Buongiorno,

Condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

Una situazione d’incertezza generale sta condizionando l’intero listino degli “industriali”, che ad esclusione dello Stagno, vedrà dei prezzi in dollari non certo brillanti.

La Banca Centrale Europea ha tagliato di un ulteriore quarto di punto i tassi, pur precisando che non ne potrebbero seguire altri nel breve periodo e dopo una serie di otto correzioni consecutive verso il basso nello spazio di dodici mesi.

Negli ultimi tempi la politica monetaria della BCE risulta essere molto autoreferenziale, con annunci che anticipano sempre di parecchie settimane l’ufficialità delle decisioni che provengono da Francoforte, quasi nella totale indifferenza dei mercati.

Per rimanere in ambito valutario, c’è da segnalare una blanda inversione di tendenza da parte del dollaro che, almeno per il momento, pare aver fermato la situazione di forte incertezza nella definizione del suo rapporto di cambio con le altre monete, euro in primo luogo.

Una situazione, quella della parvenza di mutamento d’indirizzo della valuta statunitense, che ha avuto riflessi immediati nel corso della seduta di fine settimana al LME, pur mantenendo l’indicazione della “cinquina” in territorio positivo sulla base dell’indice LMEX a 1.8%.

Vi sono stati segnali d’inversione dei prezzi USD 3mesi e in maniera piuttosto marcata per Alluminio, Zinco e parzialmente per il Rame, stabilizzatosi in un punto di massimo relativo che non si vedeva dalla fine di marzo.

Rame sugli scudi

Il metallo guida del listino degli “industriali” aprirà la nuova settimana da un punto piuttosto privilegiato come prezzo, avendo una sua localizzazione nel grafico di riferimento al pari della situazione presente prima del ciclone sui dazi USA di inizio aprile.

L’eccesso di denaro presente in maniera massiccia sulle posizioni rialziste del Rame potrebbe determinare una situazione opposta alle aspettative di molti e in prima battuta, significherebbe un arresto della fase di aumento del prezzo USD 3mesi.

Zinco, calo del suo valore in dollari

La discesa del valore in dollari dello Zinco, che al termine della seduta di venerdì 6 giugno ha totalizzato l’1% di arretramento, non dovrebbe presentare ulteriori forme di rinforzo della sua tendenza negativa, anche se su questo metallo, come già evidenziato per il Rame, è presente una forte concentrazione di denaro “lungo” che andrà rimodulata.

Le Leghe, Ottone e Zama

Le leghe di Ottone e Zama non potranno che regolare di conseguenza i loro prezzi alla luce di quanto appena visto per i due metalli di riferimento, con quest’ultima assumere un indirizzo più netto e verso il basso dei suoi riferimenti, rispetto a quello che avverrà per i “gialli”.

Alluminio in via di stabilizzazione

Un prezzo debole, sempre espresso in dollari, ma in via di stabilizzazione, lo metterà in evidenza l’Alluminio, non certo nel suo momento migliore, sebbene a suo favore non mancherà lo stato di equilibrio generato in Borsa tra le componenti domanda e offerta.

Andamento lineare anche per il Nichel

Il Nichel continuerà a mantenere un andamento piuttosto lineare in termini della sua valorizzazione dollari 3mesi e dove lo stato di salute della valuta statunitense sarà l’elemento più qualificante per la determinazione dello stato finale del suo impatto economico per gli utilizzatori diretti e indiretti dell’Eurozona.

Avvisaglie di ribassi per il Piombo

Le porte si sono aperte per il Piombo, ma nella direzione di diminuzioni e questa situazione di mercato potrebbe subire un’accelerazione ulteriore se venissero confermate le avvisaglie di una fase di volatilità ribassista evidenziate nell’ultima seduta LME della scorsa ottava.

Stagno il più performante

La resistenza al varco verso il basso della soglia dei 30mila dollari 3mesi ha fornito allo Stagno uno spunto di forte rivalutazione del suo riferimento di Borsa e che porterà questo metallo ad essere il più performante dell’intero listino nel corso di questa settimana.

Contrattazioni alla Borsa LME di Londra

Giochi di borsa sull’alluminio. Un trader compra tutte le scorte LME

LME sotto i riflettori dopo una mossa audace di Mercuria, colosso del trading energetico, che ha assunto una posizione record sull’alluminio, ben oltre le scorte disponibili.

