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Condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

Il listino LME ha nelle forchette di valore una nuova modalità di determinazione dei prezzi degli “industriali”, al momento non caratterizzati da indirizzi omogenei sulle rispettive tendenze.

Il comparto speculativo-finanziario non riveste più e questo ormai da lungo tempo, un ruolo determinante nella definizione delle quotazioni dei metalli industriali al LME.

I prezzi di Borsa espressi in dollari a 3mesi sono ora collocati all’interno di forchette più meno ampie nella loro valorizzazione complessiva, rappresentando quindi il contesto operativo dove gli utilizzatori e molte volte a loro insaputa, si muovono.

Una cosa simile è avvenuta la settimana scorsa alla Borsa londinese dei metalli, con le quotazioni che hanno fluttuato in tempi molto ristretti da ambiti di minimo a quelli di massimo, con l’indice LMEX presentare un saldo positivo del 3,2% su base ottava.

Rame oltre 8.500 dollari?

Lo spazio di crescita del prezzo 3mesi del Rame avrà come limite superiore di escursione il superamento della soglia degli 8500 dollari, andando così a toccare il massimo relativo di questo mese, ma non ci saranno i presupposti per spingersi oltre tale area.

Zinco effetto frenante

Lo Zinco avrà dalla sua un effetto frenante nel proseguimento della fase di rinforzo del prezzo in dollari costituito dall’eccesso di liquidità rialzista ormai su livelli importanti. L’incremento visto nelle ultime sedute LME non è stato certo rilevante, ma denota per lo Zinco una certa reattività ad opporre una serie di ribassi che nel breve termine saranno una consuetudine altamente probabile.

Le Leghe, Ottone e Zama

Le leghe in questo contesto di apparente forza di Rame e Zinco posizioneranno i loro riferimenti di prezzo con variazioni positive, con l’Ottone che andrà a migliorare la base prezzo fino ad un massimo di 100 euro, mentre la Zama metterà a segno degli incrementi di quotazione esigui ed in un contesto generale di minimi relativi rispetto ai primi due mesi dell’anno.

Per l’Alluminio maggiori prospettive di rinforzo

Il metallo che avrà le maggiori prospettive di rinforzo del suo riferimento USD 3mesi sarà l’Alluminio, rivestendo così il ruolo di metallo più performante del listino LME. Il clima positivo che accompagnerà i prossimi sviluppi di prezzo dell’Alluminio non dovrà essere confuso con una prossima impennata del valore LME, anche se la fase di volatilità rialzista che si presenterà a breve lascerebbe supporre a qualcosa di più importante.

Nichel relativamente bilanciato

Il timore di vedere il Nichel sotto la soglia dei 16mila dollari / 3mesi è per il momento una sensazione lontana, come allo stesso tempo attenderlo nuovamente oltre la linea del migliaio superiore. La situazione attuale del Nichel è quella di un posizionamento in un contesto di mercato relativamente bilanciato, dove il clima generale di Borsa giocherà un ruolo non secondario a riguardo della fissazione di breve periodo del metallo.

Terminata la fase ribassista del Piombo?

L’avvio di una fase di volatilità ribassista determinerà per il Piombo un momento di rallentamento sulle aspettative di segno contrario, anche in vista della ripresa produttiva in Cina dopo il lungo periodo di vacanza per il Capodanno.

Fase di ribassi per lo Stagno

Lo Stagno negli ultimi otto giorni ha dato prova di mantenere le sue promesse con il superamento della linea dei 27mila dollari / 3mesi, ma al momento questa determinazione di prezzo non sta trovando un grande seguito tra gli utilizzatori. La fase di arretramento del prezzo è già in atto e quindi per lo Stagno si prospetta una settimana di ribassi anche se non certamente pronunciati.

Tempi difficili per gli importatori di alluminio in Europa con il CBAM

CBAM sta scaricando costi e adempimenti, alcuni dei quali difficili se non impossibili da assolvere, sugli importatori europei di alluminio.

L’entrata nella fase transitoria del meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) dell’Unione Europea (UE) nell’ottobre dello scorso anno ha segnato un momento importante, anticipando la piena attuazione prevista per gennaio 2026.

Purtroppo, questo cambio normativo si sta rivelando un onere significativo per gli importatori europei di alluminio e un costo maggiore per il tutto il settore in un periodo di crescenti problemi di approvvigionamento.

