Buongiorno,

Condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

I prezzi risultano in equilibrio grazie all’improvvisa debolezza del dollaro rispetto all’euro. La domanda di metalli, sempre ai minimi, blocca le prospettive di una ulteriore crescita diffusa del listino LME.

Nel corso dell’ultima settimana i prezzi dei metalli industriali sono saliti in maniera importante al LME.

Un fenomeno che negli ambiti di quotazione espressi in dollari ha visto crescere su base ottava l’indice LMEX dell’1,18%.

Infatti, l’indicatore del listino londinese ha avuto quattro incrementi consecutivi arrivando a totalizzare un valore positivo pari a 5 punti percentuali.

Gli utilizzatori di metalli, in funzione dell’ultima fase di salita dei prezzi, che nella struttura di quotazione dollari / 3mesi si sono tutti collocati nelle zone di massimo relativo, hanno beneficiato dell’importante rivalutazione settimanale dell’euro rispetto al “biglietto verde”, riducendo così a meno di 0,4 punti percentuali la reale portata generale di incremento del listino LME.

Le dinamiche delle variazioni vanno ora analizzate per singolo metallo e bisognerà verificare quanto il fattore rialzista sia ancora presente ciascuna voce del listino.

Rame al livello della scorsa settimana

Il Rame non ha oltrepassato la soglia degli 8700 dollari / 3mesi, che avrebbe rappresentato, anche a livello psicologico, un superamento importante, ma in termini complessivi il metallo ha chiuso la cinquina di sedute LME con incremento dello 0,5%, allineandosi sostanzialmente al valore di inizio periodo.

Il ritorno del valore del Rame sotto la linea degli 8600 dollari o, meglio, in questa area, rappresenta per il “metallo rosso” il suo collocamento ottimale nei prossimi giorni.

Possibili margini di miglioramento per lo Zinco

I margini di miglioramento dello Zinco sono ancora possibili in termini di riferimento USD 3mesi, con una correzione verso l’alto decisamente importante, ma come detto in precedenza, occorrerà rapportare il tutto alla componente di cambio tra euro e dollaro.

Le Leghe – Ottone e Zama

Le leghe risentiranno quindi di due fattori, quello valutario di indubbio vantaggio per gli utilizzatori e quello della diretta direzionalità dei prezzi dei metalli presenti nelle composizioni, con lo Zinco che inciderà in modo significativo sull’incremento di valore della Zama e il Rame che porterà ad una sostanziale stabilità dei riferimenti rapportati all’Ottone.

L’Alluminio non rientra al momento nei piani degli speculatori

La quota di denaro rialzista in forte crescita sulle posizioni di Borsa dell’Alluminio rappresenterà un freno per la crescita ulteriore del prezzo dollari / 3mesi, tutto questo in considerazione del fatto che questo metallo non sta rientrando nei piani d’intervento del comparto speculativo-finanziario.

Nichel verso quota 18.000 dollari

Il Nichel è pronto a testare la soglia dei 18mila USD 3mesi con uno scenario di Borsa che vede domanda e offerta non opporre resistenze a questo suo nuovo approdo di quotazione.

Inerzia rialzista per il Piombo

L’inerzia rialzista rivestirà un aspetto importante per la definizione del prezzo del Piombo, dove la fase di crescita del prezzo LME che non andrà comunque scambiata come l’ennesima proiezione positiva, ma semplicemente un momento di massimo relativo.

Stagno sulle posizioni dello scorso agosto!

Lo Stagno sta puntando verso i 28mila dollari / 3mesi, con buona probabilità che questo varco di soglia possa verificarsi già nel corso di questa settimana e con gli stessi utilizzatori di “fisico” dare impulso a questa definizione di prezzo, vista per l’ultima volta lo scorso agosto.

UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA

Come e perché il settore dell’alluminio in Europa rischia la dissoluzione.

 Riuscirà a sopravvivere il settore dell’alluminio europeo a due tremende minacce come il divieto dell’alluminio russo e il CBAM?

È difficile non essere pessimisti sul futuro della produzione di alluminio in Europa.

