Buongiorno,

Condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

La corsa al rialzo del Rame risulta insostenibile sotto molti aspetti. Un possibile cambio di rotta del “metallo rosso” ridisegnerebbe l’intera fisionomia del listino LME

Gli utilizzatori di metalli e leghe di certo non gradiranno questa stagione di rialzi diffusi del listino LME.

Nel corso degli ultimi otto giorni le quotazioni USD 3mesi degli “industriali” sono salite ulteriormente del 5,3% in rapporto all’indice LMEX e, cosa importante visto il momento, la commutazione dei prezzi in euro è risultata neutra, con il dollaro fermare la sua azione di rinforzo nei confronti della nostra moneta.

La stabilità valutaria è comunque pochissima cosa in confronto alle variazioni effettive di tutti i metalli LME che si sono tutti ulteriormente rafforzati nei prezzi di riferimento 3mesi, raggiungendo dei livelli che non si vedevano orami da molto tempo.

Rame vicino a quota 10.000

Il Rame ha superato, in ripetute serie, molte soglie al passo di cento dollari per volta e ritornando in prossimità della linea dei 9.900 USD 3mesi, come non accadeva dal lontano giugno 2022.

Nell’ultima settimana il “metallo rosso” ha messo in atto una progressione del 4,7% sulla scadenza principale del LME e rapportata al dollaro, ma contemporaneamente si è verificato un accumulo di liquidità con connotazione rialzista, oltre ogni eccesso.

Il modo innaturale con cui si è generata questa massa di denaro sul Rame dovrà fin da subito essere seguita con attenzione, in quanto potrebbe rappresentare l’inizio di una rimodulazione ribassista del suo prezzo di Borsa e comunque non prima di dare l’idea che anche quota 10mila dollari verrà oltrepassata.

Zinco – utilizzatori bloccati negli acquisti

Lo Zinco sta seguendo le orme del Rame, anche se negli ultimi scambi al LME si sono intraviste delle incrinature sulla tenuta del suo attuale riferimento, con gli utilizzatori decisamente bloccati negli acquisti.

Le Leghe – Ottone e Zama

Le leghe di Ottone e Zama hanno adeguato e adegueranno inevitabilmente i prezzi sulle progressioni rialziste dei due metalli di riferimento, anche se i produttori lamentano da tempo un drastico calo delle richieste di semilavorati e questo ancora prima delle folli corse verso l’alto di Rame e Zinco.

Situazione tesa per il mercato dell’Alluminio

La crescita del prezzo dell’Alluminio risulta la più bilanciata e strutturata di tutto il listino LME, con il metallo riposizionato poco al di sopra del livello registrato a gennaio 2023 nel valore in dollari. Le restrizioni ulteriori sulle importazioni di Alluminio dalla Russia e una ridottissima circolazione dei rottami in lega, stanno determinando una situazione di mercato molto tesa e difficile da mutare a breve.

Nichel spinto dalla speculazione finanziaria

Il 9% di crescita settimanale sfiorata dal Nichel dovrà necessariamente essere giudicata alla prova dei fatti, con il comparto speculativo-finanziario mostrarsi complice di una salita del prezzo LME che non trova una diretta corresponsione con il suo effettivo impiego nel settore industriale e manifatturiero.

Piombo, buon bilanciamento tra domanda e offerta

La capacità del Piombo nell’adattarsi alle situazioni di Borsa, anche in questo complesso frangente non ha tradito le attese. Il buon bilanciamento tra domanda e offerta del Piombo, caso unico nel contesto momentaneo del listino degli “industriali”, dovrà essere letto come un ulteriore effetto di consolidamento della sua attuale quotazione LME.

Stagno – incremento eccessivo per gli utilizzatori

La corsa dello Stagno non ha ancora trovato il suo punto di arrivo, anche se molti utilizzatori stanno giudicando eccessivo l’incremento di oltre il 10% che il metallo ha fatto segnare in Borsa negli ultimi otto giorni. Nel caso dello Stagno sarà comunque più appropriato parlare di rallentamento della crescita che di un’imminente rimodulazione ribassista del valore LME.

Stravolto il commercio di alluminio.

In Europa il mercato rischia di andare in tilt

 Anche se la crisi del Mar Rosso è scivolata nel dimenticatoio dei mass-media, gli effetti che sta producendo sul mercato dell’alluminio sono gravi, soprattutto in Europa.

Sempre più grattacapi per i pezzi grossi del settore dell’alluminio in Europa. L’enorme incertezza che si è diffusa sul mercato non sta facendo alcun favore a nessuno, soprattutto in un momento in cui l’economia globale è già traballante.

Le nuove sanzioni occidentali che hanno vietato alle borse metalli di ritirare materiale russo (alluminio, nichel e rame) hanno infiammato i prezzi che hanno raggiunto i 2.670 dollari per tonnellata (contratto LME a tre mesi). Nel frattempo, il caos che ha travolto il Mar Rosso sta sconvolgendo la bilancia commerciale tra Europa e Asia.

I normali flussi di acciaio e alluminio tra Asia ed Europa sono fuori controllo

Le navi sono state costrette ad abbandonare la solita rotta del Canale di Suez e a prendere la lunga e costosa rotta attorno al Capo di Buona Speranza. Ciò aggiunge settimane ai tempi di consegna e aumenta i costi di spedizione.

Trovare un equilibrio tra la stabilità della catena di approvvigionamento e i rischi geopolitici è un’impresa davvero impegnativa. Alcune aziende stanno discutendo su come diversificare le fonti di approvvigionamento o come rafforzare la logistica, mentre altre stanno valutando di spostarsi in aree geografiche più sicure.

Tuttavia, dal momento che non si vede ancora la fine della crisi del Mar Rosso, nessuno sa quale sarà il futuro del mercato dell’alluminio.

