Buongiorno,

condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

E’ stata una settimana di Borsa decisamente sottotono con i prezzi di molti metalli ritornare ai livelli di metà agosto. Una flessione che sarà di breve durata ad esclusione del Nichel, in forte difficoltà.

La sensazione generale per il listino degli “industriali” è quella di un nuovo riposizionamento verso il basso, dopo un inizio di mese molto promettente in Borsa.

La situazione congiunturale è preponderante rispetto alle aspettative, anche logiche, di un generale incremento di richieste di metalli da parte del comparto manifatturiero nel dopo vacanze. La flessione di quasi tre punti dell’indice settimanale LMEX sintetizza quanto siano state complesse le vicende in Borsa.

Rame depresso nei valori di riferimento

Il Rame cercherà di concentrare, come frequentemente accade nei momenti critici, la ricerca di argomenti tendenti al positivo e in grado di poter dare elementi di discontinuità ad un listino LME ritornato depresso nei valori di riferimento. Gli ottimisti dovranno però attendere qualche tempo, sebbene proprio il Rame a breve fornirà validi elementi di un cambio di passo, che comunque avverrà solo al termine di una parabola ribassista che fisserà il punto di minimo relativo sotto la linea degli 8200 dollari 3mesi.

Arretramento per lo Zinco ma senza preoccupazioni

L’arretramento registrato dallo Zinco non desta preoccupazioni e questo in termini di prospettiva quotazione LME, sostanzialmente la tenuta sopra la soglia dei 2400 USD 3mesi porta a considerazioni di stabilità prolungata del prezzo.

Le Leghe – Ottone e Zama

Le leghe con base Rame e Zinco avranno delle escursioni di quotazione che saranno la diretta conseguenza di quanto appena descritto per ogni singolo metallo; il tutto senza dimenticare l’effetto compensatore del cambio, con il dollaro ancora in pressione sull’euro.

L’Ottone registrerà variazioni che saranno la diretta conseguenza delle oscillazioni del Rame al LME, mentre la Zama procederà con degli adeguamenti minimi, attestandosi sostanzialmente sui valori di fine luglio.

Attesa rimandata per una ripresa dell’Alluminio

L’attesa di qualcosa di importante per l’Alluminio dovrà essere rimandata. L’attuale quotazione di Borsa del metallo non rende agevole una lettura di prospettiva del prezzo USD 3mesi, sebbene non sia da considerare plausibile un’ulteriore importante flessione del suo valore.

Ennesimo momento di crisi per il Nichel

Il Nichel è alle prese l’ennesimo momento di crisi, generando una notevole sensazione di disorientamento tra gli utilizzatori che avevano letto nei recenti progressi del prezzo LME una nuova stagione di relativa stabilità. Le aspettative sul Nichel, a questo punto, sono piuttosto incerte, anche se non drammatiche, con un incontro fattivo tra domanda e offerta che sarà comunque collocato sotto la demarcazione dei 20mila dollari 3mesi.

Tenuta del prezzo per il Piombo

La tenuta del prezzo del Piombo è ormai un fatto assodato, sebbene il picco di massimo relativo dello scorso 1° settembre ha rappresentato un fatto estemporaneo, pur mettendo in evidenza che la crescita del prezzo degli ultimi tempi è costruita su fondamentali piuttosto importanti.

Segnali di disagio per gli utilizzatori di Stagno

Lo Stagno nella settimana appena conclusa ha introdotto un segnale di disagio da parte degli utilizzatori rispetto alla crescita del riferimento LME. La contrazione improvvisa della domanda ha giocato un ruolo fondamentale nella discesa del prezzo di Borsa dello Stagno, che comunque è risultata meno importante del previsto, anche a causa di un improvviso accumulo di liquidità rialzista avvenuto in chiusura di settimana.

UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA

Alluminio – simbolo tavola periodica

Improbabile che i prezzi dell’alluminio si riprendano nel 2023

Gli ultimi mesi sono stati difficili per i prezzi dell’alluminio che, da inizio anno, hanno perso oltre il 7%. Ma ecco cosa prevedono gli analisti per i prossimi mesi…

L’alluminio se la sta passando proprio male.

Mentre le principali economie mondiali stanno rallentando, i prezzi dei vari prodotti di alluminio scivolano verso il basso.

Anche gli analisti più esperti non hanno del tutto chiaro quanto a lungo potrebbe durare il brutto momento dell’alluminio, le cui prospettive sembrano piuttosto cupe nel breve termine. Il metallo utilizzato quasi ovunque, ha visto i prezzi in discesa continua nel corso di quest’anno (-7%), dopo aver toccato i massimi a gennaio.

Il parere degli analisti per il breve termine

Secondo l’australiano Office of the Chief Economist (AOCE), il prezzo spot LME diminuirà del 13% su base annua nel 2023, raggiungendo una media di 2.365 dollari a tonnellata, soprattutto a causa del rallentamento della crescita mondiale.

Per BMI (divisione di Fitch Solutions), la lenta ripresa dei settori ad alta intensità di materie prime della Cina e le scarse prospettive della domanda globale hanno esercitato pressioni sui prezzi negli ultimi mesi, cosa che probabilmente continuerà per il resto del 2023.

Anche ING Think rileva che il quadro fondamentale per l’alluminio non è cambiato, con una domanda di alluminio che rimane debole e i riavvi produttivi in Europa che non si vedranno prima del 2025. Inoltre, gli analisti di ING sottolineano che l’81% delle scorte di alluminio LME sono di origine russa. Una percentuale così grande di alluminio russo nei magazzini LME fa temere che i prezzi della borsa metalli di Londra riflettano sempre più il prezzo del metallo di origine russa.

Occhi puntati sulla Cina e sui tassi d’interesse americani

Tutti gli esperti concordano che gli sviluppi in Cina, maggiore consumatore mondiale di alluminio, saranno cruciali per determinare la direzione dei prezzi dei metalli in questi ultimi mesi dell’anno.

A questo proposito vanno registrati alcuni segnali incoraggianti dai dati più recenti a seguito dell’introduzione di nuove misure di stimolo, mentre si spera che l’incremento della spesa al consumo possa contribuire ad alleviare le crescenti preoccupazioni sul rallentamento della domanda.

Anche i tassi d’interesse, e quindi l’andamento del dollaro americano, giocheranno un ruolo determinante per il futuro dell’alluminio. Secondo ING, il rally dei tassi potrebbe essere giunto al capolinea e questo dovrebbe portare ad un indebolimento del dollaro che, a sua volta, spingerebbe i prezzi dei metalli verso l’alto. Uno scenario che, comunque, potrebbe prendere corpo soltanto dal prossimo anno.

APPROFONDIMENTO

Qualcuno vuole la deindustrializzazione dell’Europa?

Deindustrializzazione in Germania. Addio alla prosperità europea?

Il motore economico dell’Europa si sta fermando, trascinando l’intero continente verso la deindustrializzazione?

BASF taglia 2.600 posti di lavoro e investe in Cina

Il gigante chimico che è stato un pilastro dell’economia tedesca per oltre 150 anni, un’azienda che ha contribuito in modo determinante all’ascesa industriale del paese, con enormi investimenti in innovazione e sviluppo che hanno lanciato la Germania alla testa di molti settori industriali, ha deciso di tagliare posti di lavoro in patria e investire in Cina!!

BASF, fondata nel 1865, si sta drasticamente ridimensionando in Germania e, a febbraio di quest’anno, ha annunciato la chiusura di un impianto di fertilizzanti nella città dove tutto era iniziato, Ludwigshafen. L’operazione ha portato ad un taglio di circa 2.600 tagli di posti di lavoro. L’azienda, lo scorso anno, ha perso 130 milioni di euro.

Ma per la BASF il mondo non finisce in Germania e il suo ultimo investimento da 10 miliardi di dollari in un complesso all’avanguardia per la produzione sostenibile, finirà in terra cinese.

