Buongiorno,

condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

Le sedute LME presenteranno degli andamenti molto incerti, segno che i prezzi degli “industriali” sono in una fase in cui gli utilizzatori cercheranno di abbassarli con minori richieste.

Il Meno nell’Eurozona si limita ad essere il fiume che bagna Francoforte. La Banca Centrale Europea, che proprio nella città tedesca ha la sua sede di comando, ultimamente conosce solo il segno più in relazione all’adeguamento dei tassi.

La decisione della BCE di aumentare dello 0,25% i saggi di interesse sull’euro stride in maniera incommensurabile rispetto a quella della Federal Reserve che ha mantenuto invariati i tassi sul dollaro.

Non è questa la sede per esprimere giudizi di merito sulle politiche monetarie delle Banche Centrali, ma diversamente risulta doveroso avanzare pareri a riguardo delle implicazioni che queste hanno in relazione alle dinamiche evolutive dei prezzi delle materie prime ed in particolare dei metalli industriali.

Il recupero su base settimanale dell’indice LMEX del 2,7% risulta un elemento significativo su come siano andate le cose a Londra, con gli utilizzatori di metalli e leghe che vivono con una certa apprensione le derive rialziste che hanno preso tutti gli “industriali”, anche se in buona parte mitigate dalla debolezza del dollaro, che in soli otto giorni ha permesso all’Euro di guadagnare 1,83 punti percentuali sul rapporto di cambio.

Le sedute della settimana al LME saranno sicuramente cariche di tensione, l’indicatore specifico di Metalweek pari a 23/30 è un segnale importante e sottolinea che per alcuni metalli il cambio di tendenza potrebbe essere imminente.

Rame, la fine della salita non è lontano

Il Rame non sarà ancora pronto a “girare”, ma il momento non è lontano. Il metallo è prossimo a varcare la soglia degli 8.600 dollari 3mesi, evento visto per l’ultima volta tra fine aprile ed inizio maggio, ma occorre anche tenere in considerazione che la liquidità “lunga” in accumulo sul Rame sta iniziando ad essere un fenomeno difficilmente governabile.

Zinco già in fase di storno.

Lo Zinco, al contrario del Rame, è già in piena fase di storno, anche se i numeri delle ultime sedute direbbero il contrario. Gli utilizzatori nutrono dubbi sulla possibilità che questo metallo abbia ancora energie sufficienti per produrre ulteriori slanci rialzisti, non dimentichiamo che dal suo minimo relativo del 25 Maggio, lo Zinco ha prodotto, fino all’ultima seduta LME della settimana scorsa, una progressione dell’8,3% rispetto al dato di Borsa USD 3mesi.

Ottone e Zama

Le due leghe di riferimento, Ottone e Zama, si troveranno nella medesima posizione, ovvero in un momento di massimo relativo, con Rame e Zinco che a breve inizieranno la loro discesa dei prezzi al LME, oltre al favorevole momento dell’euro nei confronti del dollaro, che potrà dare forza a fenomeni di riduzione dei prezzi.

Alluminio in fase di volatilità ribassista

Lo storno dell’Alluminio sarà caratterizzato da una fase di volatilità ribassista, che darà maggiore slancio alla diminuzione del riferimento di Borsa USD 3mesi, anche se molto dipenderà dal clima generale che si respirerà al LME.

Denaro “lungo” sul Nichel

La concentrazione di denaro “lungo” sul Nichel è oltre ogni limite di sostenibilità. Un elemento che va sicuramente non sottovalutato, anche in considerazione dell’attuale valore di Borsa del metallo, che non essendo elevato, potrebbe dirigerlo verso dei riferimenti di minimo veramente importanti.

Piombo unico metallo degli “industriali” in controtendenza.

Il Piombo pare chiamarsi fuori da questo contesto di precarietà visto finora, mettendo in mostra una sicurezza di conduzione del prezzo LME che sta vedendo solo il segno più nei momenti di raffronto con i periodi precedenti e questo stato di positività proseguirà anche in avvio di ottava.

Anche per lo Stagno è prossima una nuova fase di storno?

La domanda di Stagno o meglio, le azioni preventive di copertura sul “fisico” messe in atto dagli utilizzatori del metallo in avvio della scorsa ottava, hanno permesso ai più avveduti di evitare acquisti oltre soglia, adesso collocata a 27mila dollari 3mesi. I ritardatari o i dubbiosi dovranno attendere la nuova fase di storno dello Stagno, che potrebbe essere imminente, anche in ragione dell’accumulo di liquidità rialzista che è andata oltre misura.

UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA

L’Europa si prepara a dare l’addio anche all’alluminio indiano.

Le esportazioni di alluminio dall’India verso l’Unione Europea diventeranno presto impraticabili a causa delle nuove regole introdotte da Bruxelles.

L’Europa si prepara a dare l’addio, dopo averlo fatto per l’alluminio russo, anche a quello indiano.

Infatti, come sottolinea l’ultimo report della CRISIL (agenzia indiana di S&P Global), le esportazioni di alluminio dell’India verso l’Unione Europea (UE) diventeranno impraticabili una volta implementato il Meccanismo di Adeguamento Transfrontaliero (CBAM) per contribuire a ridurre le emissioni di carbonio. Il CBAM dovrebbe iniziare ad ottobre e colpirà alluminio, ferro, acciaio, cemento, fertilizzanti ed elettricità. Ma potrebbero venir inserite nella lista anche altre voci.

