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Condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

La flessione dei prezzi LME trova buona parte di motivazioni dalla fase di incertezza per quella che sarà la politica monetaria sul dollaro da giugno a settembre.

Nel corso dell’ultima settimana il listino degli “industriali” è stato caratterizzato da importanti fattori di instabilità che si sono tradotti nell’arretramento di tutti i prezzi USD 3mesi.

La causa di questo sommovimento in chiave ribassista, con l’indice LMEX in calo dell’1,97% su base ottava, risiede nelle voci che sono circolate intorno al Dollaro USD negli ultimi giorni.

La Federal Reserve i prossimi 11 e 12 giugno dovrà comunicare che cosa intenderà fare in termini di politica monetaria e contrariamente alle previsioni o per meglio dire alle aspettative dei mercati, quasi sicuramente non varierà i tassi attualmente in vigore sul dollaro.

Una decisione che, se fosse veritiera verrebbe percepita dal comparto speculativo-finanziario come una sorta di aumento virtuale dei tassi di finanziamento e oltretutto con una derubricazione delle aspettative di miglioramento in tal senso fino al prossimo 18 settembre.

Gli effetti non si dono fatti attendere al LME, con tutti i metalli abbandonare le aree di massimo relativo che avevano raggiunto nelle ultime due settimane.

Settimana di riduzione importante per il Rame

Il Rame al momento si trova a ridosso della linea dei 10.300 dollari 3mesi dopo che nel corso delle sedute del 20 e 21 maggio aveva lambito quella degli 11mila. La discesa su base settimanale del “metallo guida” della Borsa è stata del 3,6%, andando a segnare una delle riduzioni più importanti di tutto il listino.

La tensione che comunque si è venuta a creare intorno al Rame non risulta in attenuazione, diventando quindi decisive le mosse che gli speculatori intenderanno mettere in atto sul metallo, anche se sarà poco probabile un ulteriore arretramento del riferimento 3mesi in dollari.

Zinco senza aspettative ribassiste nel breve periodo

L’attuale quotazione dello Zinco non può di certo essere giudicata soddisfacente dagli utilizzatori, ma questi dovranno fare di necessità virtù e considerare che non si potrà generare un’aspettativa in chiave ribassista nel breve periodo.

Le Leghe, Ottone e Zama

Le leghe con base Rame e Zinco saranno quindi caratterizzate da un periodo di incerta definizione dei prezzi, sebbene in spazi d’azione molto contenuti. L’Ottone e la Zama manterranno pertanto valori sostanzialmente alti anche per la scarsa reperibilità di rottami in lega in ambedue i contesti.

Alluminio senza importanti cambiamenti

La quotazione LME dell’Alluminio non subirà nel corso della settimana importanti cambiamenti di indirizzo rispetto a quelli visti nelle ultime sedute. L’acuto registrato da questo metallo in avvio della scorsa ottava difficilmente verrà replicato in questa e forse anche in quelle che seguiranno, con la quotazione che resterà comunque elevata se rapportata a quella registrata ad inizio mese.

Nichel, nuova linea intorno ai 20mila dollari

Il Nichel ha messo in evidenza che, pur mostrandosi in grado di correre verso l’alto con evidenti eccessi di quotazione, decisamente fuori luogo, collocherà la sua nuova linea in termini di riferimento 3mesi intorno ai 20mila dollari, fattore rinforzato dall’attuale stato di equilibrio tra domanda e offerta.

Nessuna aspettativa ribassista per il Piombo

Il momento di disorientamento della Borsa ha condizionato in modo scarsamente significativo il procedere del Piombo al LME. La sua quotazione non ha riportato variazioni significative nelle ultime sedute di Borsa, segno che il Piombo non registrerà cambiamenti di indirizzo in termini ribassisti.

Stagno con andamento di basso profilo

Lo Stagno manterrà ancora per alcune sedute un andamento di prezzo di basso profilo, trasformandosi così nell’ennesima finestra di opportunità per gli utilizzatori, considerando che la sua crescita in maggio è stata di 6 punti percentuali.

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Alluminio: i titani si scontrano a colpi da mezzo milione di tonnellate

Sul mercato dell’alluminio i ribassisti di Trafigura si stanno contrapponendo ai rialzisti di JPMorgan. Chi avrà la meglio?

A chi è interessato a capire da che parte si sta girando il mercato dell’alluminio nel breve termine, non può certo sfuggire lo scontro tra titani che vede contrapposti rialzisti e ribassisti.

Da una parte (quella degli orsi) c’è Trafigura, mentre dall’altra (quella dei tori) alcune banche e fondi d’investimento del calibro di JPMorgan, Citigroup e Squarepoint Capital.

La prima ha consegnato enormi volumi di alluminio nei magazzini del London Metal Exchange (LME) nelle ultime settimane, le seconde lo hanno acquistato per ritirarlo.

E quando parliamo di enormi volumi, facciamo riferimento ad oltre mezzo milione di tonnellate di alluminio.

