allo sparuto gruppo d’investitori che ha messo in opera una strategia d’intervento decisamente inadeguata ai giorni nostri.

Il rinforzo del dollaro potrà determinare una contrazione del prezzo del Rame.

L’incremento della quotazione USD 3mesi del Rame è stato letto da molti operatori di Borsa come il naturale decorso legato ad un probabile picco di richieste nell’area del Far East, ma così non è avvenuto. La soglia degli 8.500 USD con scadenza 3mesi sarà mantenuta a fatica nei prossimi giorni, dove occorrerà anche fare i conti con il posizionamento del dollaro rispetto alle principali valute, il cui possibile rinforzo determinerà una contrazione del prezzo di molti metalli, Rame in primo luogo.

Zinco in controtendenza rispetto al resto del LME

Lo Zinco avrà una caratterizzazione in controtendenza rispetto al resto del listino LME, abbandonando l’andamento lineare della scorsa ottava, posizionandosi oltre la linea dei 2.400 dollari / 3mesi.

Le Leghe, Ottone e Zama

La Zama risentirà direttamente dello stato di vitalità dello Zinco, mentre l’Ottone subirà maggiormente la situazione di forte incertezza sulla direzionalità del Rame.

Riposte le aspettative per una lunga crescita dell’Alluminio

Le aspettative per una fase relativamente lunga di crescita dell’Alluminio, anche in ottica di un nuovo inasprimento delle sanzioni verso la Russia e i suoi alleati, possono al momento essere riposte. Il mercato del “fisico” non ha certo gradito il varco del prezzo oltre la soglia dei 2200 dollari / 3mesi, chiudendo la settimana in area 2180, ma con aspettative di un ulteriore peggioramento della situazione.

Nichel in stato di “inerzia rialzista”

Lo stato di “inerzia rialzista” presente sul Nichel non dovrà essere interpretato come l’avvio di una nuova stagione di rinforzi del prezzo LME. La quota di liquidità rialzista è tra le più alte dell’intero listino, con il comparto speculativo-finanziario che ha immesso molto denaro sul Nichel, contribuendo al formarsi di una situazione anomala e che porterà ad una correzione ribassista del suo prezzo di Borsa.

Aspettative buone per il Piombo

Le aspettative sul Piombo sono buone, dove il segno più caratterizzerà gran parte della settimana, con domanda e offerta concordi nell’accettare una struttura di prezzo non certo ribassista nel breve periodo.

Incertezze per lo Stagno in attesa di nuovi ribassi.

Le incertezze sullo Stagno, in termini di prezzo LME, sono principalmente dettate dall’atteggiamento attendista dei suoi diretti utilizzatori, che visti i livelli di consumo e soprattutto delle scorte a magazzino attenderanno una nuova fase di ribassi che probabilmente non tarderà ad arrivare.

Coils di alluminio

Sono crollate le esportazioni cinesi di alluminio verso la UE

Sul mercato globale dell’alluminio stanno avvenendo cambiamenti strutturali, la cui comprensione è indispensabile per chi non vuole comprare o vendere nel momento sbagliato.

Freschi di stampa sono arrivati i dati della China Nonferrous Metals Industry Association circa le esportazioni cinesi di alluminio verso l’Unione Europea (UE). Nel 2023 i volumi sono crollati del 30%, molto probabilmente a causa della tassa sul carbonio alle frontiere (CBAM).

Attualmente, la Cina esporta acciaio e alluminio soprattutto in Italia, Germania e Francia e, nel 2023, le importazioni di prodotti di alluminio cinesi nella UE sono state di 689.000 tonnellate (-30% rispetto al 2022).

Questa cifra include semilavorati, lastre, fogli e nastri che hanno rappresentato circa il 9% delle esportazioni totali cinesi di tali prodotti, per un valore commerciale totale di 3,16 miliardi di dollari, in discesa del 26% rispetto al 2022.