Tutto ciò che supera i livelli di emissioni stabiliti sarà tassato

La nuova regola impone agli importatori nella UE di dichiarare le emissioni di carbonio incorporate nelle merci importate su base trimestrale. Anche se ci sarà un periodo e una quota di indennità, a partire dal 2026 questa quota verrà gradualmente eliminata e completamente rimossa entro il 2034. Da quel momento in poi, tutto ciò che supera i livelli stabiliti sarà tassato in base ai prezzi settimanali del sistema di scambio di quote di emissione (ETS).

Per l’India, la UE non è solo il secondo partner commerciale ma è anche un’ottima destinazione per le esportazioni di alluminio. Nell’ultimo anno fiscale, l’alluminio primario ha rappresentato il 29% del totale dei 74,8 miliardi di dollari di esportazioni di merci dall’India alla UE.

L’India produce il 6% dell’alluminio primario globale

L’India produce 4,1 milioni di tonnellate di alluminio primario all’anno, pari al 6% della produzione globale. Di questa quantità, il 56% viene esportato.

Il motivo di tante esportazioni è il basso costo del metallo dei produttori indiani, grazie ad energia economica prodotta con il carbone domestico. Il carbone indiano ha costi più bassi anche rispetto ai concorrenti globali (Australia e Sudafrica), che utilizzano carbone termico o gas naturale con costi maggiori.

L’Europa pagherà prezzi più alti, l’India dovrà esportare l’alluminio in Cina

Poiché l’India produce alluminio con un’intensità media delle emissioni di gas a effetto serra tra le più alte a livello globale, il nuovo CBAM europeo la colpirà duramente. I produttori indiani sono attualmente in concorrenza con quelli del Medio Oriente, del Canada, della Norvegia e dell’Islanda, che hanno emissioni significativamente inferiori.

Dal punto di vista europeo, poiché non si stanno realizzando nuovi impianti nel continente e tutti i paesi rimangono dipendenti dalle importazioni, gli esperti avvisano che le conseguenze del CBAM si riverseranno sui prezzi, che aumenteranno.

Dal punto di vista dell’India, si prevede che i produttori indiani di alluminio primario dirotteranno i loro prodotti verso altre economie in via di sviluppo come il sud-est asiatico, l’Africa e persino la Cina.

APPROFONDIMENTO

Il riciclo salverà l’Occidente dalla carenza di terre rare?

Secondo gli esperti, maggiori sforzi nel riciclo porterebbero a soddisfare fino a un quarto della domanda nel prossimo decennio.

Anche se negli ultimi mesi i prezzi delle terre rare (REE) sono prima scesi e poi si sono stabilizzati, il grave problema della dipendenza occidentale dalle forniture cinesi rimane immutato, in tutta la sua gravità.

Naturalmente, questo stato delle cose comporta una potenziale volatilità su tutto il mercato globale. Per esempio, molti esperti ritengono che gli Stati Uniti si troveranno presto ad affrontare una crisi delle terre rare. Non che l’Europa sia messa meglio, dal momento che è il secondo più grande consumatore di magneti permanenti e di terre rare dopo la Cina. Quasi il 100% di questi componenti critici viene importato da paesi terzi.

La domanda crescerà del 400% o più

Come noto, questi elementi svolgono un ruolo cruciale nella sicurezza di un paese, nell’indipendenza energetica e nella crescita economica.

Se gli Stati Uniti esaurissero le scorte di terre rare, probabilmente la sicurezza nazionale ne risulterebbe compromessa. Si tratta di uno scenario tutt’altro che improbabile se si considera che le previsioni indicano una crescita della domanda di questi minerali nei prossimi decenni compresa tra il 400% e il 600%. D’altronde, la strada verso un’economia basata sull’energia pulita porta inevitabilmente ad una maggiore domanda di minerali come le terre rare.

Si spera molto nel riciclo

Mentre diversi paesi continuano a lavorare per interrompere la loro dipendenza dalle forniture cinesi, prende sempre più piede l’idea che potrebbe essere il riciclo a porre un rimedio al problema.

Ad oggi, solo l’1% circa degli elementi delle terre rare presenti nei vecchi dispositivi viene riciclato. Tuttavia, se aumentassero gli sforzi per un maggiore riciclo, si potrebbe arrivare a soddisfare fino a un quarto della domanda nel prossimo decennio.

Riciclare REE significa rimuoverle dagli oggetti high-tech (per esempio dai dischi rigidi dei computer) e convertirli in minerali in polvere (ossidi di terre rare). Per farlo, i processi che sembrano promettere i migliori risultati sono due: il riciclo per dissoluzione senza acidi (ADR) e il recupero chimico.

Una miniera di terre rare tra gli scarti

Negli Stati Uniti, il Critical Materials Institute (CMI) lavora da anni su questi processi e ha messo a punto una procedura per la dissoluzione dei magneti REE in una soluzione senza l’utilizzo di acidi, un approccio complessivamente più ecologico.

Per paesi che consumano grandi numeri di dispositivi high tech e, quindi, producono enormi quantità di scarti, il riciclo di terre rare si tradurrebbe in una fonte domestica di materiali preziosi, riducendo allo stesso tempo gli sprechi.

LINK UTILI

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METALWEEK : https://www.metalweek.it//filemanager/mw/MWBASE230619.html

METALLI RARI : https://www.metallirari.com/europa-prepara-dare-addio-alluminio-indiano/

METALLI RARI : https://www.metallirari.com/riciclo-salvera-occidente-carenza-terre-rare/

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