Difficile, se non impossibile, disporre di informazioni sull’impronta di carbonio dei fornitori internazionali

CBAM, istituito a maggio dello scorso anno, è una misura sul cambiamento climatico che vuole impattare sul diritto commerciale internazionale. Il suo obiettivo principale è quello di far pagare agli importatori europei di determinati materiali un dazio in base alla differenza tra i prezzi del carbonio nel loro paese d’origine e quelli nella UE.

Tuttavia, fin dall’inizio sono emersi svariati problemi per gli importatori di alluminio, tra cui la conformità ai requisiti di reporting richiesti da CBAM. Per esempio, è molto difficile disporre di informazioni sull’impronta di carbonio dei fornitori internazionali.

Sebbene CBAM richieda queste informazioni come requisito legale, molte giurisdizioni internazionali non hanno leggi che le impongano.

Questa mancanza di regolamentazione può rendere impossibile per alcuni produttori di alluminio fornire informazioni precise sull’impronta di carbonio, specialmente se dipendono da fonti energetiche variabili come le energie rinnovabili.

Anche gli importatori che acquistano attraverso intermediari commerciali potrebbero trovarsi in difficoltà nel reperire tali dati. Inoltre, il processo di registrazione presso le autorità nazionali competenti nei paesi di origine delle importazioni può variare notevolmente da regione a regione, complicando ulteriormente il processo per gli importatori attivi in diverse giurisdizioni.

Bruxelles non cambierà idea

Di conseguenza, molti di loro dovranno cercare fonti alternative di alluminio che possano soddisfare i requisiti di reporting entro la scadenza del 2026.

Naturalmente, nei casi in cui l’impronta di carbonio può essere accuratamente determinata, viene applicata un dazio (ai sensi dei regolamenti della CBAM) che aumenta i costi per gli importatori.

In queste condizioni, con una grave crisi sul Mar Rosso in corso e con le sanzioni contro il metallo russo, la transizione verso fonti più sostenibili si complicherà ulteriormente, mentre il settore dell’alluminio europeo si troverà sempre più in difficoltà.

Nonostante ciò, è improbabile che Bruxelles decida di allentare l’attuazione di CBAM visto che questa normativa è una spina dorsale politica per gli integralisti della decarbonizzazione nel nostro continente.

Acciaio verde dai fanghi rossi scartati dalla produzione di alluminio

Una nuova tecnologia con un potenziale produttivo enorme. Un terzo della produzione mondiale annua di acciaio potrebbe essere ricavato dai fanghi rossi, i rifiuti generati per produrre alluminio primario.

Un nuovo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature sta suscitando un grande interesse, sia nel mondo scientifico che in quello imprenditoriale. I ricercatori del Max-Planck-Institut für Eisenforschung (Germania) hanno infatti sviluppato una tecnica innovativa che potrebbe rivoluzionare il settore siderurgico, riducendo drasticamente le emissioni di CO2 e affrontando un problema ambientale spinoso: i fanghi rossi.

180 milioni di tonnellate all’anno di fanghi rossi

L’industria dell’alluminio primario è conosciuta anche per la produzione di fanghi rossi, un sottoprodotto indesiderato e altamente tossico, oltre che difficile da smaltire. Ogni anno, circa 180 milioni di tonnellate di questo materiale vengono generati in tutto il mondo, rappresentando una minaccia per l’ambiente e per la salute umana. Tuttavia, i ricercatori hanno dimostrato che questo scarto può diventare una risorsa preziosa grazie a un processo innovativo.

Utilizzando un forno elettrico ad arco simile a quelli comunemente utilizzati nell’industria siderurgica, i ricercatori sono riusciti a convertire l’ossido di ferro contenuto nel fango rosso in ferro puro, utilizzando plasma di idrogeno.

Questo processo, noto come riduzione plasmatica, consente di ottenere ferro liquido di elevata purezza in soli 10 minuti, separandolo dagli ossidi liquidi di ferro che possono essere facilmente estratti. Il risultato? Ferro così puro che può essere trasformato direttamente in acciaio, senza emissione di CO2.

Un terzo della produzione mondiale annua di acciaio potrebbe essere ricavato dai fanghi rossi

L’impatto potenziale di questa scoperta è stupefacente. Dai quattro miliardi di tonnellate di fango rosso accumulati fino ad oggi, potrebbero essere prodotte quasi 700 milioni di tonnellate di acciaio senza emissioni di carbonio, rappresentando un terzo della produzione mondiale annua di acciaio.

Questo non solo contribuirebbe significativamente alla riduzione delle emissioni di CO2, ma risolverebbe anche il problema della gestione e dello smaltimento del fango rosso, trasformandolo in una risorsa preziosa per l’industria siderurgica.