La riscossione del CBAM nel 2026

Per chi non avesse ancora sentito parlare del CBAM, si tratta di una nuova tassa della UE che vorrebbe stabilire un costo equo per le emissioni di carbonio derivanti dalla produzione di beni ad alta intensità di carbonio importati nel nostro continente (non riguarda quindi soltanto l’alluminio).

L’obbiettivo è promuovere pratiche industriali più pulite in tutto il mondo.

La prima fase del CBAM è cominciata a ottobre 2023, ma la riscossione delle tasse relative alle emissioni di CO2 non avverrà prima del 2026. Tuttavia, gli importatori di materie prime nella UE devono segnalare tutte le emissioni di gas serra legate alla produzione dei prodotti importati.

Trasformazioni epocali sul mercato globale dell’alluminio

Tutto ciò avviene mentre è in corso una trasformazione epocale del mercato globale. Dopo l’inizio del conflitto in Ucraina e la guerra delle sanzioni dell’Occidente contro Putin, Russia e Cina sono diventate sempre più dipendenti l’una dall’altra per quanto riguarda l’alluminio. Secondo Reuters, nel 2023 le importazioni cinesi di alluminio greggio dalla Russia sono state il doppio rispetto all’anno precedente.

Una tendenza ascendente che ha visto nel 2021 il metallo russo rappresentare solo il 18% dei volumi e nel 2022 il 76%. Un boom che gli analisti attribuiscono in gran parte ai dazi sulle importazioni russe imposti dagli Stati Uniti e alle misure di auto-sanzione adottate in alcuni paesi europei.

Di fronte a queste sanzioni, la Russia ha aumentato anche le importazioni di allumina dall’India, che rappresentava una parte importante delle importazioni russe anche nel 2021. L’allumina indiana è destinata agli impianti siberiani e aiuta la Russia a dipendere meno dalla Cina, con un effetto calmierante sui prezzi.

Proprio sul fronte dell’allumina è dove la Russia, che ricordiamo è il secondo produttore di alluminio al mondo, ha avuto i maggiori problemi. Infatti, ha perso l’accesso a tutta una serie di fonti, tra cui l’Ucraina e l’Australia, che hanno vietato la fornitura di questa materia prima fondamentale verso la Russia. Tuttavia, le importazioni cinesi e indiane stanno colmando questa lacuna.

La produzione di alluminio cinese continua a crescere, così come le sue importazioni

Infine, per chi si domanda dove finirà tutto l’alluminio che la Cina produce e che non esporta in Europa, la risposta arriva dal settore dei veicoli elettrici e delle energie rinnovabili.

Sono questi i settori che stanno sostenendo la domanda di alluminio in Cina, la cui produzione continua ad aumentare, anche grazie ad un miglioramento della fornitura di energia idroelettrica.

Vuoi vedere che l’alluminio cinese che non viene più esportato nella UE, ritornerà sotto forma di veicoli elettrici o pannelli solari?

La Russia vende il suo rame a Cina e Turchia anziché all’Europa

Le esportazioni russe di rame verso l’Europa nel 2023 sono collassate, mentre le importazioni turche sono cresciute del 61% su base annua.

Secondo un’analisi condotta da S&P Global Commodity Insights, circa la metà del tonnellaggio di rame russo precedentemente destinato all’Unione Europea (UE) è stato deviato verso nuovi mercati come Turchia e Cina.

Questo spostamento ha avuto un impatto considerevole sulle dinamiche commerciali globali e ha sollevato interrogativi sul futuro del commercio internazionale del metallo rosso.

Nel 2023, la UE ha drasticamente ridotto le sue importazioni di rame raffinato dalla Russia, riducendole del 79% rispetto all’anno precedente. Questa riduzione è stata in parte compensata dall’aumento delle importazioni da altre nazioni, in particolare Cile e Perù, che hanno fornito un totale di 292.720 tonnellate in più nel 2023 rispetto all’anno precedente.