Per quanti sforzi si possa fare alla ricerca del bicchiere mezzo pieno, quello che tutte le analisi lasciano intendere è che il bicchiere sarà presto drammaticamente vuoto, a meno di improbabili dietro-front della classe politica europea.

I due macigni che incombono sul settore dell’alluminio europeo sono ben visibili a tutti e avranno effetti sia nel breve che nel medio termine.

Uno di questi è il controverso divieto sull’alluminio russo, mentre l’altro è il CBAM, il meccanismo di adeguamento alle frontiere del carbonio.

Il macigno del divieto all’alluminio russo

Il primo macigno è la possibilità, che sembra ormai vicina, che l’Unione Europea (UE) vieti l’alluminio russo. Mentre il Regno Unito ha già vietato le importazioni di alluminio primario e semilavorato dalla Russia, la UE ha lasciato la libertà alle singole aziende consumatrici di decidere se auto-sanzionarsi o meno.

Secondo Reuters, ciò ha comportato un forte calo dei volumi a partire dal 2022, con le importazioni che sono scese dal 19% nel 2018 all’8% nel 2023.

Attualmente è il Medio Oriente a rifornire la maggior quantità di alluminio in Europa, ma gli esperti credono che non sarebbe in grado di colmare il vuoto che si dovesse creare senza il metallo russo.

Inoltre, anche se nel nostro continente esiste una certa capacità produttiva non utilizzata, i produttori non sono in grado di riaccendere gli impianti senza rimetterci soldi alle condizioni di mercato attuali.

In poche parole, un divieto all’alluminio russo aumenterebbe immediatamente i premi e lascerebbe i consumatori ad affannarsi per trovare alternative non russe. Un’altra conseguenza negativa sarebbe la perdita di riferimento dei prezzi quotati al London Metal Exchange (LME), visto che oltre il 90% del metallo nei magazzini di borsa è di origine russa.

La minaccia del CBAM

Il secondo macigno è invece l’imminente entrata a regime del CBAM.

Si tratta della tassa sui prodotti ad alta intensità di carbonio importati nella UE, che comprende anche l’alluminio.

A differenza del divieto russo, abbastanza controverso, questa minaccia ha il sostegno sia dei politici che dei produttori di alluminio, che lo vedono come parte integrante degli sforzi dell’Europa per decarbonizzare le proprie economie.

Qualcuno ha già iniziato a rivolgersi a fornitori che utilizzano alluminio di scarto anziché alluminio primario, poiché i rottami hanno un’impronta di carbonio significativamente inferiore.

Naturalmente, il mercato sta rispondendo alla crescente domanda di rottami con prezzi in rialzo e consumo di rottami in rapido aumento.

Tutto questo potrebbe presto tradursi nel fatto che la produzione di alluminio semilavorato derivante da rottami diventi più costoso rispetto a quella di primario.

Inoltre, costringere le aziende produttrici di alluminio ad apparire green significa che saranno i consumatori a pagarne il costo.

Tutto ciò considerato, in Europa è altamente probabile che i prezzi aumenteranno non appena la domanda inizierà a riprendersi. Ma quello che è davvero straordinario è che con l’avvicinarsi della scadenza del CBAM, i prezzi dell’alluminio in Europa potrebbero disaccoppiarsi da quelli del resto del mondo.

Diventeremo un’isola infelice e deserta per i consumatori di alluminio, almeno per quelli che non decideranno di emigrare in paesi più favorevoli alle imprese.

Vogliamo elettrificare il mondo. Ma abbiamo i materiali necessari?

La spinta verso l’elettrificazione e un futuro verde sta generando un’enorme domanda per l’estrazione di minerali critici. Ma la terra ha fisicamente abbastanza materiale per soddisfare i nostri bisogni?

Mentre si fa un gran parlare di soluzioni energetiche sostenibili, tutti i riflettori sono puntati sull’elettrificazione. Veicoli elettrici, dispositivi per l’energia rinnovabile e gadget high-tech continuano ad alimentare una domanda in forte crescita.

Ma siamo sicuri di avere abbastanza minerali per sostenere questo futuro elettrico?

In tutto il mondo la domanda di veicoli elettrici è in forte aumento e molti governi, come accade anche nell’Unione Europea (UE), hanno adottato politiche controverse per spingere i cittadini verso questo nuovo tipo di mobilità.

