Buongiorno,

un anno fa, in questo periodo, l’esercito russo occupava vaste aree di territorio dell’Ucraina. Un’azione militare “speciale” che, a detta del Cremlino, sarebbe dovuta durare qualche settimana.

Sono ormai dodici mesi però, che in quelle terre si combatte e non si vede alcuno spiraglio di arresto del conflitto. Nel corso di questo ultimo anno, sono comunque mutati molti scenari, primo fra tutti quello macroeconomico, che nel medio periodo, per alcuni aspetti, produrrà effetti più rilevanti della pandemia.

Le Banche Centrali dei maggiori Paesi industrializzati vedono nell’inflazione il nemico da battere, ma volutamente ignare del fatto che sono state loro a generare in modo endemico il fenomeno. Prima con un decennio di politiche monetarie “accomodanti” ed in seguito con l’allargamento dei cordoni delle borse per contrastare gli effetti dei lockdown causa covid-19.

Per cercare di contrastare il fenomeno inflattivo, come prima cosa hanno iniziato ad aumentare i tassi di interesse. Nel 2021 la spesa mondiale per interessi ammontava a 10.400 miliardi di dollari, rappresentando circa il 12% del PIL mondiale, a fine 2022, questi numeri sono saliti a 13mila miliardi, ben 14.5 punti percentuali di assorbimento del Prodotto interno lordo globale, con un indebitamento complessivo di famiglie e imprese, che nello stesso periodo è passato da 255mila miliardi a 300mila miliardi di dollari!!!

I dati sono impietosi anche per la Borsa LME.

Negli ultimi dodici mesi l’indice LMEX ha registrato una regressione del 18.3%, sconfessando la maggior parte degli analisti finanziari che prevedevano una crescita esponenziale di tutte le commodity, metalli compresi. Un vantaggio competitivo che le imprese manifatturiere dell’Eurozona però, hanno potuto sfruttare parzialmente, a seguito della svalutazione del 6.8% dell’euro rispetto al dollaro USD.

Nel corso dell’ultima ottava le quotazioni degli “industriali” sono letteralmente crollate, andando oltre ogni misura di sostenibilità di una tendenza che al momento risulta eccessivamente negativa. L’asserzione “eccessivamente negativa” non vuole significare che da ora in avanti i prezzi dei metalli del listino LME riprendano a crescere immediatamente, ma se non altro limiteranno, in prima istanza, le ulteriori fasi di discesa.

Il miglior punto di riscontro, come sempre avviene in questi frangenti di Borsa così confusi, giunge dall’analisi della struttura della quota di denaro presente al LME.

ACCUMULO DI DENARO “LUNGO” SUL RAME

Il Rame sta mostrando un consistente accumulo di denaro “lungo”, lasciando presupporre che sul metallo è al momento presente un’importante consapevolezza tra gli utilizzatori che si stia trovando in un’area del grafico USD 3mesi dalla difficile replicabilità in tempi brevi.

ZINCO IN LINEA CON I VALORI DI INIZIO 2023

Una linea più nitida in termini di indirizzo la traccerà lo Zinco, il cui prezzo di Borsa in dollari risulta essere sulla stessa linea dei valori fatti registrare ad inizio 2023. La situazione di sostanziale equilibrio tra le componenti domanda e offerta, determinerà per il metallo un rapido recupero verso il valore medio di mercato dell’ultimo periodo.

OTTONE E ZAMA

Le diminuzioni settimanali del 3.5% del Rame e del 3.9% dello Zinco, determineranno delle nuove collocazioni di prezzo per Ottone e Zama. Le “leghe gialle” si adegueranno alle nuove situazioni dei metalli di base con circa 100 Euro/tonnellata di diminuzione, mentre la Zama subirà un ricollocamento di prezzo che in termini generali dovrebbe essere quello di metà febbraio.

ALLUMINIO ANCORA IN RIBASSO

L’Alluminio non ha ancora concluso la parabola ribassista, ma nello stesso tempo non bisogna dimenticare che tale situazione muterà a breve ed in questo giocherà un ruolo non secondario il clima generale che si respirerà in Borsa nelle sedute a venire.