La Cina, il maggior consumatore di rame russo

Mentre l’Europa ha ridotto le sue importazioni dalla Russia, altri paesi come la Cina e la Turchia hanno visto un aumento significativo dell’import di rame russo. La Cina, in particolare, ha rappresentato il maggiore consumatore di rame russo nel 2023, acquistando oltre 370.815 tonnellate, mentre la Turchia ha registrato un aumento del 61% nelle sue importazioni rispetto all’anno precedente.

Questa tendenza verso una maggiore dipendenza da fornitori alternativi ha implicazioni geopolitiche significative. Mentre la Russia cerca di adattarsi alla nuova realtà dei mercati globali, si trova di fronte alla sfida di trovare nuovi mercati per compensare la perdita delle forniture verso la UE.

Cina e Turchia stanno rappresentato una parte significativa di questa compensazione, resta da vedere se la Russia sarà in grado di diversificare ulteriormente i suoi mercati e ridurre la dipendenza da singoli partner commerciali.

Il prossimo polo commerciale sarà la Bielorussia

Va comunque tenuto in considerazione che la poca di trasparenza circa i dati commerciali russi solleva qualche interrogativo sulle dinamiche di mercato.

Di certo, un aspetto interessante di questa trasformazione del mercato è il ruolo della Bielorussia come possibile sbocco per il rame russo.

Sebbene le sue importazioni siano state relativamente modeste fino ad oggi, potrebbe diventare un attore chiave nel panorama del commercio di rame, specialmente considerando la sua posizione geopolitica e i legami storici con la Russia.

Bustanica

È a Dubai la più grande azienda agricola verticale indoor del mondo

Dubai è impegnata nell’accelerare l’autosufficienza nei prodotti alimentari freschi e la sostenibilità. La nuova vertical farm indoor produrrà circa 1.000 tonnellate di ortaggi all’anno.

La vertical farm indoor più grande del mondo si trova a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, vicino all’aeroporto internazionale di Al Maktoum. Ha una superficie di 30,6 ettari distribuiti su tre piani e si chiama Bustanica, che in arabo significa orto. Produrrà circa mille tonnellate di ortaggi all’anno.

3 tonnellate di verdure al giorno per i passeggeri di Emirates

Il progetto è stato guidato da Crop One che ha utilizzato un investimento di 40 milioni di dollari che prevede di recuperare producendo 3 tonnellate di verdure al giorno, principalmente cavoli, spinaci e rucola, anche se l’idea è quella di aggiungere della frutta.

Dietro all’operazione c’è Emirates Crop One, una joint venture tra Emirates Flight Catering, una delle più grandi società di ristorazione al mondo che serve più di 100 compagnie aeree, e Crop One, leader nel settore dell’agricoltura verticale indoor high-tech.

Si tratta di un sistema basato sulla produzione idroponica con ricircolo, in modo tale da cercare di raggiungere la massima efficienza delle risorse.

Ma la vera novità è l’utilizzo di intelligenza artificiale e di strumenti di apprendimento automatico per sviluppare un’agricoltura di estrema precisione.

Il 95% in meno di acqua rispetto alla produzione convenzionale

I progettisti di questa innovativa e gigantesca azienda agricola hanno previsto di utilizzare il 95% in meno di acqua rispetto alla produzione convenzionale in campo aperto, oltre a risparmiare 1.000 MW di energia utilizzando energie rinnovabili.

Tutta la produzione è praticamente già venduta visto che verrà interamente consegnata alle compagnie aeree per i pasti da servire sui voli.

All’inaugurazione di Bustanica, avvenuta ad agosto, c’era anche lo sceicco Hamdan bin Mohammed bin Rashid Al Maktoum, principe ereditario e presidente del consiglio di Dubai, a conferma del fatto che l’autosufficienza nei prodotti alimentari freschi e la sostenibilità sono una priorità per questo piccolo e ricco paese circondato dal deserto.

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