Buongiorno,
Condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.
I prezzi USD 3mesi dei metalli non sono mai stati così bassi da inizio maggio, una chiusura sottotono di periodo che ha messo in evidenza una contrazione oltre misura della loro domanda da parte degli utilizzatori
Il listino LME nel corso del mese di maggio ha tracciato interessanti momenti di crescita con un rilievo di rialzo nel suo complesso in prossimità dell’1%, ma negli ultimi otto giorni a prevalere è risultata un’importante azione di controtendenza che ha collocato l’indice LMEX a quota 4039 punti, totalizzando un regresso dell’1,7% su base settimanale.
Un movimento verso il basso dei prezzi degli “industriali” risultato non condizionato da fenomeni esterni, primo fra tutti quello legato all’ambito valutario, che con un recupero nell’ultima ottava dello 0,2% da parte del dollaro rispetto all’euro, non può essere considerato un fattore importante nelle definizioni dei prezzi dei metalli al LME.
La questione è quindi tutta interna alla Borsa londinese o per meglio dire alle basse richieste di metalli da parte degli utilizzatori diretti e indiretti che fanno capo ai principali comparti manifatturieri sparsi nel mondo.
Un nuovo punto di minimo relativo che accomuna l’intero listino degli “industriali” e che quindi porterà a modificare la prospettiva di visione che gli operatori, coinvolti nelle determinazioni dei prezzi dei metalli, dovranno necessariamente usufruire a loro vantaggio già in ottica di breve periodo.
Rame al centro delle aspettative
Il Rame concentrerà su di sé il maggior numero di aspettative nell’orientare nuovamente verso l’alto l’intero listino, dopo uno sconfinamento al di sotto dei 9500 dollari come già avvenuto una decina di giorni fa; la ripresa della quotazione del Rame ci sarà, ma richiederà tempo e forse più del previsto.
Una schiarita per lo Zinco
Una schiarita di rara evidenza, visti gli ultimi tempi al LME, si avrà nei paraggi dello Zinco, in grado di scrollarsi di dosso le ambiguità degli ultimi tempi che lo avevano relegato a una situazione di prezzo minimo che non si riproponeva per questo metallo dalla prima decade di maggio. Il punto di ripartenza avverrà comunque dopo il completo esaurimento dell’inerzia ribassista in atto e fissata nelle vicinanze del 2620 USD 3mesi.
Le Leghe, Ottone e Zama
Un percorso di ripresa dei prezzi che vedrà meno elementi di incertezza per gli utilizzatori della Zama, con valori orientati verso la crescita e questo al netto delle dinamiche valutarie, che per quelli dell’Ottone, avendo nel Rame la componente più incerta nel suo riposizionamento verso i valori delle settimane centrali del mese appena concluso.
Fase fortemente interlocutoria per l’Alluminio
L’Alluminio continuerà a mantenere un atteggiamento di paradossale distacco alle vicende del LME, nonostante il suo importante valore di composizione nel peso di determinazione dell’indicatore generale del listino. Una fase fortemente interlocutoria per l’Alluminio, orientato a disegnare una linea nel suo grafico di prezzo dollari 3mesi che era stata abbandonata nella prima settimana di maggio per poi correggerla verso l’alto.
Nichel attualmente stabile
Il Nichel si trova al momento in una sorta di blocco, dove risulterà difficile attribuirgli una forma d’indirizzo del suo prezzo di Borsa, trovando come ambiente attuale di stabilità la soglia dei 15300 dollari con scadenza 3mesi.
Poche probabilità per il Piombo di superare 2000 USD
La probabilità di vedere nuovamente il Piombo 3mesi oltre il varco posto a 2mila USD non godrà di un adeguato supporto probabilistico e una difficile situazione di aggancio al mantenimento dei valori visti al LME negli ultimi tempi.
Percorso orientato verso il basso per lo Stagno
Un percorso più delineato, seppure orientato verso il basso, lo metterà in evidenza lo Stagno, dove un suo ipotetico punto di svolta ci sarà in prossimità dei 29800 dollari 3mesi, una collocazione sotto la linea dei 30mila mai più vista dalla prima settimana di aprile.
UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA

Trump raddoppia i dazi su acciaio e alluminio. Altro shock per il commercio globale
Donald Trump rilancia la sua battaglia protezionista annunciando il raddoppio dei dazi su acciaio e alluminio, portandoli dal 25% al 50%. La misura è entrata in vigore il 4 giugno.
In un comizio infuocato tenutosi in Pennsylvania, Donald Trump ha annunciato un nuovo e drastico innalzamento dei dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio: dal 25% al 50%.
Una mossa che riaccende la tensione nella già complessa rete di relazioni commerciali internazionali.
Il presidente statunitense, che punta alla rielezione, ha presentato la decisione come un ulteriore passo per “mettere una recinzione attorno all’industria dell’acciaio americana”, dichiarando che con il 25% gli importatori riuscivano ancora a “scavalcare” le barriere commerciali, mentre con il 50% “non riusciranno più a farlo”.
I nuovi dazi entreranno in vigore il 4 giugno, come confermato da Trump tramite un post sulla piattaforma Truth Social.
Un messaggio chiaro all’industria
L’annuncio è arrivato mentre Trump celebrava un nuovo accordo da 15 miliardi di dollari tra Nippon Steel e US Steel, elogiando la cooperazione tra le due aziende e definendo l’intesa come una “partnership colossale”.
In particolare, ha sottolineato investimenti significativi nella regione industriale della Mon Valley, in Pennsylvania, e in altri stati chiave come Indiana, Minnesota, Alabama e Arkansas.
Il protezionismo industriale si conferma dunque una colonna portante della strategia elettorale di Trump, soprattutto in stati cruciali come la Pennsylvania, dove la conquista del voto operaio ha giocato un ruolo determinante nelle ultime elezioni.
Cresce il malcontento a livello internazionale
Le reazioni alla decisione non si sono fatte attendere. Il Canada, principale esportatore di acciaio verso gli Stati Uniti, ha duramente criticato la mossa.
Candace Laing, presidente della Camera di Commercio canadese, ha dichiarato che “smantellare catene di approvvigionamento efficienti e integrate comporta gravi costi per entrambi i paesi”.
Anche l’Unione Europea ha espresso preoccupazione.
La Commissione Europea ha definito i nuovi dazi un elemento di “ulteriore incertezza per l’economia globale”, anticipando che Bruxelles è pronta a introdurre contromisure a partire dal 14 luglio o anche prima.
Duro il commento anche da parte del Regno Unito. Gareth Stace, direttore generale dell’associazione UK Steel, ha definito i dazi “l’ennesimo colpo al cuore” per un settore che esporta verso gli Stati Uniti per un valore di circa 400 milioni di sterline all’anno.
Una politica commerciale instabile e imprevedibile
L’inasprimento dei dazi arriva a pochi giorni da una sentenza di un tribunale commerciale statunitense, che ha dichiarato illegittime molte delle misure tariffarie adottate dall’amministrazione Trump — anche se l’azione giudiziaria non ha incluso i dazi specifici su acciaio e alluminio.
La politica commerciale di Trump continua a distinguersi per la sua imprevedibilità: accordi annunciati e poi ritirati, accuse e ritorsioni che creano onde d’urto nei mercati globali.
Solo due settimane fa, era stato raggiunto un fragile accordo con la Cina per la riduzione dei dazi, ma Trump ha già accusato Pechino di non rispettarne i termini.
Dietro il raddoppio dei dazi e l’accordo con Nippon Steel si nasconde una strategia chiara: riportare la produzione di acciaio al centro del rinascimento industriale americano.
Trump ha elogiato l’impegno del partner giapponese, sottolineando l’investimento di 14 miliardi di dollari, con una parte sostanziale destinata proprio alla modernizzazione e all’espansione degli impianti sul suolo americano.
Un messaggio diretto agli elettori dell’America profonda, a cui Trump promette protezione, posti di lavoro e rinascita industriale.
Ma a livello globale, l’iniziativa rischia di innescare una nuova ondata di tensioni e ritorsioni commerciali.
APPROFONDIMENTO

La domanda di rottami e materiali riciclati crescerà, ma non l’offerta (McKinsey)
McKinsey lancia l’allarme: nei prossimi anni la domanda di rottami e materie prime riciclate crescerà più velocemente dell’offerta.