Ma le implicazioni positive non si fermano qui. Il processo non solo neutralizza i metalli pesanti presenti nel fango rosso, ma consente anche di separare e riutilizzare i metalli preziosi, offrendo un ulteriore vantaggio ambientale ed economico.

Ciò che rende questa tecnica ancora più promettente è l’uso dell’idrogeno verde come agente riducente, eliminando le emissioni di CO2 associate ai metodi tradizionali che impiegano coke. Inoltre, il processo può essere economicamente vantaggioso, specialmente considerando i costi elevati associati allo smaltimento del fango rosso in discarica.

Un risparmio di quasi 1,5 miliardi di tonnellate di CO2

I ricercatori tedeschi sottolineano che l’adozione di questa tecnologia potrebbe portare a risparmi significativi in termini di emissioni di CO2. Se l’idrogeno verde venisse utilizzato per produrre ferro dai quattro miliardi di tonnellate di fango rosso generati fino ad oggi, l’industria siderurgica potrebbe risparmiare quasi 1,5 miliardi di tonnellate di CO2.

Inoltre, il processo potrebbe essere implementato senza la necessità di investimenti massicci, poiché i forni elettrici ad arco sono già ampiamente utilizzati nell’industria dei metalli. Questo rende la transizione verso una produzione più sostenibile più accessibile e praticabile per molte aziende.

Adesso, spetta al settore imprenditoriale decidere se utilizzare la riduzione plasmatica del fango rosso in ferro. La sfida è quindi quella di trasformare un problema ambientale in un’opportunità ecologica ed economica.

Il passaporto più raro ed esclusivo del mondo

Ad oggi, sono in circolazione solo circa 500 passaporti diplomatici emessi dal Sovrano Militare Ordine di Malta.

Nel vasto panorama delle nazioni sovrane, esiste un’entità che si distingue per la sua unicità, il cui passaporto è quanto di più esclusivo si possa immaginare. Si tratta del Sovrano Militare Ordine di Malta o semplicemente Ordine di Malta.

Questo ordine, che abbraccia una ricca storia di quasi 1000 anni, non è solo un pilastro dell’ordine religioso cattolico e un’organizzazione umanitaria globale di vasta portata, ma anche una nazione sovrana, senza territorio proprio, con un patrimonio culturale e diplomatico straordinario.

Le Crociate e l’Ordine dei Cavalieri di Malta

L’Ordine dei Cavalieri di Malta ha radici lontane, che risalgono al XII secolo, quando nacque come un ordine cavalleresco a Gerusalemme, durante le Crociate. Nel corso dei secoli, ha attraversato molte peripezie e trasformazioni, fino a giungere ai giorni nostri come un’entità rispettata e potente a livello internazionale, con sede a Roma.

Ma una delle cose che rende veramente unico l’Ordine di Malta è il suo passaporto, uno dei documenti di viaggio più rari e ambiti al mondo.

Il passaporto dell’Ordine di Malta, con il suo colore cremisi distintivo, è riservato ai membri più eminenti del Sovrano Consiglio e ai responsabili delle missioni diplomatiche, nonché alle loro famiglie. Questo documento esclusivo, con lo stemma dell’Ordine, rappresenta un simbolo tangibile della tradizione e dell’autorità dell’Ordine stesso.

Solo 500 passaporti

Attualmente, sono in circolazione soltanto circa 500 passaporti dell’Ordine di Malta, molti dei quali hanno validità per un periodo limitato (in genere 4 anni), in linea con il mandato di chi li detiene. Solo i passaporti dei Gran Maestri hanno una validità più lunga, poiché i Gran Maestri rimangono in carica per un decennio.

Che questo passaporto sia una rarità anche per i doganieri e per i funzionari dell’immigrazione in tutto il mondo, lo dimostra l’episodio del Gran Maestro Eugenio Ajroldi di Robbiate che, all’aeroporto di Bangkok, è stato circondato da una folla di operatori per scattare selfie con il suo passaporto.

Ma il passaporto dell’Ordine di Malta non è solo un simbolo di prestigio. È anche uno strumento diplomatico importante. Sebbene l’Ordine non abbia territori propri, collabora strettamente con numerosi paesi in tutto il mondo, fornendo aiuti umanitari e supporto medico in situazioni di emergenza.

Grazie al riconoscimento del passaporto diplomatico da parte di due terzi dei paesi Schengen e ad accordi informali con nazioni come Francia, Regno Unito e Stati Uniti, l’Ordine può così muoversi liberamente in numerosi contesti internazionali.

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