PER IL NICHEL E’ PREMATURO PARLARE DI RIPRESA

Il Nichel è al momento come un relitto abbandonato su una spiaggia deserta, anche se gli utilizzatori di questo metallo non potranno fare affidamento su un perdurante momento ribassista. L’accumulo di denaro “lungo” già sul finale della scorsa settimana ha iniziato a registrare una rilevanza significativa, anche se risulta ancora prematuro parlare di ripresa immediata della quotazione USD 3mesi del Nichel.

PIOMBO IN EQUILIBRIO TRA DOMANDA E OFFERTA

Il Piombo rappresenta al momento la stabilità in un contesto di forti turbolenze, l’attuale quotazione risulta l’evidenza di un equilibrio sostanziale tra domanda e offerta, con il conseguente effetto di un prezzo che presenterà una limitata variabilità.

FLESSIONE DEL PREZZO DELLO STAGNO CHE POTREBBE CONCLUDERSI

La flessione del prezzo USD 3mesi dello Stagno potrebbe concludersi a breve e questo significherebbe per il metallo la chiusura di una parentesi durata circa due mesi, fatta di un’importante fase incrementale di valore e che ha rispecchiato a pieno l’evoluzione generale della Borsa LME tra gennaio e febbraio.

UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA

Altri tagli produttivi di alluminio in Cina, ma il mercato non si agita

La carenza di energia elettrica nella provincia cinese dello Yunnan, ha costretto alcune fonderie di alluminio della regione a ridurre la produzione.

Le tribolazioni dell’offerta globale di alluminio sembra ci accompagneranno anche nel corso di quest’anno. Tornano infatti i problemi energetici nella regione cinese dello Yunnan, con la riduzione della produzione di alluminio in una delle aree metallurgiche più importanti del paese.

La rete elettrica locale ha tagliato ulteriore capacità dal 18 febbraio, ampliando le restrizioni energetiche dello scorso anno. Di fatto, limiti tanto bassi di fornitura elettrica impediranno alle fonderie coinvolte di riprendere la produzione prima di metà anno.

Vengono a mancare altre 740mila tonnellate all’anno

Secondo le stime di Mysteel, i nuovi tagli impatteranno su circa 740.000 tonnellate di capacità produttiva annua di alluminio, una quantità che va ad aggiungersi a circa 1,1 milioni di tagli messi in atto da settembre dello scorso anno. Va considerato che la capacità operativa di alluminio nello Yunnan era di circa 5,18 milioni di tonnellate prima dei tagli di settembre, più o meno la produzione di tutto il Nord America e l’America Latina messi insieme.

Gli ultimi dati dell’International Aluminium Association (IAI) mostrano che la produzione giornaliera globale di alluminio primario si è attestata a 188.000 tonnellate a gennaio, rispetto a 189.400 del mese precedente. La produzione mensile totale del metallo è rimasta invariata su base mensile, ma è aumentata del 3,3% su base annua (5,84 milioni di tonnellate a gennaio). Nel frattempo, la produzione di alluminio in Europa è scesa del 12,2% su base annua (230.000 tonnellate a gennaio), a causa dei gravi problemi energetici.

Ma i prezzi se la prendono calma

I prezzi dell’alluminio hanno reagito alla stretta di offerta cinese mettendo a segno contenuti rialzi. D’altronde, con le scorte di metallo che stanno crescendo sia a Londra che a Shanghai non ci sono ancora segnali forti che possano far pensare ad una carenza di metallo sul mercato globale.

Prezzi del rame: rinforzi a breve termine e uno tsunami nel lungo

Se guardiamo alla tendenza della transizione energetica verso la totale decarbonizzazione, il rame è il nuovo petrolio.

I recenti problemi alle forniture globali di rame, insieme ad un rimbalzo della domanda, dovrebbero favorire i prezzi del rame nel breve termine. Tuttavia, se allunghiamo le sguardo in avanti nel tempo, il mercato del metallo rosso assisterà ad un cambiamento secolare, in gran parte spinto dall’aumento della decarbonizzazione.

