Buongiorno,

condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

La manovra cinese volta a portare nuovi stimoli all’economia nazionale ha avuto ripercussioni importanti anche al LME, ora occorrerà verificare gli effetti sui prezzi degli “industriali” nelle prossime settimane.

I mercati da tempo non sono più condizionati dalle scorribande del comparto finanziario-speculativo, ma da un altro elemento di variabilità ed imprevedibilità, gli stimoli del Governo cinese destinati al rilancio economico del Paese.

L’ultimo intervento da parte di Pechino è stato di 1.000 miliardi di Yuan, che corrisponde ad un valore di circa 140 miliardi di dollari. Le reazioni sono state importanti su tutte le Borse merci del mondo, nella giornata di martedì 24 ottobre l’indice LMEX è cresciuto dell’1% rispetto al riferimento giornaliero precedente ed a fine ottava l’incremento è stato di 1,4 punti.

Gli stimoli all’economia cinese si stanno ormai susseguendo con una frequenza sempre più elevata, a dimostrazione della carenza di elementi positivi nei suoi fondamentali. L’unico effetto certo di questi incentivi risulta essere l’innalzamento del deficit del bilancio statale, passato dal 3 al 3,8% e riconducibile a quest’ultimo provvedimento.

Il Rame rappresenta l’elemento del listino LME in grado di intercettare le maggiori aspettative di realizzo da parte del comparto speculativo-finanziario, sempre attento a non farsi sfuggire momentanee anomalie nelle conduzioni delle sedute di Borsa, come appunto la manovra cinese.

Rame sotto l’”effetto Cina”?  

Il “metallo rosso” sta testando nuovamente la possibilità di collocarsi stabilmente nella zona di massimo relativo delle ultime quattro settimane, ma l’operazione non sarà semplice. La struttura del prezzo USD 3mesi è costituita da una significativa presenza di fattori speculativi, che non appena l’effetto Cina svanirà, porterà il Rame a collocarsi sulla linea degli 8mila dollari.

Per lo Zinco liquidità “lunga” in eccesso.

Lo Zinco si troverà a gestire un forte accumulo di liquidità “lunga” sulle sue posizioni, con il conseguente effetto a breve di un raffreddamento del suo riferimento di Borsa.

Le leghe

Le leghe hanno risposto in modo decisamente blando ai momentanei picchi di prezzo di Rame e Zinco, sebbene gli adeguamenti al rialzo dei prezzi di Ottone e Zama ci siano stati sui semilavorati di maggior consumo. La prospettiva di sviluppo delle quotazioni delle due leghe risulta quindi direttamente proporzionale in rapporto alle evoluzioni di Rame e Zinco al LME.

Incertezza Alluminio

L’incertezza sulla tenuta del prezzo risulta molto evidente anche per l’Alluminio, “caricato” dal comparto speculativo da eccessi di aspettative rialziste che non collimano con la situazione del “fisico”, non certo supportato da una domanda elevata da parte degli utilizzatori.

Ventata di effervescenza per il prezzo del Nichel

Il Nichel ha reagito molto bene all’improvvisa ventata di effervescenza che ha interessato la Borsa, lasciandosi velocemente alle spalle il minimo relativo a ridosso dei 18mila dollari 3mesi. Una soglia di prezzo che non ha reso indifferenti molti utilizzatori di questo metallo, che seppure non mossi da un significativo bisogno effettivo di Nichel, non hanno voluto perdere l’occasione del momento. La conseguenza è stata l’inevitabile crescita del livello di liquidità rialzista, che funge da utile strumento a sostegno dell’attuale riferimento di Borsa del Nichel.

Imminente ridimensionamento del Piombo?

Il Piombo ha messo in evidenza una buona reattività alla situazione venutasi a creare nella scorsa cinquina di sedute. Il dubbio che accompagna da alcune settimane gli utilizzatori diretti di Piombo è la mancanza di prospettiva sulla tenuta effettiva del prezzo dollari 3mesi oltre quota 2.100, rappresentando quindi un elemento importante per un possibile ridimensionamento del valore LME del metallo.

Non ben definita la situazione dello Stagno

Non ben definita risulta anche l’attuale collocazione di Borsa dello Stagno, al centro di aspettative contrapposte tra utilizzatori e speculatori, mai sopite del tutto. La settimana che si apre potrebbe risultare determinante per dare una parola quasi definitiva sul confronto che mette al centro lo Stagno, ma senza dimenticare la natura “sottile” del suo sottostante di Borsa.

UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA

Rusal si assicura allumina cinese. Taglierà però 500mila ton di alluminio?

Vendite e acquisti della Rusal si stanno integrando sempre meglio nell’economia cinese, mentre si prospetta uno scenario di chiusura di alcuni impianti non redditizi a causa dei prezzi troppo bassi.

Il gigante russo dell’alluminio, United Co. Rusal International PJSC, ha acquistato una partecipazione del 30% in un impianto cinese di allumina della Hebei Wenfeng New Materials Co. L’operazione ha l’obbiettivo di colmare le forniture venute a mancare a seguito della guerra con l’Ucraina.

Si tratta di un raro caso di investimento diretto da parte di un’azienda russa nel settore dei metalli cinese. Come ha riportato Bloomberg, con questa operazione la Rusal avrà accesso all’allumina ad un costo competitivo, assicurandosi la fornitura di materie prime chiave.

