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Condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

Le poche variabilità dei prezzi in dollari dei metalli industriali si concentreranno su Rame e Alluminio, per il resto del listino si tratterà di conferme dei valori in essere.

La chiarezza è uno degli elementi che non sta venendo meno nelle definizioni dei prezzi LME dei metalli industriali.

La traballante situazione del dollaro rispetto alle altre valute, in primo luogo l’euro, aiuta a comprendere meglio le strutture dei prezzi USD 3mesi che si sono formate in Borsa nel corso dell’ultima settimana, anche se per avere una conferma più delineata della situazione occorrerà attendere fino a martedì 27 maggio per la concomitanza delle festività dello Spring Bank Holiday nel Regno Unito e del Memorial Day negli USA.

Un’ottava che in questo contesto viene come consuetudine definita “corta”, testerà gli equilibri che si sono venuti a creare tra gli “industriali” negli ultimi dieci giorni.

Conferme in evidenza per il Rame

Il Rame metterà in evidenza una serie di conferme già viste nelle ultime sedute della scorsa settimana e supportate da una forma di equilibrio tra domanda e offerta e che spingerà il metallo oltre la linea dei 9600 USD 3mesi.

Situazione opposta per lo Zinco

Una situazione che si rivelerà diametralmente opposta per lo Zinco, soprattutto per la ritrosia degli utilizzatori nel vedere la quotazione del metallo oltre la soglia dei 2700 dollari, dopo che la lunga permanenza della quotazione al di sotto di tale livello ha ridato stabilità sui mercati direttamente riferiti a questa materia prima.

Le Leghe, Ottone e Zama

Le leghe con basi Rame e Zinco vedranno l’Ottone risentire sicuramente del differenziale di composizione a favore del “metallo rosso” e quindi con valori in leggera crescita delle “basi” di riferimento, mentre la Zama copierà sostanzialmente gli orientamenti dell’elemento principale.

Attenzione al di là del normale anche per l’Alluminio

L’attenzione dovrà essere al di sopra della soglia della normalità anche per l’Alluminio, non certo atteso a una fase di crescita della sua quotazione LME dai caratteri eclatanti, ma di quel tanto per attribuirgli congruità all’attuale riscontro di Borsa espresso in dollari.

Settimana interlocutoria per il Nichel

Una settimana interlocutoria sarà invece quella che attenderà il Nichel USD 3mesi e con tale attribuzione è importante chiarire che il suo prezzo si attesterà ai livelli attuali, escludendo puntate incisive dagli orientamenti rialzisti.

Piombo in cerca di stabilità intorno a quota 2000

L’eventualità per il Piombo di un ricollocamento della quotazione in dollari oltre quota 2mila sarà solamente una dimostrazione “iconica” che il metallo avrà sfruttando lo stato di vivacità iniziale dovuto alla prima seduta settimanale LME, che avrà luogo con un giorno di ritardo.

Poche novità per lo Stagno e prezzi sostanzialmente stabili

Le novità scarseggeranno anche per lo Stagno, il cui obiettivo sarà quello di mantenere il più lineare possibile l’andamento del prezzo di Borsa tracciato a partire dalla seconda metà di maggio.

Esempio di scorie di alluminio

Quando le scorie valgono soldi: tecnologie che cambiano il settore dell’alluminio.

Grazie a tecnologie di riciclo all’avanguardia, il settore dell’alluminio sta trasformando uno dei suoi più ostinati sottoprodotti, le scorie, in una risorsa strategica.

Nel cuore della transizione verso un’economia circolare, l’industria dell’alluminio sta compiendo passi decisivi per ridurre gli sprechi e recuperare risorse preziose.

Uno degli elementi chiave di questa rivoluzione verde sono le cosiddette scorie (dross), il residuo della fusione dell’alluminio, a lungo considerato solo uno scarto.

Oggi, grazie a tecnologie d’avanguardia, le scorie stanno diventando una risorsa strategica.