Molti paesi stanno introducendo divieti sulla vendita di nuove auto con motore a combustione, con il governo del Regno Unito che ha annunciato nel 2020 che i nuovi veicoli non plug-in sarebbero stati vietati entro il 2030.

Divieti simili sono stati preannunciati anche dalla Svezia e dalla Norvegia (quest’ultima introdurrà il divieto entro il 2025).

40,2 milioni di veicoli elettrici (entro il 2030) e 26 milioni di tonnellate di riserve di litio

Veicoli elettrici significano anche batterie e batterie significano litio. Secondo l’ultimo report di Global Data (Electric Vehicles Market 2023), la domanda di litio a causa dell’aumento delle vendite di batterie è sulla buona strada per crescere di oltre il 400% dal 2020 al 2030.

Di conseguenza, c’è una forte pressione per estrarre il litio abbastanza velocemente da garantire accordi di fornitura a lungo termine, in un mercato estremamente volatile.

Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), le vendite globali di veicoli elettrici hanno raggiunto i 10,6 milioni di unità nel 2022, una cifra che dovrebbe più che raddoppiare per raggiungere 22,1 milioni di unità entro il 2025 e 40,2 milioni di unità entro il 2030.

Le riserve globali di litio ammontano a 26,0 milioni di tonnellate a gennaio 2023 (dati dell’US Geological Survey riferiti al 2023). Le maggiori riserve si trovano in Cile (9,3 milioni di tonnellate) che fa parte del “triangolo del litio” sudamericano insieme all’Argentina e alla Bolivia.

Quest’ultima possiede riserve che potrebbero essere considerate teoricamente le più grandi del mondo (21 milioni di tonnellate), delle quali non è però certo se e quante siano economicamente sostenibili per l’estrazione.

Elettrificare tutto porterà ad un prosciugamento delle risorse minerarie necessarie?

In questo contesto, la principale preoccupazione del settore dei veicoli elettrici è garantirsi l’approvvigionamento di minerali chiave e terre rare per nutrire il crescente numero di gigafabbriche di batterie necessarie per soddisfare la domanda di batterie al litio che quadruplicherà entro il 2030.

McKinsey ha analizzato il mercato del litio, prevedendo che le batterie rappresenteranno il 95% della domanda globale di litio entro il 2030, con una domanda totale di litio che crescerà ogni anno di circa il 25%.

Da questi dati pare evidente che ci troviamo ad un bivio nel cammino verso un mondo elettrificato. Riusciremo a bilanciare le innovazioni promesse con la responsabilità della gestione delle risorse? Possiamo elettrificare il nostro futuro senza prosciugare gli stessi elementi che lo alimentano?

Le risposte non stanno solo nelle profondità delle miniere di litio (ma anche di rame, terre rare, cobalto, grafite, nichel, etc. etc.), ma nella nostra capacità di estrarre minerali in modo sostenibile, oltre che di riuscire a riciclare le batterie.

Purtroppo, riguardo a quest’ultimo punto, è sconcertante constatare come gli attuali tassi di riciclo siano bassissimi, visto che attualmente meno dell’1% delle batterie agli ioni di litio viene riciclato negli Stati Uniti e nella UE.

Un’isola incontaminata e da sogno? Esiste, ma nessuno vuole viverci

Pitcairn è la nazione meno popolata del mondo, con una popolazione di sole 50 persone. Nel tentativo di aumentare gli abitanti viene offerto il terreno gratuitamente e la residenza permanente ad ogni nuovo migrante.

Isole idilliache a migliaia di chilometri dalla civiltà, con paesaggi meravigliosi e fauna selvatica, acque più blu che chiunque abbia mai visto, dove il peggiore inquinamento acustico proviene dal mare azzurro che lambisce dolcemente la riva.

Per chi sogna di trasferirsi in un’isola remota, le isole Pitcairn potrebbero essere la soluzione ideale, considerando anche che gli isolani hanno escogitato un modo unico e allettante per incoraggiare l’immigrazione: viene offerta terra gratuita a chi decide di trasferirsi.