Ma torniamo al presente. Le proteste in Perù (che rappresenta il 10% della fornitura mondiale di rame), le aspettative (per quanto altalenanti) di una ripresa della domanda cinese con la riapertura dell’economia e le scorte vicine ai minimi ciclici, potrebbero portare ad un aumento dei prezzi a breve termine. Questo è il parere degli analisti della Bank of New York Mellon.

Il vero punto di strozzatura della transizione energetica

Il rame è uno dei principali barometri della salute economica globale grazie al suo ampio utilizzo in molti settori. Questo mese, dopo un buon inizio d’anno per un dollaro meno forte e per le speranze di un aumento della domanda cinese, i prezzi si sono indeboliti.

Tuttavia, la cosa più interessante di una recente analisi della Bank of New York Mellon è la conferma delle brillanti prospettive a lungo termine. Il rame viene tipicamente utilizzato per il cablaggio degli edifici e il cablaggio di macchinari tanto per fare degli esempi ma, se guardiamo alla transizione energetica verso la decarbonizzazione, questo metallo è senza dubbio da classificare come il nuovo petrolio. Ogni energia rinnovabile ha bisogno di rame dal momento che per elettrificare e per condurre elettricità è indispensabile usare metallo rosso. Il vero punto di strozzatura della transizione energetica è il rame e non solo il litio come molti pensano.

È praticamente certo che nei prossimi anni l’offerta di rame sarà insufficiente

Se guardiamo il lato dell’offerta, scopriamo che negli ultimi 20 anni il grado di purezza del metallo estratto dalle miniere è costantemente sceso. Considerando anche il tempo necessario per portare online nuovi progetti minerari (sempre più difficili da sviluppare) è ragionevole attendersi nei prossimi anni delle significative carenze nelle forniture.

Secondo Saxo Bank, i giganteschi sforzi politici nel raggiungimento della trasformazione verde porteranno senza dubbio enormi benefici a metalli industriali come rame, alluminio e litio. Di fatto, la domanda che si abbatterà sul mercato del rame non è un piccolo incremento come quelli che abbiamo visto nel corso degli ultimi decenni, ma uno tsunami pluriennale a cui molti non stanno ancora pensando.

APPROFONDIMENTO

Metalli da guerra. Quali determineranno il nuovo ordine mondiale?

Ci aspettano anni di riarmo, in tutti paesi del mondo. E in questo nuovo mondo i metalli da guerra giocheranno un ruolo determinate.

Ad un anno dell’inizio della guerra in Ucraina, è chiaro a tutti che i vecchi equilibri geopolitici globali sono crollati e, nei prossimi decenni, assisteremo ad un rimescolamento dei poteri nelle varie zone del mondo. Per quanto sia auspicabile che ciò avvenga senza l’uso della violenza, la corsa agli armamenti è già cominciata ed è facilmente prevedibile che nel prossimo futuro verranno spesi sempre più soldi per comprare armi.

Naturalmente, le armi richiedono una vasta gamma di metalli per qualsiasi cosa, dai veicoli all’elettronica e alla balistica. Ogni applicazione militare ha esigenze ben precise, per le quali spesso non si può scendere a compromessi. Perciò servono metalli e leghe che si adattino perfettamente alle particolari esigenze della guerra.

Ogni metallo (ma vale lo stesso anche per gli altri materiali) viene scelto in modo specifico in base ai suoi particolari punti di forza e di debolezza, per soddisfare requisiti operativi specifici. Tanto è vero che ogni ramo delle forze armate ha preferenze per alcuni metalli e non per altri, con l’obbiettivo di garantire il funzionamento ottimale delle apparecchiature in ambienti di guerra.

Tra i metalli più comuni adatti all’uso bellico troviamo l’alluminio, il titanio, l’acciaio inossidabile, l’acciaio al carbonio e le leghe di nichel. Ma, come vedremo in seguito, esistono altri metalli meno comuni ma indispensabile per costruire armi e armamenti efficaci.