Non c’è più fiducia nelle imprese tedesche

Dopo che l’economia tedesca è scivolata in recessione nel primo trimestre di quest’anno, tutta una serie di sondaggi confermano una profonda sfiducia nel futuro delle imprese tedesche. Mentre i politici si illudono che il paese sia soltanto in recessione tecnica, l’economia tedesca sta strutturalmente invertendo marcia, una manovra che dovrebbe far tremare tutta l’Europa.

La guerra delle sanzioni contro la Russia, la crisi energetica, la carenza di lavoratori e la burocrazia troppo invadente e inefficiente, hanno spinto molte delle più grandi aziende tedesche (Volkswagen e Siemens) ma anche una miriade di aziende più piccole e meno conosciute, ad andarsene dal paese per approdare in Nord America o in Asia. E le aziende che non abbandonano il paese restano purché sia il governo a ripagarle.

I nuovi ordini alle società di ingegneria del paese sono crollati a maggio del 10% (ottavo calo consecutivo). Il numero di nuovi investimenti esteri in Germania è diminuito nel 2022 per il quinto anno consecutivo, toccando il punto più basso dal 2013.

Dritti, dritti verso il declino economico

Se non accadrà qualcosa di totalmente inaspettato e fortunato, la Germania è irrimediabilmente incamminata verso un profondo declino economico, ma in buona compagnia. Infatti, la crisi industriale in Germania avrà un impatto sostanziale sul resto dell’Unione Europea (UE) visto che molti paesi membri (Italia in prima fila), negli ultimi tre decenni, sono diventati fabbriche dell’industria tedesca.

La deindustrializzazione incombe sull’Europa mentre i funzionari di Bruxelles attribuiscono le colpe alle politiche ingiuste negli Stati Uniti e in Cina, che metterebbero le aziende europee in una posizione di svantaggio. Purtroppo, i problemi sono molto più profondi e non hanno soluzioni facili, soprattutto senza poter disporre del gas russo.

Come molti osservatori avevano chiaramente detto, il muro contro muro con la Russia che ha provocato la perdita del gas naturale a basso costo è equivalso ad una repentina condanna a morte per il sistema industriale tedesco ed europeo.

Un problema gigantesco nel totale disinteresse dell’opinione pubblica

Tutto questo sta avvenendo mentre l’opinione pubblica è beatamente inconsapevole di cosa ci aspetta. Al contrario, chi è in prima linea non si fa troppe illusioni visto gli attuali sviluppi geopolitici che hanno reso chiaro come il modello economico tedesco (con il settore automobilistico che rappresenta quasi un quarto della sua produzione) non sia più garante di prosperità.

A peggiorare le cose ci si è messa anche la trasformazione verde del paese.

Proprio quando stava perdendo l’accesso al gas russo, la Germania ha spento tutte le sue centrali nucleari mentre, dopo quasi un quarto di secolo di sovvenzioni alle energie rinnovabili, ci si è resi conto che non ci sono ancora abbastanza turbine eoliche e pannelli solari per soddisfare la domanda di energia. Le conseguenze sono che i tedeschi pagano 3 volte la media internazionale per l’elettricità.

Dulcis in fundo, nonostante l’esodo industriale in corso, i politici tedeschi continuano a negare l’esistenza del problema. Comunque, molto meglio dei politici italiani che il problema non sanno nemmeno che esista.

Eppure, l’Italia sarà tra le prime ad essere travolta dallo sconvolgimento del sistema industriale tedesco, con conseguenze che saranno drammatiche soprattutto in regioni come Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, dove il settore manifatturiero è fortemente dipendenti dalle commesse tedesche. Ma questo sarebbe un altro lungo discorso…

LINK UTILI

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METALWEEK : https://www.metalweek.it//filemanager/mw/MWBASE230911.html

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METALLI RARI : https://www.metallirari.com/deindustrializzazione-germania-fine-prosperita-europea/

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