Le forniture di allumina dall’Australia e dall’Ucraina erano cruciali

Dopo lo scoppio della guerra, l’Australia e l’Ucraina avevano interrotto le esportazioni di allumina e bauxite verso la Russia, facendo perdere alla Rusal due delle sue fonti cruciali di materia prima. Perciò, l’azienda si è rivolta a mercati come Cina e India.

Le politiche europee contro la Russia hanno allontanato l’alluminio russo dal nostro continente, avvicinandolo invece alla Cina. Un fenomeno guidato dalla crescente polarizzazione politica del mercato dei metalli, ma anche da fattori economici quali i costi interni di Rusal e le dinamiche del mercato cinese.

Va considerato che sia i produttori di alluminio orientali che occidentali sono alle prese con il problema dei margini in forte contrazione, a causa dei prezzi bassi e del calo dei premi. Rusal ha registrato un calo dei ricavi del 17% su base annua nella prima metà di quest’anno, con un utile netto in calo del 54%. Perciò, secondo Interfax, la società sta esaminando la possibilità di chiudere alcune fonderie.

Tre fonderie russe troppo costose potrebbero venir chiuse

Le tre fonderie con i costi più elevati sono Kandalaksha, Volgograd e Novokuznetsk. La loro capacità è di 500.000 tonnellate all’anno su un totale di 4,2 milioni di tonnellate (nel 2022 Rusal ha prodotto 3,83 milioni di tonnellate di alluminio).

Infine, è interessante notare come la bassa impronta di carbonio delle fonderie siberiane della Rusal alimentate da energia idroelettrica sembrano integrarsi perfettamente con le necessità della Cina, la cui domanda di alluminio interna è in crescita, con un’offerta che ha raggiunto il tetto.

Inoltre, i produttori cinesi stanno cercando di produrre alluminio verde nelle province ricche di risorse idriche come lo Yunnan, mentre gran parte della produzione del paese proviene ancora da fonderie alimentate a carbone.

Tutto lascia intendere che i legami sempre più stretti tra Russia e Cina siano vantaggiosi per entrambe.

APPROFONDIMENTO

Petroliera

Come il petrolio russo continua ad arrivarci… e a prezzi più alti!

Coordinate false e trucchi vari servono per facilitare il commercio di petrolio russo durante la guerra delle sanzioni, facendo crescere i prezzi che gli europei pagano per una materia prima di cui non possono fare a meno.

Sono più forti le sanzioni o il mercato? Da ciò che è sotto agli occhi di tutti gli esperti, non ci sono molti dubbi: la dipendenza dell’Europa dalle materie prime è difficile da superare e, anche senza esplicite violazioni delle sanzioni, il petrolio russo continua ad arrivare.

Travaso in acque internazionali per mascherare la provenienza del petrolio

Lo ha dimostrato ancora una volta Bloomberg, che ha mostrato due vecchie petroliere al largo della costa meridionale della Grecia, una accanto all’altra, mentre una pompava segretamente petrolio nell’altra.

Fornendo coordinate false al sistema di identificazione automatica (AIS), confondevano la provenienza dei carichi per garantire all’acquirente di nascondere i rapporti con la Russia. Si tratta di una pratica chiamata spoofing, disapprovata dalle autorità di regolamentazione ma del tutto legale nelle acque internazionali tanto che alcune aziende la offrono come servizio direttamente su internet.

Un trucco collaudato che fa parte di un sofisticato sistema per continuare a fare arrivare il carburante russo sanzionato, spesso a prezzi più alti di quelli che gli europei pagherebbero in condizioni normali.

Non è un mistero che la Russia abbia accumulato un’enorme flotta di petroliere ombra, costituita in gran parte da vecchie navi da tenere in acque internazionali (come al largo delle coste della Grecia), dove la possibilità di effettuare controlli diminuisce.

La metà del petrolio russo viene esportato con petroliere ombra

Alcune stime indicano che almeno la metà del petrolio russo viene esportato attraverso petroliere della flotta ombra.

Ricordiamo che i paesi del G7 hanno sanzionato la Russia, esentando però il petrolio e il carburante venduto al di sotto dei 60 dollari al barile (per il greggio) e dei 100 dollari al barile (per i carburanti raffinati come benzina e diesel).

Tuttavia, l’impennata dei prezzi ha spinto gran parte del petrolio ben al di sopra di questi livelli, il che significa che le operazioni di trasbordo in acque internazionali avvengono a prezzi superiori e quindi in violazione, o quanto meno elusione, delle sanzioni.

Il mercato ha sempre la meglio sulla politica e spesso gli effetti non sono prevedibili

Il mercato è così preponderante sulle volontà politiche sanzionatorie che produce anche effetti difficili da prevedere e da gestire.

Come, per esempio, il rischio che stanno correndo gli ambienti marini durante i trasferimenti di petrolio e carburante in alto mare, effettuati da vecchie navi che operano in segretezza.

Il passaggio di petrolio documentato da Bloomberg è avvenuto a circa quattro miglia dalle acque territoriali della Grecia e a circa 17 miglia da Gytheio, una popolare destinazione balneare.

Inoltre, la costa è anche un’importante zona di nidificazione per la tartaruga marina caretta.

LINK UTILI

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METALWEEK: https://www.metalweek.it//filemanager/mw/MWBASE231030.html

METALLI RARI: https://www.metallirari.com/rusal-assicura-allumina-cinese-tagliera-500mila-ton-alluminio/

METALLI RARI: https://www.metallirari.com/come-petrolio-russo-continua-arrivarci-prezzi-piu-alti/

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