La Borsa LME si scopre sempre più lontana dalle tensioni finanziarie generate dall’effetto domino delle crisi bancarie, un contesto più libero dai condizionamenti esterni, ma con prezzi decisamente più instabili.

Il numero delle criticità che il mondo della finanza sta affrontando e che da voci sempre più insistenti colpirà anche il cuore dell’Eurozona, cresce in modo preoccupante.

Negli ultimi anni la Borsa LME pare essersi affrancata dai riflessi diretti delle crisi finanziarie di molti soggetti che per oltre trent’anni avevano disposto dei presidi di tutela e controllo, più o meno diretti, presso i “ring” di contrattazione. La piazza londinese dove si quotano i metalli industriali è sì importante, ma non determinante nello spostare gli equilibri del comparto finanziario.

Il concetto appena espresso è utile per specificare che le perdite accumulate dal settore finanziario-speculativo negli ultimi due anni al LME, non rappresentano il punto di non ritorno dei presenti e purtroppo, futuri dissesti contabili di istituti bancari che hanno operato con eccessiva disinvoltura nelle Borse merci di tutto il mondo.

Una quantificazione di massima di quello che il comparto speculativo finanziario può aver perso in termini di redditività al London Metal Exchange, a seguito dell’inasprimento delle politiche monetarie delle principali Banche Centrali, risulta stimabile in circa 20 punti percentuali, la quantificazione rendicontabile e certa, può essere estrapolata da una veloce analisi evolutiva dell’indice LMEX degli ultimi dodici mesi.

Un quinto del denaro investito sugli “industriali” è stato dissipato sulla base di ragionamenti e strategie fatte di tante supposizioni e poco pragmatismo, dove il mantenimento di posizioni “lunghe” da parte del comparto speculativo-finanziario, ha provocato un notevole disorientamento tra coloro che i metalli li usano tutti i giorni per le loro attività produttive.

La necessità di sapersi muovere in spazi sempre più ristretti risulta quindi la sola forma di strategia possibile per operare con relativa efficacia alla Borsa LME.

Rame, settimana sugli scudi!

Gli effetti di un’interessante settimana di Borsa sono il risultato della crescita di molti metalli del listino, a cominciare dal Rame, che in soli otto giorni ha fatto registrare un incremento del 3.7% in rapporto al riferimento USD 3mesi. L’attuale collocazione di prezzo è senza dubbio molto interessante per il Rame, riportandosi in una zona del grafico di massimo relativo, popolata per l’ultima volta ad inizio mese. Le riflessioni sulla tenuta dell’attuale quotazione del metallo non mancano, a cominciare dall’eccessiva quantità di denaro “lungo”, che potrebbe rappresentare un freno per ulteriori progressioni del prezzo LME.

Zinco in equilibrio tra domanda e offerta

Il buon equilibrio tra domanda e offerta porterà benefici riflessi nella determinazione del valore di Borsa dello Zinco, che si troverà nelle condizioni di produrre un efficace riposizionamento del valore USD 3mesi oltre quota 2900, definibile come linea di confine tra le prospettive di indirizzo del metallo.

Ottone e Zama

L’Ottone e la Zama seguiranno nei prossimi giorni andamenti tra lo stabile e l’altalenante a seconda degli equilibri dei principali metalli in composizione. Il Rame sarà l’elemento determinante per tracciare la direzionalità delle “leghe gialle”, cresciute sicuramente oltre misura anche a causa del suo buon incremento di prezzo nelle ultime sedute LME. La Zama continuerà a rimanere in una zona di estremo interesse per chi dovrà acquistare la lega, area di stazionamento del prezzo che risulterà tale fino a quando lo Zinco non individuerà una traccia di indirizzo più definita.

Alluminio in leggero progresso

L’Alluminio ha ripreso a progredire in ottica USD 3mesi ed un elemento che gioca a favore per la tenuta della escursione rialzista è l’assenza di accumuli di denaro in entrambi gli orientamenti. L’attuale area di collocamento del prezzo LME dell’Alluminio rappresenta un riscontro importante, ma non determinante per considerarla la base di lancio per ulteriori fasi incrementali durature.

Estrema variabilità per il Nichel

La sempre più ridotta quota di speculazione che è interessata al Nichel ha portato il metallo ad un’estrema variabilità nella sua definizione di Borsa. I recenti progressi o per meglio dire, il nuovo allaccio ai valori medi delle due settimane centrali di marzo, non presuppongono l’avvio di una nuova fase di incrementi per il prezzo USD 3mesi del Nichel.

