Buongiorno,

condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

La ritrovata sintonia di vedute in campo economico tra USA e Cina ha ridato slancio alle quotazioni degli “industriali”

La settimana scorsa Biden e Xi Jinping hanno messo le basi per un nuovo ordine economico mondiale che vedrà al centro Stati Uniti e Cina, con i restanti Paesi del pianeta e l’Unione Europea, passare in secondo piano e con coinvolgimenti di ruolo solo in situazioni particolari.

Il primo elemento che non deve essere sottovalutato è la posizione della Cina in ambito BRICS, soprattutto nell’imminenza del suo allargamento ed il secondo è rappresentato dalla situazione d’incertezza politica negli USA tra meno di dodici mesi.

La lettura dei mercati a questo accordo, decisamente “naif”, tra i due Presidenti è stata sicuramente troppo generosa, andando oltre ogni pragmatica attribuzione di merito, soprattutto per quanto riguarda le commodity legate al mondo della manifattura e tra esse i metalli industriali.

La reazione del listino LME è stata importante, con l’indice LME che ha registrato una crescita di quasi l’1,5% su base settimanale, incremento scaturito anche da una repentina debolezza del Dollaro USD, che nel corrispettivo valutario con l’euro ha ceduto 1,86 punti percentuali in soli otto giorni.

L’effetto spinta verso l’alto degli “industriali” sarà quindi un fenomeno a tempo e nonostante molti metalli abbiano testato nuovamente dei massimi relativi nel corso della precedente ottava, in avvio di questa dovranno misurare le residue aspettative di aumenti con masse di denaro rialziste, decisamente fuori contesto sulla base degli utilizzi reali da parte del comparto manifatturiero.

Rame, forte accumulo di posizioni lunghe

Il Rame sta presentando un forte accumulo di posizioni lunghe, per dimensione ben superiore all’ultima analoga situazione rilevata lo scorso settembre. Una tenuta a tempo quindi per il metallo guida del listino, che toccherà il suo massimo relativo proprio in questo avvio di settimana.

Zinco in fase di stabilizzazione

Lo Zinco ha messo in evidenza una fase di stabilizzazione, avviata nella seconda parte della scorsa cinquina di sedute LME, con una flessione del valore dollari 3mesi del 3,7% dal suo massimo relativo settimanale.

Le leghe, Ottone e Zama

Il fattore valutario, come detto in precedenza, sarà determinante per i dei valori di riferimento delle leghe a base Rame e Zinco, andando oltre la diretta collocazione delle tendenze di Borsa dei due metalli. Le aspettative sui prezzi di Ottone e Zama non saranno certamente dai toni rialzisti, con quest’ultima lega che risentirà in modo diretto della cospicua contrazione del valore dello Zinco al LME.

Alluminio, sostanziale equilibrio tra domanda e offerta

L’Alluminio rinforzerà il suo stato di equilibrio tra le componenti domanda e offerta della quotazione USD 3mesi, mantenendosi in un frangente di minimo relativo e comunque correlato alla situazione generale del listino di Borsa.

Nichel, discesa senza sosta!

La discesa del Nichel non si arresta e questo intercedere sarà presente anche nel corso della settimana, con la soglia dei 17mila dollari 3mesi che presumibilmente sarà valicata verso il basso in modo frequente.

Piombo in controtendenza

Il Piombo si muoverà ancora in controtendenza e come caratteristica recente, presenterà un profilo rialzista nonostante un considerevole accumulo di denaro lungo sul suo assetto di valorizzazione LME.

Fine momentanea della crescita per lo Stagno

La crescita che ha visto protagonista lo Stagno nel corso degli ultimi otto giorni, potrebbe subire una drastica interruzione per effetto di un significativo rallentamento della domanda di metallo da parte degli utilizzatori, intensificata anche da una possibile azione speculativa di alcuni investitori che operano a stretto contatto con questo mercato.

UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA

La UE vieta la vergella russa in alluminio? Altro colpo di zappa sui piedi!

 Il divieto che propone la Commissione Europea sui prodotti russi in alluminio avrà un impatto drammatico sull’industria del filo e sull’agenda verde della UE.

Questo mese la Commissione europea (CE) sta ultimando il suo dodicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia per l’attacco all’Ucraina, e sembra che siano state messe sul tavolo diverse opzioni, da quelle relativamente prive di impatto a quelle potenzialmente di vasta portata.

L’aspetto allarmante è che quest’ultima categoria potrebbe includere voci che potrebbero non solo danneggiare gli importatori e i consumatori europei piuttosto che gli esportatori e i produttori russi, ma anche minare l’agenda green dell’UE, una delle sue politiche distintive.

Divieto per vergella, fogli ed estrusi di alluminio

Secondo fonti di mercato, una delle sanzioni discusse dai Paesi dell’UE, insieme alle nuove restrizioni contro i militari e le tecnologie informatiche russe, è il divieto di importazione di vergelle, fogli ed estrusi di alluminio.

Sebbene la mossa non sia ancora stata approvata ufficialmente e alcuni Paesi membri dell’UE sembrino contrari, il fatto stesso che sia in discussione per la prima volta da quando l’UE ha iniziato a sanzionare l’economia russa nel febbraio 2022 indica sia la mancanza di nuove idee sia la scarsa comprensione del fatto che alcune restrizioni possono avere un impatto sui consumatori dell’UE pari o addirittura superiore a quello degli esportatori russi.

Tra i maggiori importatori c’è anche l’Italia

La vergella di alluminio è un caso emblematico: ampiamente utilizzata in vari settori, la sua applicazione principale è la produzione di cavi, che la rende preziosa per l’implementazione di progetti rinnovabili (ad esempio, i cavi utilizzati per connettersi al sistema energetico), contribuendo così a ridurre l’impronta di carbonio delle imprese europee.