Cosa sta succedendo nelle trading room degli operatori che si occupano di metalli, tanto da costringere il London Metal Exchange (LME) ad intervenire?

In poche parole, Mercuria Energy Group Ltd. (una multinazionale delle commodity, soprattutto energia) ha aperto una posizione sul contratto di giugno di gran lunga superiore alle scorte di alluminio presenti nel sistema di stoccaggio della borsa (la maggior parte delle quali già di proprietà di Mercuria).

Secondo Bloomberg, Mercuria ha assunto questa posizione come scommessa sul fatto che un allentamento delle sanzioni contro la Russia potrebbe far salire le quotazioni dell’alluminio.

La scommessa di Mercuria

Di conseguenza, se Mercuria dovesse mantenere la posizione fino alla scadenza, chi ha venduto alluminio allo scoperto potrebbe avere difficoltà a trovare metallo sufficiente a coprire le proprie posizioni, rischiando di provocare enormi turbolenze sul mercato.

Ecco perché la Borsa di Londra è intervenuta, obbligando Mercuria a cedere la sua enorme posizione nell’alluminio ad altri trader.

Per i più attenti osservatori di mercato questo episodio rivela una tendenza che sta prendendo piede nel settore dei metalli e cioè l’arrivo delle grandi società di trading dell’energia con le loro aggressive scommesse speculative.

L’operazione di cui sopra di Mercuria arriva dopo che i rivali Vitol Group e Gunvor Group hanno recentemente fatto tremare il mercato LME dell’alluminio con le loro importanti posizioni.

Energy trader: i giganti che agitano il mercato dei metalli

Se la presenza di operatori pronti ad assumere posizioni di rilievo non è certo una novità per l’LME, a scuotere gli equilibri è stato l’ingresso massiccio, nell’ultimo anno, dei colossi del trading energetico.

Un’ondata che sta amplificando dinamiche già consolidate.

I nuovi protagonisti, privi di rapporti consolidati con i produttori, a differenza dei veterani del settore, si rivolgono sempre più spesso direttamente alla borsa per acquistare metallo fisico.

Una mossa obbligata che, unita all’escalation delle tensioni commerciali globali, sta creando nuove occasioni per operazioni lampo e accaparramenti di scorte, spesso messi a segno con preavvisi minimi.

Inoltre, la presenza dominante di metallo russo nei magazzini LME crea nuove opportunità di speculazione.

Considerato meno pregiato sul mercato, questo materiale è generalmente il primo a essere consegnato nei contratti. Di conseguenza, chi punta a ottenere metallo non russo deve muoversi con decisione, aprendo posizioni particolarmente corpose.

Proprio quello che potrebbe aver spinto Mercuria a speculare sull’alluminio.

La società ha dichiarato pubblicamente che un eventuale allentamento delle sanzioni contro la Russia potrebbe far lievitare il valore del metallo russo scambiato in borsa, con un impatto immediato sui prezzi dell’alluminio a breve termine, destinati – in questo scenario – a superare quelli dei contratti con scadenze più lontane.

Tra litio, cobalto e terre rare: il futuro energetico del mondo passa dall’Africa

L’Africa detiene una quota significativa dei minerali essenziali al mondo per le tecnologie delle energie rinnovabili e per i veicoli elettrici.

L’Africa vanta una lunga storia nel settore minerario, che in molti paesi rappresenta una delle principali fonti di occupazione.

Oggi, con l’aumento della domanda globale di minerali critici – indispensabili per alimentare la transizione verde – le risorse naturali del continente stanno attirando l’interesse crescente delle compagnie minerarie internazionali.

Tuttavia, lo sviluppo dell’industria mineraria e della lavorazione dei materiali grezzi è stato spesso ostacolato dalla mancanza di fondi e di industrializzazione.

L’accesso ai giacimenti richiede non solo capitali consistenti, ma anche competenze tecniche avanzate.

Sudafrica e Zimbabwe, ad esempio, possiedono importanti riserve di metalli del gruppo del platino (PGM), fondamentali per l’idrogeno verde e per la decarbonizzazione dei trasporti pesanti, del riscaldamento e dell’industria.

