Buongiorno,

Condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

Il dollaro rappresenta l’unico punto di riferimento certo nelle vicende del LME, con il listino degli “industriali” arretrare rispetto alla sostanziale tenuta della valuta USA.

Il dollaro USD risulta il miglior punto di riferimento nella definizione degli indirizzi di prezzo degli “industriali” e questo nonostante la fase d’incertezza scaturita dalle decisioni della Federal Reserve sui tassi nel corso della settimana appena conclusa.

La lettura da parte degli operatori di mantenere invariati i saggi d’interesse legati al dollaro da parte della FED è stata letta come un segnale negativo nei confronti del “biglietto verde”, che si è portato nell’immediatezza della decisione a varcare in relazione all’Euro la soglia di 1,090.

La settimana valutaria si è chiusa comunque a favore del dollaro, con una sua rivalutazione rispetto all’Euro di 0,6 punti percentuali. La sintesi di quello che è avvenuto nell’ultima cinquina di sedute al LME viene come sempre fornita dall’andamento dell’indice LMEX, che con una flessione su base settimanale dell’1,97% ha messo in evidenza il momento di storno dei prezzi USD 3mesi di molti metalli del listino.

Rame nuovamente sotto i 9mila

Il Rame ha contribuito fortemente al decremento complessivo dell’indicatore dei prezzi LME con una diminuzione del 2,8%, ritornando a posizionarsi sotto la linea dei 9mila dollari 3mesi. La parentesi ribassista per il “metallo guida” del listino pare non essere in via di conclusione, nonostante una struttura di prezzo sostanzialmente bilanciata tra domanda e offerta.

Periodo di ribasso anche per lo Zinco

Il periodo non sarà dei migliori anche per lo Zinco, sia per un condizionamento diretto da parte del Rame, che per il raggiungimento della soglia di prezzo USD 3mesi che gli utilizzatori avevano definito eccessiva e quindi rinunciando agli acquisti di metallo. La flessione del valore dello Zinco proseguirà nelle prossime giornate di Borsa con un possibile posizionamento di valore a ridosso di quello rilevato ad inizio mese.

Le Leghe – Ottone e Zama

L’effetto apprezzamento del dollaro rispetto all’Euro ridurrà in maniera sensibile gli effetti delle riduzioni dei valori delle leghe a base Rame e Zinco, ma per Ottone e Zama ulteriori arretramenti dei rispettivi prezzi di mercato saranno ancora possibili.

Allumino unico a non risentire del ribasso del listino LMEX

L’Alluminio è tra gli “industriali” di maggiore consumo quello che ha mantenuto il miglior profilo di stabilità al LME, con il riferimento USD 3mesi fornire bassissimi segnali di discontinuità e quota 2300 dollari che rappresenterà al momento la sua massima espansione di prezzo.

Discesa sempre più acuta per il Nichel

Il contenimento di un’azione di discesa che si sta dimostrando sempre più acuta interesserà il Nichel, con la riproposizione di linee di prezzo che parevano ormai un ricordo. Il riferimento è al nuovo avvicinamento alla linea dei 17mila dollari / 3mesi, che con buone probabilità verrà varcata verso il basso già nel corso di questa settimana.

Minimo relativo anche per il Piombo

La presenza di un minimo relativo interesserà anche la quotazione del Piombo, ormai indirizzato ad intercettare il valore di Borsa di metà febbraio.

Stagno con riferimenti interessanti per gli utilizzatori

Gli unici segnali di discontinuità giungeranno dallo Stagno, con gli utilizzatori che continuano a considerare gli attuali riferimenti di Borsa come basi interessanti per operare acquisti di metallo “fisico”, seppur limitatamente ad una visione di breve periodo.

Alcuni segnali positivi in Cina. Alluminio ai massimi di 11 settimane

 Il prezzo dell’alluminio all’ LME supera 2.300 dollari per tonnellate grazie al miglioramento delle prospettive della domanda in Cina.