Momento congeniale per il Piombo

Il momento positivo della Borsa LME risulta congeniale per il Piombo, riuscito nel corso dell’intera ottava a collocarsi in un contesto di buona crescita. I prossimi giorni saranno determinanti per definire i futuri indirizzi di tendenza del metallo, anche se sarebbe più appropriato considerare l’attuale livello di quotazione USD 3mesi già un massimo relativo.

Stagno, in vista fase di rialzo importante

Lo Stagno, come spesso accade, sta facendo corsa a sé, dove la crescita registrata nelle ultime sedute porta a considerare l’attuale prezzo 3mesi il solo punto di avvio per una progressione ancora più importante.

UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA

Alluminio UE: giù i costi energetici ma i produttori tagliano. Perché?

Costi energetici più bassi, ma le fonderie di alluminio continuano a spegnere i forni. La produzione di primario in Europa è destinata a scomparire.

Anche se i prezzi dell’energia elettrica sono scesi, continuano i tagli alla produzione di alluminio in Europa. Perché? Cosa sta succedendo davvero?

Negli ultimi due anni l’Europa ha perso circa la metà della sua capacità produttiva poiché i prezzi dell’energia sono volati alle stelle, riducendo drasticamente i margini dei produttori. Da questa morìa si sono salvati soltanto i produttori a basso costo. Tuttavia, mentre i costi dell’energia scendono, i tagli produttivi continuano e, per quanto possa sembrare un paradosso, i prezzi non riescono a riprendersi.

Prezzi dell’elettricità aumentati di 10 volte in 2 anni

Dalla fine del 2021 è stata tagliata più di 1 milione di tonnellate di capacità annua di alluminio e tutti ricordano ancora quando i prezzi all’ingrosso dell’elettricità avevano raggiunto il picco (agosto 2022), stabilendosi dieci volte più in alto rispetto a due anni prima. In Italia l’elettricità aveva raggiunto 543 euro per MWh, quando a marzo 2021 era a 60 euro per MWh.

Ma, a partire da settembre, i prezzi dell’energia elettrica sono scesi significativamente e, a gennaio di quest’anno, in Italia erano più bassi del 67% e in Germania del 71,1% rispetto al picco di agosto dello scorso anno.

Chi aveva sperato che il peggio fosse passato per il settore dell’alluminio europeo, non aveva compreso a fondo cosa stava succedendo. A gennaio, infatti, la francese Aluminium Dunkerque, che gestisce una delle più grandi fonderie di alluminio in Europa, ha iniziato a riavviare la capacità inattiva da fine 2021. Al contrario, altri produttori (recentemente la tedesca Speira e la slovena Talum) hanno continuato a tagliare la produzione, in molti casi per sempre.

La produzione si sta spostando inesorabilmente verso est

Ad oggi, i prezzi dell’energia elettrica rimangono fino a tre volte più alti nell’Unione Europea (UE) rispetto a due anni fa e i margini dei produttori di alluminio non sono sufficienti per tenere accesi i forni. Nel frattempo, la produzione globale di alluminio ha continuato a crescere, raggiungendo i 5,27 milioni di tonnellate a febbraio, in aumento del 2,69% rispetto all’anno precedente (dati International Aluminium Show).

Non è difficile vedere in quello che sta accadendo uno spostamento strutturale della produzione primaria verso est. Il riavvio della capacità di fusione dell’alluminio comporta costi elevati tanto che è del tutto improbabile che venga riavviata una parte significativa della capacità europea ridotta. Di fatto, la crisi energetica ha accelerato un cambiamento strutturale che lascerà il nostro continente senza una produzione significativa di alluminio.

Adesso, per evitare che quando la domanda di metallo si riprenderà i prezzi volino alle stelle, non rimane che sperare e auspicare che la produzione persa dalla UE venga ripristinata altrove, in paesi dove i costi non siano così insostenibili come in Europa.

La produzione 2023 di acciaio inox aumenterà a 60 milioni di ton

I produttori di acciaio in Cina e Indonesia daranno un contributo significativo alla crescita della produzione di acciaio inossidabile nel corso di quest’anno.

Secondo gli ultimi dati di MEPS International, nel 2023 la produzione globale di acciaio inossidabile aumenterà a 60 milioni di tonnellate. A trainare questa crescita saranno soprattutto la Cina e l’Indonesia.

La produzione di inox in Cina raggiungerà i 34 milioni di tonnellate quest’anno, grazie alle aspettative positive per la crescita economica del paese e per i sostegni governativi che dovrebbero arrivare ai settori che consumano acciaio.

Anche l’India darà un contributo significativo, confermandosi il terzo paese più importante nella produzione di inox. La produzione del paese crescerà di oltre il 10% grazie soprattutto ai progetti infrastrutturali del governo indiano che porteranno a grandi consumi di acciaio inossidabile.