Secondo un nuovo rapporto di McKinsey & Co., nei prossimi anni la domanda di materiali riciclati e a basse emissioni di carbonio crescerà a un ritmo superiore rispetto alla capacità produttiva globale.
Il documento, intitolato “Looking upstream: A path to unlocking low-carbon, circular materials”, sottolinea come settori chiave — tra cui metalli come acciaio, alluminio, rame, metalli per batterie e metalli preziosi — siano destinati a subire una crescente pressione per reperire materie prime a ridotto impatto ambientale.
Lo studio analizza anche altri materiali energivori come plastica, vetro e cemento, ponendo l’accento sulle emissioni di gas serra (GHG) legate alla loro produzione e sull’importanza della disponibilità di materiali riciclati.
Rame e plastica: deficit strutturali all’orizzonte
Tra i dati più significativi evidenziati dal rapporto c’è la previsione di un mercato globale teso per il rame a basso contenuto di carbonio o riciclato: tra il 2025 e il 2035 si prospetta un deficit fino a 3 milioni di tonnellate annue.
Uno squilibrio che potrebbe compromettere la transizione ecologica in settori strategici come l’energia e la mobilità elettrica.
Non va meglio per la plastica. Nonostante le promesse dell’economia circolare, McKinsey segnala un problema strutturale nella catena di fornitura di plastica riciclata, con un potenziale deficit di 2 milioni di tonnellate l’anno nel prossimo decennio.
Una carenza aggravata da tassi di riciclo ancora troppo bassi a livello globale.
L’alluminio tiene, l’acciaio arranca
Sul fronte dei metalli, l’alluminio sembra essere il materiale con le maggiori possibilità di soddisfare la domanda di versioni secondarie e a basso impatto ambientale entro il 2035.
Al contrario, il settore dell’acciaio laminato piano mostra le stesse problematiche strutturali di quello della plastica, rendendo difficile soddisfare le esigenze crescenti del mercato.
Il rapporto afferma che la circolarità “ha il potenziale di ridurre le emissioni in molteplici settori e lungo tutta la catena del valore”, ma evidenzia anche le difficoltà nel reperire quantità sufficienti di materiali secondari, a causa della scarsità delle fonti esistenti.
Nuove fonti di materiali secondari e ostacoli tecnologici
Uno dei messaggi chiave del report è l’urgenza per le imprese di sviluppare una comprensione più approfondita delle barriere attuali e delle soluzioni disponibili.
In particolare, viene suggerito di orientarsi verso nuove fonti, ovvero flussi di materiali derivanti da prodotti a fine vita (post-consumer scrap), invece di competere per le scorte già limitate disponibili nel mercato.
Tecniche innovative stanno cercando di superare gli ostacoli tecnici al riciclo di leghe specifiche, spesso compromesse dal riciclo indiscriminato di rottami misti.
Superare questi limiti permetterebbe di aumentare significativamente l’utilizzo di materiali riciclati anche in applicazioni ad alte prestazioni.
L’elettronica di scarto come miniera urbana
Un’altra area ad alto potenziale è quella dei rifiuti elettrici ed elettronici (WEEE). Secondo McKinsey, le aziende potrebbero ottenere volumi aggiuntivi sviluppando partnership strategiche e infrastrutture dedicate al riciclo dell’e-waste.
In particolare, il successo dipenderà dalla capacità degli attori della filiera di identificare e ridurre i principali costi operativi — dalla raccolta allo smontaggio, fino al trattamento — facendo leva su tecnologie emergenti, logistica a basso costo e sinergie industriali.
Nonostante la domanda crescente, il rapporto mette in guardia contro l’incertezza legata ai “green premium”, ovvero i sovrapprezzi richiesti per materiali più sostenibili.
Con i costi delle materie prime già in aumento, il lento sviluppo di un mercato disposto a pagare tali premi potrebbe diventare un collo di bottiglia, limitando la diffusione su larga scala di materiali circolari.
Le imprese, concludono gli autori dello studio, dovrebbero agire ora per assicurarsi l’accesso a questi materiali, costruendo strategie di approvvigionamento più resilienti e sostenibili.
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