I prezzi dell’alluminio al London Metal Exchange (LME) stanno cominciando a sussultare, superando i 2.300 dollari per tonnellata e toccando i massimi delle ultime 11 settimane (venerdì 22 marzo il contratto LME a 3 mesi ha chiuso a 2.301,5 dollari).

Ciò avviene in un contesto che sembra in miglioramento per quanto riguarda le prospettive della domanda in Cina, il principale attore sul mercato globale per quanto riguarda sia la domanda che l’offerta.

I prezzi dell’alluminio erano rimasti indietro rispetto a quelli di altri metalli

Secondo Reuter, nel periodo tra gennaio e febbraio, il gigante asiatico ha importato 720.000 tonnellate di alluminio (sia greggio che prodotti), una cifra che mostra una crescita del 93,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

A detta di Brokerage Marex, società finanziaria britannica specializzata nel mercato delle commodities, c’è un effettivo miglioramento della domanda di alluminio LME, anche perché i prezzi erano rimasti indietro rispetto a quelli degli altri metalli di base.

Sembra quindi che ci saranno maggiori flussi di capitale che investiranno proprio in quei metalli che fino ad oggi si sono mostrati più deboli, proprio come nel caso dell’alluminio. Esattamente come abbiamo recentemente visto nel caso del rame.

In attesa che il dollaro si indebolisca…

Va anche considerato che i prezzi di un po’ tutti i metalli industriali sono al momento frenati da un dollaro molto forte, che ha beneficiato della recente decisione della Federal Reserve (FED) di mantenere inalterati i tassi d’interesse negli Stati Uniti.

Naturalmente, quando la forza del dollaro verrà a mancare (per esempio quando la FED abbasserà i tassi), i metalli beneficeranno di una spinta al rialzo.

A Shanghai (Shanghai Future Exchange) il prezzo di riferimento dell’alluminio è invece sceso a 2.683 dollari per tonnellata alla fine della scorsa settimana, riducendo leggermente il gap con le quotazioni LME.

“Follia ostacolare le importazioni di alluminio nell’Unione Europea” (FACE)

“Oggi l’Europa ha un fabbisogno di circa 8 milioni di tonnellate l’anno di alluminio primario, su un uso totale di metallo grezzo comprendendo anche quello da riciclo, di poco oltre 13,5 milioni di tonnellate.

In termini di approvvigionamento di questa importante filiera industriale a valle sarà bene che il problema venga valutato a fondo e con grande attenzione dai decisori, perché negli ultimi anni, l’UE ha perso il 65% della produzione interna di primario, che vale oggi solo circa 950.000 tonnellate all’anno”.

Lo ha dichiarato Mario Conserva, Segretario Generale della FACE (Federazione Europea Consumatori di Alluminio).

Secondo Conserva, ostacolare l’import di alluminio green nella UE sarebbe una scelta autolesionista per la competitività della filiera a valle ed in grado di minare sia lo sviluppo industriale dell’alluminio in Europa, sia il percorso verso la transizione verde.

Alla vigilia di un rally per le materie prime? Goldman Sachs lo crede

Saranno l’alluminio, il rame, l’oro e il petrolio a trarre i maggiori benefici dagli attesi tagli dei tassi d’interesse da parte della FED.

Il 2024 si profila come un anno movimentato per i mercati delle materie prime secondo le previsioni di Goldman Sachs. La grande banca d’investimento americana prevede un aumento dei prezzi delle materie prime fino al 15%, grazie soprattutto ai tagli dei tassi di interesse da parte delle banche centrali.

Gli analisti di Goldman Sachs ritengono che i tagli dei tassi di interesse contribuiranno a stimolare la domanda di materie prime, in particolare da parte delle industrie manifatturiere e dei consumatori.

Questo scenario dovrebbe avere la meglio sui rischi geopolitici esistenti e sarebbe una prova della resilienza del settore delle materie prime alle turbolenze globali.