Un recupero che aiuta l’offerta di mercato

Nel 2024, si stima che il 60-70% delle scorie di alluminio generato a livello globale sia stato recuperato e lavorato, sia all’interno degli impianti produttivi sia presso strutture di riciclo specializzate. I numeri parlano chiaro:

In Cina, su oltre 2 milioni di tonnellate di scorie, il 70-75% è stato trattato, con significativi recuperi di metallo.

In Europa, l’85% delle 400.000 tonnellate prodotte è stato avviato al recupero.

In Nord America, circa 450.000-500.000 tonnellate hanno visto un tasso di riciclo del 75-80%.

Un progresso che non è solo ambientale, ma anche economico, generando transazioni da miliardi di dollari grazie alle nuove tecnologie di trattamento.

Alcoa, Hydro e Alucyc: i giganti all’avanguardia nel riciclo di scorie

Alcoa sta ridefinendo le regole della sostenibilità con il suo progetto “Dross-to-Pot”. Questa iniziativa ha visto nel 2023 l’implementazione con successo del riciclo di scorie in diversi impianti negli Stati Uniti e in Canada, tra cui Baie-Comeau, Alumar, Deschambault e Portland. Anche Bécancour è entrata in fase di test, segnando una trasformazione completa del modo in cui le scorie viene gestito.

Hydro ha messo a punto una tecnologia innovativa per ridurre le scorie durante il riciclo di rottami post-consumo (PCS), in particolare quelli più leggeri come trucioli e scaglie.

Il nuovo impianto compatta il materiale, riducendo l’ossidazione e aumentando il recupero di metallo fino al 20% per impianto.

Il progetto europeo Alucyc ha invece sviluppato un sistema che porta l’efficienza del recupero dal 95% al 99%, riducendo gli sprechi a zero.

Il cuore della tecnologia è un forno elettro-slag con elettrodi non consumabili, in grado di recuperare anche i sottoprodotti come la criolite e l’ossido di alluminio, che vengono riutilizzati nel processo produttivo.

Perché recuperare le scorie? Valore economico e ambientale

Il recupero delle scorie ha obiettivi chiari: ridurre i conferimenti in discarica, massimizzare l’efficienza delle risorse e abbattere i costi.

Ogni 10 tonnellate di scorie possono generare fino a 5 tonnellate di alluminio recuperato.

Inoltre, oltre al recupero del metallo, le scorie trovano impiego in molte applicazioni innovative:

Additivo per il calcestruzzo: trattato con acqua bollente, aumenta la resistenza flessionale del 25% e quella alla compressione del 5%.

Riempitivo per asfalto e calcestruzzo: migliora la resistenza all’abrasione e riduce le microfessure.

Fonte di allumina calcinata: fondamentale nei materiali refrattari.

Produzione di alluminati di calcio sinterizzati: usati come coperture protettive per metalli liquidi.

Alternativa alla sabbia verde nella fusione: utile nella produzione di leghe.

Entro il 2040 servirà il 40% di rame in più. Ma a quale prezzo?

Secondo l’ONU, la domanda di rame è destinata ad aumentare del 40% entro il 2040, alimentando i timori sull’inquinamento, le violazioni dei diritti e la disuguaglianza globale.

Il rame, definito dalle Nazioni Unite come la “nuova materia prima strategica”, è oggi al centro della transizione globale verso l’energia pulita.

Tuttavia, mentre il mondo accelera per ridurre le emissioni e abbandonare i combustibili fossili, emergono gravi preoccupazioni legate ai danni ambientali e alle violazioni dei diritti umani connessi alla sua estrazione.

Secondo l’ultimo Global Trade Update della Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD), la domanda globale di rame è destinata a crescere di oltre il 40% entro il 2040, spinta dalla produzione di veicoli elettrici, turbine eoliche e pannelli solari.

Soddisfare questa richiesta richiederà l’apertura di almeno 80 nuove miniere e investimenti superiori ai 250 miliardi di dollari entro il 2030. In assenza di queste risorse, l’UNCTAD avverte che la transizione energetica rischia di arrestarsi.

Il rame non è più solo una merce: è un asset strategico,” ha dichiarato Luz María de la Mora, direttrice della Divisione Commercio Internazionale di UNCTAD. “Il mercato del rame riflette le asimmetrie di potere che ancora dominano il commercio globale. Per questo, servono investimenti nella lavorazione locale, nel riciclo e nella rimozione delle barriere commerciali.”