Male la produzione europea nel 2022. Ma quest’anno…

Ma veniamo all’Europa… Nel terzo trimestre del 2022 la produzione di acciaio inossidabile è diminuita di circa un terzo rispetto al trimestre precedente. L’indebolimento della domanda e gli alti costi delle risorse energetiche hanno costretto i produttori a sospendere parte delle loro attività. Allo stesso tempo, i dati di ottobre-novembre 2022 indicano una ripresa della produzione. Inoltre, diversi importanti produttori prevedono che la domanda migliorerà nel primo trimestre del 2023 sulla scia del calo dei costi energetici e dell’inflazione.

Negli Stati Uniti, la ripresa dell’attività richiederà più tempo che in Europa, dal momento che i produttori locali avranno bisogno di più tempo per abbassare le scorte. Tuttavia, dopo i primi sei mesi di quest’anno, la produzione dovrebbe riprendersi a causa dei fattori stagionali.

Il miglioramento del mercato in Asia orientale contribuirà alla crescita del consumo di acciaio inossidabile

La Corea del Sud nel quarto trimestre del 2022 ha prodotto solo 161.000 tonnellate di acciaio inossidabile. Il calo della produzione è dovuto all’uragano che ha danneggiato gli impianti di POSCO all’inizio dello scorso anno. Tuttavia, la società ha annunciato che il laminatoio a freddo è stato riavviato a gennaio e prevede di arrivare entro la fine dell’anno a 2 milioni di tonnellate di acciaio inox.

Infine, non certo per importanza, il Giappone aumenterà la sua produzione del 7% su base annua.

APPROFONDIMENTO

La corsa all’oro dei banchieri centrali. Acquisti record nel 2022

Nel 2022, gli acquisti di oro da parte delle banche centrali sono aumentati del 152% rispetto all’anno precedente.

Lo scorso anno abbiamo assistito a consistenti acquisti d’oro fisico da parte delle banche centrali in tutto il mondo. Adesso, che si cominciano a tirare i bilanci del 2022, siamo anche in grado di quantificare a cosa ha portato questa corsa all’oro dei banchieri centrali.

Gli acquisti netti dichiarati per lo scorso anno ammontano a 1.136 tonnellate, una quantità record e che arriva dopo 13 anni consecutivi di acquisti netti (dati del World Gold Council).

La Cina ha guidato la corsa ad aumentare le riserve auree

A trascinare gli acquisti è stata la Cina, che ha oltrepassato la soglia delle 2.000 tonnellate di riserve auree per la prima volta nella sua storia. La banca centrale del paese ha ricominciato a comprare oro a novembre ed ha poi effettuato un altro grosso acquisto di 30 tonnellate a dicembre, anche se molti ipotizzano che gli acquisti cinesi non siano stati tutti dichiarati ufficialmente. Comunque, tra il 2002 e il 2019, la Cina ha accumulato 1.448 tonnellate d’oro.

Secondo ZeroHedge, i cinesi potrebbero in realtà detenere molto più oro di quanto si sappia e diverse migliaia di tonnellate di metallo giallo potrebbero essere conservate in un’entità chiamata State Administration for Foreign Exchange (SAFE).

Oltre alla Cina molti altri paesi hanno ingrassato le proprie riserve auree. La Banca Centrale di Turchia ha accumulato circa 150 tonnellate d’oro nel 2022, la Croazia 2 tonnellate, l’India poco più di 31 tonnellate (gennaio-settembre) e l’Egitto circa 44 tonnellate (gennaio-settembre).

Un aumento del 152% degli acquisti delle banche centrali rispetto al 2021

Come detto, tutti i banchieri centrali del mondo hanno comprato per 1.136 tonnellate, una cifra che rappresenta un aumento del 152% rispetto al 2021. Era dall’anno della sospensione della convertibilità del dollaro in oro (1971) che non si vedeva un accumulo del genere.

Come ha dichiarato un importante funzionario del World Gold Council, tali grandi acquisti sottolineano il fatto che l’oro rimane una risorsa importante nel sistema monetario globale. Inoltre, in un anno segnato dall’incertezza geopolitica e dall’inflazione dilagante, le banche centrali hanno saggiamente deciso di mettere in cassa un bene reale e prezioso come l’oro.

LINK UTILI

METALLI RARI : https://www.metallirari.com/alluminio-ue-giu-costi-energetici-produttori-tagliano-perche/

METALLI RARI : https://www.metallirari.com/produzione-2023-acciaio-inox-aumentera-60-milioni-ton/

METALLI RARI : https://www.metallirari.com/corsa-oro-banchieri-centrali-acquisti-record-2022/

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