Vento favorevole per l’alluminio, il rame, l’oro e il petrolio

In particolare, i principali candidati ad aumentare di valore nel corso dell’anno sono il petrolio e metalli come l’alluminio, il rame e l’oro. Infatti, queste commodities saranno molto favorite dai tagli dei tassi di interesse.

È interessante notare che l’impatto positivo sui prezzi delle commodities sopra menzionate tenderà ad aumentare nel tempo, poiché migliori condizioni finanziarie daranno un impulso progressivo alla crescita.

Pertanto, anche se la Federal Reserve americana (FED) ha mostrato una certa riluttanza nel procedere con i tagli dei tassi di interesse, Goldman Sachs crede che le 3 riduzioni dei tassi attese per quest’anno sosterranno il rally dei prezzi delle materie prime.

L’enorme influenza della FED

Goldman Sachs ha già rivisto al rialzo le sue previsioni sul prezzo del petrolio, così come l’Agenzia Internazionale per l’Energia che ha recentemente corretto verso l’alto le sue previsioni sulla domanda di greggio, a causa della situazione del Mar Rosso che ha generato una domanda aggiuntiva di combustibili.

In questo contesto, Goldman Sachs suggerisce che il prezzo del petrolio potrebbe addirittura superare i 100 dollari al barile nel corso dell’anno, sostenuto da una forte domanda e da un rallentamento dell’offerta da parte dei produttori non OPEC.

Nel nostro secolo, anche il destino dei metalli industriali, tradizionalmente meno legati ai mercati finanziari come invece è sempre accaduto per l’oro, è deciso a Washington (dove ha sede il Board of Governor della FED).

Il rarissimo francobollo Penny Black che nessuno vuole comprare

La prima busta conosciuta inviata utilizzando un francobollo (il Penny Black) è una rarità di grande valore storico, ma anche economico.

Nel maggio del 1840, un evento epocale cambiò per sempre il corso della comunicazione umana. Un piccolo pezzo di carta, affrancato con un francobollo prepagato, aprì le porte ad un nuovo modo di comunicare che avrebbe avuto un impatto profondo sulla nostra società.

Questo frammento di storia, la prima busta spedita via posta con un francobollo prepagato, è stata messa all’asta da Sotheby’s a New York per una cifra compresa tra 1,5 e 2,5 milioni di dollari, ma nessuno l’ha comprata.

Una rarità filatelica: il Mulready

Datata 2 maggio 1840, la busta fu inviata a William Blenkinsop Jr., trentacinquenne direttore di una fonderia vittoriana a Bedlington, una cittadina nel nord dell’Inghilterra.

Il mittente della missiva, imbucata a Londra, rimane sconosciuto, ma ciò che è certo è che pagò la lettera preaffrancata con il francobollo Penny Black.

Dopo averla ricevuta, Blenkinsop Jr. rivoltò l’involucro e lo trasformò in un Mulready, un elegante involucro decorato con immagini che rappresentavano l’Impero britannico, che poteva essere riutilizzato.

Questo secondo involucro raggiunse un certo signor Blenkinsop, probabilmente suo padre, che lo conservò, anche se il contenuto di entrambe le lettere è andato perduto nel tempo.

Entrambi i lati dell’involucro riportano ancora le date timbrate in cui sono stati spediti, la prima il 2 maggio 1840 e la seconda il 4 maggio, due giorni prima della data di lancio ufficiale del nuovo francobollo Penny Black.

L’ornato involucro Mulready (affrancato con il Penny Black) è sopravvissuto oltre 180 anni ed è diventato un oggetto di culto per i collezionisti.

È senza dubbio un reperto emozionante che ci collega agli albori della filatelia e del moderno sistema postale. Ci parla di un tempo diverso, quando la regina britannica Vittoria era giovane e il Penny Black era il microchip che avrebbe rivoluzionato le comunicazioni mondiali.

Il francobollo fu un successo strepitoso e successivamente venne adottato in tutto il mondo.

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