Una sola persona ha fatto domanda per trasferirsi

Tuttavia, per il momento, è difficile convincere qualcuno a vivere lì, né per amore né per denaro. Finora, l’offerta di terreni gratuiti non ha avuto molti acquirenti. Ogni anno circa 700 persone si rivolgono a Pitcairn per chiedere informazioni, ma quasi nessuno è ancora riuscito a stabilirsi lì.

La colonia sulle remote isole Pitcairn, che erano in gran parte popolate alla fine del 1700 quando gli ammutinati della HMS Bounty sbarcarono, è a rischio di estinzione. Di fronte al rapido invecchiamento della popolazione e al fatto che non nascono bambini da anni, gli abitanti cercano disperatamente di attirare nuovi residenti.

Ma il compito si sta rivelando molto più arduo di quanto sperato…

I funzionari di Pitcairn stanno cercando di aumentare la popolazione almeno fino a 80 abitanti, ma solo una persona ha fatto domanda per trasferirsi sull’isola, situata a circa 3.000 chilometri dalla Nuova Zelanda e a 1.000 chilometri da Tahiti.

L’isola degli ammutinati del Bounty

Si ritiene che l’isola sia stata abitata dai polinesiani per centinaia di anni, ma il primo incontro europeo avvenne quando la HMS Swallow del capitano Philip Carteret vi si imbatté nel 1767. Ma la maggior parte degli antenati dell’isola arrivò 22 anni dopo, quando arrivò la HMS Bounty, guidata da Fletcher Christian.

Gli otto ammutinati della nave (il famoso ammutinamento del Bounty) si stabilirono sull’isola portando con sé 6 uomini polinesiani e 12 donne di Tahiti. Ma il paradiso non durò e, nel giro di quattro anni, rimasero solo 4 ammutinati e 10 donne con i loro figli, mentre gli altri furono assassinati a causa di maltrattamenti o gelosia.

Ad oggi, meno di 50 isolani vivono a Adamstown, la capitale più piccola del mondo, e l’età media supera ormai i 50 anni. L’isola sopravvive grazie agli aiuti governativi dal 2004, anche se sta cercando di diventare economicamente autosufficiente.

L’isola ha elettricità e Internet, ma non c’è lavoro.

Per qualcuno una nuova vita a Pitcairn potrebbe essere il coronamento di un sogno, mettendo naturalmente in conto di trovarsi più isolato dal mondo di quanto lo fu Napoleone in esilio. Le isole sono in mezzo al nulla e le terre più vicine sono l‘Isola di Mangareva e l’Isola di Pasqua, mentre la nazione più vicina è la Nuova Zelanda.

Posto bellissimo, clima caldo tutto l’anno e numerosi vantaggi fiscali

Il posto è bellissimo, in parte per la sua lontananza ma anche per la protezione del governo. La Riserva Marina delle Isole Pitcairn è stata istituita per preservare le condizioni incontaminate dell’oceano che circonda le isole, dove arrivano ogni inverno le megattere per riprodursi.

Il clima è caldo tutto l’anno e durante la stagione estiva/piovosa (novembre-marzo) le temperature oscillano tra i 25 e i 35 °C, con livelli di umidità spesso superiori al 95%.

Durante l’inverno, le temperature scendono tra i 17 e i 25 °C.

Vivere a Pitcairn comporta anche numerosi vantaggi fiscali dal momento che, a parte una tassa fondiaria minima, non esistono imposte e tasse da pagare.

Inoltre, richiedere un terreno a Pitcairn è piuttosto semplice e i requisiti non sono molti. L’inizio è la domanda online, la cui compilazione e archiviazione costa 500 dollari neozelandesi.

Dopo aver presentato la domanda e dopo che il governo l’ha approvata, è necessario trascorrere sei mesi sull’isola prima di avere il terreno.

Attenzione, però, come dice il sito web sull’immigrazione di Pitcairn: “La vita a Pitcairn non è per tutti!”.

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METALWEEK: https://www.metalweek.it//filemanager/mw/MWBASE240311.html

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METALLI RARI: https://www.metallirari.com/vogliamo-elettrificare-mondo-abbiamo-materiali-necessari/

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