I metalli preferiti dall’Esercito

Se parliamo di esercito, non ci sono dubbi che siano le leghe di magnesio e il titanio i preferiti per i componenti strutturali e protettivi. Non per nulla, il magnesio è noto come “metallo di difesa“, grazie ad un rapporto forza-peso estremamente elevato e ad un eccellente supporto strutturale leggero per aerei militari, veicoli a ruote multiuso ad alta mobilità, camion, navi e missili.

Le leghe al titanio presentano invece una resistenza eccezionale, soprattutto agli urti e alle fratture. Perciò vengono impiegate nei componenti strutturali e nei pannelli esterni protettivi su veicoli blindati, motori di aerei, serbatoi a pressione e missili.

Ma i Marines preferiscono l’alluminio

Corpi militari come quello dei Marines hanno invece una netta preferenza per l’alluminio, visto le sue capacità di resistere in ambienti di acqua dolce e salata. Con un elevato rapporto forza-peso e un’estrema resistenza alla corrosione, l’alluminio è il materiale a basso costo perfetto per veicoli e attrezzature in cui il peso è una considerazione importante. La leggerezza di questo metallo aumenta anche l’efficienza del carburante e riduce il peso complessivo dell’attrezzatura, pur mantenendo un elevato livello di resistenza e durata.

Naturalmente, i Marines hanno un’avversione per le tradizionali leghe a base di ferro che si arrugginiscono o si deteriorano se soggette a un’esposizione marina prolungata. Poiché i veicoli e le attrezzature militari di questo corpo devono essere in grado di funzionare in modo affidabile in condizioni estreme, vengono spesso utilizzate le leghe di alluminio per componenti di armi, navi, veicoli terrestri e giubbotti antiproiettile.

Anche la Marina ha un debole per l’alluminio

Dopo quanto abbiamo visto nel caso dei Marines, non sorprende che anche la Marina preferisca le leghe di alluminio. Dagli scafi di barche e navi a piattaforme e travi di supporto, la forza, la flessibilità, la leggerezza e la resistenza alla corrosione delle leghe di alluminio le rendono particolarmente adatte per l’uso in applicazioni navali. Per tutti questi motivi le leghe di alluminio hanno iniziato a sostituire l’acciaio sui pannelli delle navi e delle motovedette della Marina.

Per l’Aeronautica solo metalli speciali

Naturalmente, quando si passa dalle forze terresti e marine alle forze dell’aria, le cose si complicano ulteriormente. Le apparecchiature utilizzate per gli aerei e i missile dell’Aeronautica Militare devono essere leggere e in grado di resistere a una miriade di fattori di stress ambientale, comprese fluttuazioni estreme di temperatura e pressione, alti livelli di vibrazioni, impatti e sostanze corrosive.

Per tutto questo serve nichel e le leghe per alte temperature come Monel, Inconel, Incoloy, Hastelloy e molte altre, che sono diventati alcuni dei metalli più comunemente usati nell’Aeronautica Militare grazie alla loro resistenza alla trazione estremamente elevata e alla capacità di resistere a condizioni ambientali difficili.

Metalli rari per le forze Aerospaziali

Ma quando si tratta di forze aerospaziali, la gamma di metalli si allarga ulteriormente fino a comprendere alcuni metalli rari.

Il titanio, l’alluminio e le leghe di nichel ad alta temperatura come l’Hastelloy offrono tutti la forza leggera necessaria per le applicazioni aerospaziali. Oltre a un elevato rapporto resistenza/peso, i materiali utilizzati per le apparecchiature della Space Force devono essere estremamente precisi e in grado di resistere alle condizioni estreme dello spazio.

LINK UTILI

METALLI RARI: https://www.metallirari.com/tagli-produttivi-alluminio-cina-mercato-non-agita/

METALLI RARI: https://www.metallirari.com/prezzi-rame-rinforzi-breve-termine-tsunami-lungo/

METALI RARI:  https://www.metallirari.com/metalli-guerra-quali-determineranno-nuovo-ordine-mondiale/

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METALWEEK : https://www.metalweek.it//filemanager/mw/MWBASE230227.html

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