I due paesi detengono anche risorse di cromo, essenziale per tecnologie legate all’energia solare, geotermica, nucleare, idroelettrica ed eolica.

Il potenziale minerario nascosto dell’Africa

Alcune stime indicano che il continente africano potrebbe contenere circa il 30% delle riserve mondiali di minerali critici, con un potenziale ancora più elevato in aree poco esplorate.

Diverse nazioni vantano riserve significative di cobalto e manganese, elementi chiave per la produzione di batterie agli ioni di litio, fondamentali per i veicoli elettrici e per lo stoccaggio di energia su larga scala.

L’Africa ospita inoltre circa un quinto della grafite naturale globale, un altro componente essenziale per le batterie moderne.

Le attività minerarie già in corso in Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Ghana, Madagascar, Sudafrica e Zambia forniscono un ampio approvvigionamento di questi materiali.

Namibia, Mali e Tanzania presentano invece un grande potenziale in termini di grafite e litio, contribuendo in misura crescente all’offerta globale.

La Guinea, infine, è il maggior produttore mondiale di bauxite, materia prima fondamentale per l’alluminio.

Terre rare: l’Africa prepara la sfida alla Cina

La domanda globale di terre rare è destinata a quadruplicare entro il 2030.

In questa corsa alle risorse, otto nuovi giacimenti sono in fase di sviluppo in Angola, Malawi, Sudafrica e Tanzania, con l’inizio delle operazioni previsto entro il 2029. Questi progetti dovrebbero fornire circa il 9% della produzione mondiale di terre rare.

Se le previsioni saranno confermate, entro fine decennio l’Africa passerà dall’attuale 1% al 10% della produzione globale.

Attualmente, la Cina detiene il controllo di oltre i due terzi delle terre rare mondiali, consolidando un vero e proprio monopolio. Di fronte a questo squilibrio, molte economie avanzate stanno cercando alternative per garantire la sicurezza energetica e diversificare le fonti di approvvigionamento.

In tale contesto, l’Africa rappresenta una risorsa strategica e una possibile destinazione per investimenti congiunti da parte di Stati Uniti, Europa e altre potenze industrializzate.

Opportunità per lo sviluppo locale e industriale

Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI), il contributo dei minerali critici potrebbe aggiungere almeno il 12% al PIL africano entro la metà del secolo. Ma per raggiungere questo traguardo sarà necessario attrarre alti livelli di investimento privato, in più paesi contemporaneamente.

Valorizzare localmente i minerali critici – invece di esportarli come materie prime – potrebbe trasformare le economie africane.

Uno studio del World Economic Forum suggerisce che, se l’Africa riuscisse a conquistare anche una piccola quota del mercato globale della produzione di batterie, si potrebbero creare tra 500.000 e 1 milione di nuovi posti di lavoro.

La crescita del settore industriale comporterebbe un aumento della domanda energetica, offrendo così un ulteriore incentivo agli investimenti nelle energie rinnovabili per supportare queste nuove attività produttive.

Verso una nuova equità nei rapporti internazionali

Il modello di sviluppo minerario sta già cambiando. In Zimbabwe, ad esempio, il governo ha vietato l’esportazione di litio grezzo nel 2022, chiedendo agli acquirenti di investire nella costruzione di impianti per la produzione di batterie direttamente nel paese. Si tratta di un chiaro segnale della volontà africana di ottenere un maggior valore aggiunto dalle proprie risorse naturali.

Tuttavia, per evitare che la transizione verde si trasformi in una nuova forma di neocolonialismo, è fondamentale promuovere accordi commerciali equi, con benefici concreti per le comunità locali.

Le operazioni minerarie future dovranno garantire uno sviluppo sostenibile, con investimenti nella filiera locale e nella formazione di manodopera specializzata, rompendo il paradigma storico in cui i profitti erano riservati agli attori esterni e i costi ricadevano sulla popolazione africana.

L’Africa possiede un patrimonio inestimabile di minerali critici.

Con una strategia orientata al valore aggiunto, allo sviluppo industriale e a partnership internazionali eque, il continente africano può diventare uno degli attori chiave della transizione energetica globale, cogliendo l’opportunità di una crescita economica strutturata e duratura.

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