I problemi alla navigazione nel Mar Rosso non sono soltanto una questione regionale, ma un mal di pancia globale. Nel caso dell’Europa i danni sono evidenti e il normale flusso di acciaio e alluminio è del tutto fuori controllo. Parliamo di centinaia di migliaia di tonnellate dirottate ogni mese a causa di questo incubo per la sicurezza del commercio marittimo.

Troppe incertezze si traducono in forti aumenti dei prezzi

Cosa significa tutto questo per il mercato dell’alluminio? Ulteriore incertezza in una situazione già traballante. L’Europa si trova schiacciata tra i timori di una recessione, la crisi geopolitica Russia-Ucraina e i costi energetici alle stelle.

Con la rotta marittima tra Europa e Asia che sembra una specie di roulette russa, il mercato sta andando in tilt.

Tutto ciò si traduce in un forte aumento dei prezzi dell’alluminio, il che significa prezzi più alti per tutto, dalle automobili ai materiali da costruzione. L’effetto a catena sta colpendo anche il mercato dei premi che, nei grandi hub come Rotterdam, sono aumentati a doppia cifra da dicembre, dimostrando quanto sia instabile il terreno su cui poggia l’offerta di metallo.

Prospettive cupe per l’alluminio europeo

Per noi europei, fortemente dipendenti dall’alluminio importato e con in vista una contrazione delle scorte per l’approvvigionamento, il futuro non promette bene. La capacità produttiva europea ha recentemente subito duri colpi per la guerra in Ucraina e gli alti prezzi dell’energia.

Purtroppo, l’industria europea si trova ad affrontare costi più elevati e carenze di offerta proprio quando dovrebbe prepararsi per la transizione verde.

Considerando poi che le politiche di Bruxelles sembrano ignorare la gravità della situazione per il settore dell’alluminio, è difficile pensare che le prospettive possano migliorare.

L’Intelligenza Artificiale è insostenibile dal punto di vista energetico!?

L’Intelligenza Artificiale promette di aiutare la transizione verde, ma le enormi quantità di energia che richiede può essere soddisfatta solo dagli idrocarburi.

Il mondo è entusiasta delle possibilità offerte dall’Intelligenza Artificiale (IA).

Le società petrolifere e del gas ne stanno facendo uso per aumentare la produzione e per aumentare l’efficienza delle perforazioni, così come le piattaforme online e i siti web di tutto il mondo stanno traendo grandi vantaggi dall’uso sempre più frequente di chatbot.

Tuttavia, a molti sfugge che l’Intelligenza Artificiale ha un problema gigantesco: consuma enormi quantità di elettricità.

Dovremo usare gas naturale per ottenere tanta energia

Un recente articolo del New Yorker afferma che il solo ChatGPT consuma mezzo milione di kilowattora al giorno e, secondo uno scienziato olandese (Alex De Vries) che ha calcolato il potenziale utilizzo di elettricità dell’IA a livello globale, il consumo mondiale annuale potrebbe raggiungere, nella stima più prudente, l’incredibile cifra di almeno 85 terawattora.

Tanto per avere un paragone si consideri che un paese come l’Italia consuma in un anno circa 300 terawattora,

Inutile dire che una cifra tanto grande di elettricità aggiuntiva non può certo essere soddisfatta dall’energia eolica e solare.

Probabilmente, avremo bisogno di energia nucleare. Di certo, useremo gas naturale per far fronte ai nuovi fabbisogni di elettricità e, molto probabilmente, aumenterà anche il consumo di carbone per soddisfare questa domanda.

D’altronde, i programmi di IA hanno bisogno di enormi quantità di informazioni per eseguire un’attività. È stato calcolato che, se Google passasse dal suo motore di ricerca tradizionale a quello basato su Intelligenza Artificiale Generativa, il consumo di elettricità del motore di ricerca arriverebbe fino a 29 TWh all’anno.

Più intelligenza, più energia

Come ha detto l’Amministratore Delegato di ARM (società di progettazione di chip) parlando di IA, “Più informazioni raccolgono, più sono intelligenti, ma più informazioni raccolgono per diventare più intelligenti e maggiore è l’energia necessaria “.

Sta diventando sempre più evidente, come è stato scritto anche sul Wall Street Journal, che tutta questa energia da dedicare all’IA non è proprio sostenibile, tanto più mentre il mondo vorrebbe passare alla produzione di energia a basse emissioni di carbonio, che comporta inevitabilmente un calo piuttosto che un aumento della domanda di energia.

La questione, vista dal punto di vista del settore petrolifero e del gas, è invece una grande opportunità, poiché il gas è l’unica fonte di energia economicamente efficiente in grado di funzionare in modo affidabile 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Secondo Energy Capital Partners, la crescita dell’uso dell’IA richiederà un’espansione della capacità di generazione di gas.

I voraci data center delle Big Tech

Un bel mal di pancia per i sostenitori della transizione verde, che sono anche feroci sostenitori del settore tecnologico. L’IA promette di aiutare la transizione a progredire ma, contemporaneamente, la ostacola creando una domanda di energia che può essere soddisfatta solo dagli idrocarburi.

Va poi considerato che il boom dell’IA è del tutto incompatibile con l’idea di decrescita che sta prendendo piede in Europa.

L’idea è che le economie non hanno più bisogno di puntare alla crescita a tutti i costi e che, al contrario, dovrebbero tendere alla riduzione dei consumi, con minori fabbisogni di energia.

Ovviamente, questo non può funzionare con voraci consumatori di energia quali sono i data center per l’IA.

Cosa ci racconteranno le Big Tech per spiegarci che mentre promuovono la transizione energetica stanno consumando una quantità enorme di energia (da combustibili fossili) per far funzionare i loro computer?

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