La Russia rimane il principale fornitore di vergelle di alluminio dell’UE: nel 2022, oltre un terzo delle importazioni di vergelle di alluminio dell’UE, pari a quasi 71.000 tonnellate, proveniva dal Paese, con Polonia, Spagna e Italia come maggiori importatori.

Per il settore europeo gli effetti potrebbero essere devastanti

Se l’UE dovesse riuscire a introdurre il divieto di importazione delle vergelle di alluminio prodotte in Russia, ciò comporterebbe un significativo aumento dei prezzi in tutto il settore. Ciò contribuirà ulteriormente al declino della competitività dei produttori europei rispetto ai loro concorrenti in Asia, Medio Oriente e altre regioni.

Gli unici beneficiari di questa discutibile mossa saranno i produttori indiani e mediorientali, che avranno l’opportunità unica di chiedere un premio significativo per il loro prodotto: dati i loro alti costi di lavorazione, i produttori dell’UE non saranno in grado di colmare il divario.

L’Alluminio prodotto in Russia è tra i più ecologici del mondo!

È inoltre importante notare che la vergella di alluminio prodotta in Russia è tra le più ecologiche al mondo, soprattutto se paragonata ai suoi concorrenti non occidentali. Harbor Aluminum stima che l’impronta di carbonio della vergella di origine russa sia tra il 30 e il 70% più bassa rispetto a quella delle altre principali origini non europee.

Considerando il Green Deal europeo, la “transizione green” e le norme ecologiche sempre più stringenti che essa comporta, ciò significa che, eliminando potenzialmente i prodotti di alluminio russi dal mercato, l’UE potrebbe darsi la zappa sui piedi aumentando, invece di ridurre, l’impronta di carbonio lungo tutta la catena del valore.

All’inizio dell’anno gli esperti di sanzioni dell’UE e i politici hanno chiesto di imporre un divieto sull’alluminio primario russo, importante fonte di reddito per le esportazioni del Paese.

In una lettera congiunta inviata al London Metal Exchange il 28 luglio, la mossa è stata giustamente osteggiata da cinque associazioni imprenditoriali europee, tra cui la Federazione dei Consumatori di Alluminio in Europa, che l’hanno definita un “tentativo oligopolistico di trasformare l’Europa in un mercato vincolato” che mina le politiche industriali e delle materie prime dell’UE.

Il piano più ampio di vietare l’alluminio russo è stato allora accantonato e sarà opportuno che i responsabili politici dell’UE facciano lo stesso con l’idea di introdurre restrizioni sulle importazioni di prodotti come la vergella, poiché una simile mossa potrebbe avere un effetto devastante sull’industria del continente.

APPROFONDIMENTO

Viva il Green e abbasso le miniere. “Un vero guaio” dice BlackRock

Il più grande gestore patrimoniale del mondo avverte gli investitori che potrebbero non esserci abbastanza metalli per la transizione verde.

Vecchio, sporco e cattivo. Sembra che sia questo il retropensiero di molti investitori quando si parla di settore minerario.

Naturalmente, ognuno è libero di investire i propri soldi dove meglio crede ma questa reticenza degli investitori nei confronti dell’estrazione mineraria avrà serie conseguenze in un mondo che vuole tecnologie verdi, auto elettriche ed energie rinnovabili.

Senza nuovi investimenti non ci saranno i metalli per la transizione verde

BlackRock, il più grande gestore patrimoniale del mondo, ha avvertito che questo atteggiamento creerà carenze di metalli vitali per la transizione energetica. Infatti, senza nuovi investimenti, non vengono sviluppate nuove miniere, mentre quelle vecchie si prosciugano, con la conseguenza che non sarà possibile garantire un’adeguata fornitura di materiali per prodotti come le turbine eoliche o i pannelli salari, tanto per fare qualche esempio.

L’approccio ideologico e acritico circa la transizione energetica sta segnando l’economia del nostro tempo. Tutto ciò che è Green rappresenta i buoni, mentre miniere e attività impattanti sull’ambiente sono i cattivi. Tutti vogliono le energie rinnovabili ma nessuno vuole le miniere.

Un enorme divario nei valori societari

Gli effetti di tutto ciò sono ben visibili sui mercati finanziari. Secondo S&P Capital IQ, aziende come BHP, Rio Tinto, Glencore, Anglo American e Vale hanno un rapporto medio prezzo/utili futuri di 8,5 volte contro 18,5 per l’indice S&P 500. In altre parole, più si scende nella catena delle forniture per le energie rinnovabili e più bassi sono i valori di mercato delle società.

Sui mercati c’è un enorme divario nella valutazione delle aziende produttrici di energia rinnovabile e quella di chi produce tutte le materie prime necessarie.

Secondo BlackRock, le società minerarie vengono escluse dagli investimenti ambientali, sociali e di governance, nonostante siano loro a costituire la base della piramide della decarbonizzazione dell’economia globale.

I metalli necessari per il passaggio storico da un’economia basata sui combustibili fossili ad un sistema verde basato su altri materiali sono stati ampiamente sottovalutati. La domanda di metalli e materiali è destinata a superare tutte le stime fatte fino ad oggi.

Da un punto di vista finanziario, BlackRock si aspetta una rivalutazione del settore minerario non appena tutte queste considerazioni diventeranno di senso comune.

LINK UTILI

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METALWEEK: https://www.metalweek.it//filemanager/mw/MWBASE231120.html

COMMODITY EVOLUTION: https://www.commodityevolution.com/2023/11/17/ce-sta-ultimando-il-suo-pacchetto-di-sanzioni-contro-la-russia/

METALLI RARI: https://www.metallirari.com/viva-green-abbasso-miniere-vero-guaio-dice-blackrock/

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