Violenze e abusi legati all’estrazione del rame

Ma l’impennata della domanda globale rivela una realtà scomoda: la rivoluzione dell’energia pulita potrebbe poggiare su fondamenta insostenibili e ingiuste.

Un rapporto del Business and Human Rights Resource Centre (BHRRC) ha indicato il rame come il minerale di transizione più problematico, associato a 513 denunce di violazioni dei diritti umani su un totale di 835 casi legati a otto minerali critici tra il 2010 e il 2024.

Il rame, da solo, è stato responsabile di oltre il 60% degli abusi documentati, tra cui aggressioni a difensori ambientali, spostamenti forzati, inquinamento e violazioni dei diritti delle popolazioni indigene.

Solo nel 2024, ha rappresentato oltre la metà delle 156 denunce raccolte dal Transition Minerals Tracker.

Caroline Avan, responsabile della giusta transizione presso il BHRRC, ha commentato: “L’urgenza della transizione energetica non può giustificare una corsa sconsiderata ai minerali.”

Impatto ambientale e conflitti locali

Anche l’ambiente paga un prezzo altissimo. Oltre la metà delle miniere di rame situate in aree a forte stress idrico causano danni alle risorse idriche locali, compromettendone la qualità e l’accesso.

In Zambia, tra i maggiori produttori mondiali, quattro aziende—tra cui Sino-Metals Leach Zambia—sono state accusate di aver contaminato il bacino del fiume Kafue.

A febbraio, il collasso di una diga di sterili ha provocato la fuoriuscita di rifiuti acidi, uccidendo pesci, bestiame e coltivazioni. L’incidente ha costretto alla chiusura dell’acquedotto municipale di Kitwe, devastando le economie locali.

Dal 2010 al 2024, Perù, Cile e Repubblica Democratica del Congo—paesi che ospitano la maggior parte delle riserve mondiali di rame—hanno concentrato il 35% delle denunce globali, sottolineando come l’estrazione del rame coincida spesso con tensioni sociali e ambientali.

Diritti indigeni e imprese irresponsabili

BHRRC ha evidenziato che il 77% delle denunce legate al rame coinvolge violazioni dei diritti delle popolazioni indigene, in particolare la mancata osservanza del diritto al consenso libero, previo e informato.

Ne sono derivati forti movimenti di resistenza da parte delle comunità locali, spesso escluse dai processi decisionali ma costrette a subirne le conseguenze.

Nonostante l’aumento delle denunce, meno della metà delle miniere coinvolte dispone di politiche aziendali sui diritti umani. Dal 2010, solo 20 aziende sono state collegate al 60% delle accuse, tra cui nel 2024 spiccano China Minmetals, Georgian American Alloys e Grupo México.

Il rapporto evidenzia anche 157 attacchi a difensori dei diritti umani e dell’ambiente, pari a uno su cinque tra tutti gli episodi denunciati, sottolineando il clima di pericolo che circonda l’opposizione all’industria estrattiva.

Una scelta cruciale per il futuro

Con i governi e l’industria decisi a puntare sull’elettrificazione per centrare gli obiettivi climatici, la domanda di rame è destinata a crescere ancora.

Tuttavia, senza un parallelo impegno per la giustizia, la trasparenza e la sostenibilità, la corsa verso la neutralità carbonica rischia di lasciare dietro di sé una lunga scia di diseguaglianze e devastazioni.

“L’estrazione indiscriminata di minerali, senza ridurre la domanda energetica o ripensare i modelli di consumo nei paesi ricchi, non risolverà la crisi climatica,” ha ammonito Annabella Rosemberg di Climate Action Network (CAN). “Servirà solo ad approfondire le disuguaglianze e l’insicurezza.”

Ora il mondo è di fronte a un bivio: perseguire una transizione energetica davvero equa o continuare su un sentiero insostenibile, che sacrifica comunità e ambiente in nome di un futuro verde solo in apparenza.

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