Ribassisti (Trafigura) contro rialzisti (JPMorgan)

Chi avrà la meglio? La visione ribassista di Trafigura o quella rialzista di JPMorgan?

Quel che è certo è che i grattacapi per borsa dei metalli di Londra si susseguono uno dopo l’altro. La battaglia scatenata sulle scorte di metallo e le code ai magazzini stanno creando grossi problemi agli acquirenti. Nei magazzini LME di Port Klang, in Malesia, le code sono così lunghe che chi vuole ritirare dovrà attendere molti mesi.

Si tratta di bubboni che scoppiano adesso ma che hanno le radici che risalgono a molti mesi fa, quando Trafigura accumulava scorte di alluminio a Port Klang (ma non sotto mandato LME), in gran parte provenienti dall’India dove la società svizzera ha importanti contratti con fornitori come Vedanta.

Naturalmente, nessuno sapeva cosa avrebbe fatto Trafigura di tutto questo alluminio. Una speculazione in attesa che i premi salissero? Una speculazione in attesa che le quotazioni crescessero?

Di certo, sappiamo che nelle ultime due settimane, come riporta Bloomberg, circa 650.000 tonnellate di alluminio depositate a Port Klang sono state improvvisamente trasferite sotto mandato dell’LME, la più grande consegna in un giorno per l’LME in almeno 27 anni.

Subito dopo, gli analisti di Trafigura hanno manifestato le loro previsioni negative circa i prezzi dell’alluminio, a causa di prospettive cupe per la domanda.

Si restringerà l’offerta di alluminio?

Tuttavia, non tutti la pensano nello stesso modo. Infatti, circa 400.000 tonnellate sono state subito richieste da Squarepoint, Citi e JPMorgan. L’idea che potrebbe essere alla base di questa operazione è l’aspettativa di un restringimento dell’offerta di alluminio sul mercato fisico, tale da far crescere i prezzi e consentire un significativo profitto nel consegnarlo ai consumatori.

La visione dei rialzisti sta prendendo piede tra un numero sempre maggiore di operatori. Secondo il CRU Group, il mercato è destinato a restringimenti dell’offerta nella seconda metà di quest’anno, mentre la domanda nel corso di quest’anno dovrebbe crescere del 3,1%.

Il destino dei prezzi dell’alluminio resta decisamente incerto e, al contrario di quanto sta accadendo sul rame, non esiste proprio un consenso sulla direzione che prenderà il mercato tra investitori, trader e grandi banche d’investimento.

Indietro nel tempo, quando il rame valeva 1.587 dollari e un Big Mac mezzo dollaro

Mentre i traders stanno impazzendo per non perdere i quotidiani rialzi del rame, se guardiamo indietro di 56 anni scopriamo cose molto interessanti e istruttive…

Sembra quasi non passare giorno che i prezzi del rame non aumentino (in realtà oggi le quotazioni hanno rallentato), mentre i mercati internazionali sono in grande agitazione, trascinati dalla borsa dei metalli americana (COMEX).

All’inizio di questa settimana il rame con consegna a luglio ha toccato il livello record intraday di 5,199 dollari per libbra (11.460 dollari per tonnellata), con volumi di scambio straordinariamente elevati (68 miliardi di dollari in 24 ore).

Era il 1968 quando il rame aveva raggiunto livelli altissimi per i tempi: 1.587 dollari per tonnellata

Nel frattempo, gli analisti di tutte le più importanti banche di investimento (anche Goldman Sachs) si sbracciano per indicare quanto in alto saliranno i prezzi del rame, che qualcuno chiama il nuovo petrolio.

Secondo il gestore patrimoniale Carlyle, che ha rilasciato un’intervista a Bloomberg in questi giorni, il rame arriverà a 15.000 dollari per tonnellata.

Per quanto possano sembrare previsioni troppo ottimiste, se riavvolgiamo il nastro della storia scopriamo che forse non è così.

Riportando indietro le lancette del tempo a febbraio 1968, cioè 56 anni or sono, scopriamo che il rame aveva raggiunto un picco straordinario per i tempi di 0,72 dollari per libbra (1.587 dollari per tonnellata).

I prezzi del metallo rosso cresceranno come quelli del Big Mac?

In quello stesso anno, negli Stati Uniti, McDonald’s lanciava sul mercato il Big Mac, che diventerà non solo il simbolo del fast food per i consumatori di tutto il mondo, ma anche uno degli indicatori preferiti dagli economisti per misurare l’inflazione.

In quell’anno, il prezzo di un Big Mac era di 0,49 dollari, mentre oggi è di 5,99 dollari.

Anche chi non ama mangiare il cibo di McDonald’s, comprende immediatamente cosa tutto ciò può significare per i prezzi del rame e cioè che, se il prezzo del metallo rosso dovesse seguire la stessa crescita del Big Mac, arriverebbe a circa 19.400 dollari per tonnellata.

Comunque la si voglia guardare, è difficile non vedere che la potenzialità di rialzo per il rame è molto, ma molto, significativa.

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