Buongiorno,

condivido con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

L’incertezza in prospettiva dell’anno nuovo ed il 2023 ormai verso la conclusione provocano una generale assenza di indirizzo del listino LME

Una fase riflessiva così potrebbe essere definita la settimana appena messa in archivio.

Nell’attribuire questo giudizio di merito riferito alla settimana scorsa, l’elemento che è emerso in modo più significativo è stato quello dell’incertezza nella determinazione dei prezzi di tutti i metalli industriali quotati al London Metal Exchange.

Le sedute da alcuni giorni risultano estremamente variabili e c’è una certa tensione nella fissazione dei prezzi degli “industriali”.

Gli utilizzatori non risultano incisivi nella fase delle richieste, bensì in quella degli smobilizzi, con l’indice LMEX scendere su base settimanale di circa il 2,4% e poco al di sotto dei 10 punti percentuali dall’inizio dell’anno.

Rame stabile al suo massimo relativo

Il clima non è certo quello delle grandi occasioni, nonostante il Rame in conclusione di settimana abbia nuovamente evidenziato una certa insofferenza alla collocazione del suo riferimento sotto la linea degli 8400 dollari/3mesi. La spinta rialzista del “metallo guida” avrà comunque un raggio d’azione molto limitato, meglio parlare di un contesto di stabilità in un’area di massimo relativo.

Zinco senza resistenza alla flessione

Lo Zinco al momento non opporrà alcuna resistenza alla sua costante flessione con una situazione di mercato che vede chi impiega questo metallo disinteressarsi in modo importante del suo stato di quotazione in Borsa; le aspettative quindi rimarranno ribassiste.

Le Leghe – Ottone e Zama

La giornata festiva peserà nella determinazione dei prezzi delle leghe, con l’Ottone che avrà come elemento preponderante nella sua definizione il momento positivo del Rame e quindi le “basi” saranno destinate a salire in avvio di settimana.

La Zama inevitabilmente subirà il periodo opaco dello Zinco, con le quotazioni di riferimento in costante discesa, così come i consumi di pani richiesti dalle fonderie.

Sussulto dell’alluminio

Il sussulto dell’Alluminio avuto nel corso dell’ultima seduta settimanale non deve essere letto come l’avvio di un momento importante di rialzi, ma almeno poter mettere fine alla lunga fase della sua parabola ribassista.

Nichel in fase di recupero?

Il Nichel sta cercando faticosamente di risalire l’erta che lo ha portato a dei minimi di importanza straordinaria. La collocazione temporale di questa fase di recupero non è certamente ottimale, in considerazione del fatto che tra gli utilizzatori non c’è la voglia di mettere metallo in casa a pochi giorni dalla chiusura degli esercizi contabili.

Piombo ancora verso il basso

Il Piombo non sta dando segnali di contrasto ad una situazione di Borsa che porterà il suo riferimento a varcare verso il basso la soglia dei 2mila USD 3mesi, con il sempre crescente accumulo di denaro rialzista a non rappresentare una forma di significativo contrasto.

Stagno in fase di assestamento

La risalita dello Stagno è stata certamente rilevante nelle scorse sedute, ma ora il metallo si appresterà ad affrontare una fase di assestamento del prezzo USD 3mesi che comunque non escluderà una rimodulazione in tono ribassista.

Previsioni alluminio 2024. Piccolo surplus e domanda troppo bassa

L’incertezza economica globale continua a pesare sulle prospettive dell’alluminio. Un’analisi da non perdere per capire quali sono le aspettative sul mercato dell’alluminio per il 2024.

È tempo di bilanci anche per i prezzi dell’alluminio che quest’anno non sono particolarmente positivi.

Da inizio 2023 le quotazioni al London Metal Exchange (LME) sono scese di circa il 10%, soprattutto a causa del ritardo della ripresa della Cina dopo i lockdown del COVID-19, a cui si è aggiunta la lenta crescita economica in Europa e negli Stati Uniti.

In Cina il settore green è stato più forte del previsto ma la domanda da parte di settori più tradizionali come l’edilizia e le infrastrutture è stata deludente. E proprio questi fattori continueranno a pesare sulla domanda di alluminio nel futuro, anche considerando che la manifattura a livello globale è stagnante, con l’edilizia in Europa e negli Stati Uniti al palo.

Le incertezze sulla politica monetaria frenano la domanda

Secondo Ing Group, l’aumento dei costi di finanziamento e l’incertezza sulla politica monetaria continueranno a frenare la domanda di alluminio, mentre la domanda in Europa (colpita pesantemente nel 2023), continuerà a indebolirsi.

Le considerazioni degli analisti di Ing Group trovano riscontro nell’aumento delle scorte nei magazzini LME, mentre crescono le preoccupazioni del mercato per la mancanza di varietà di marchi (a fine ottobre circa il 79% dell’alluminio nei magazzini dell’LME era di origine russa).

Si teme che i magazzini LME possano essere utilizzati come discarica per i metalli russi indesiderati con l’effetto, già visibile, di una disconnessione tra prezzi LME e prezzi di mercato.

Prezzi diversi tra Londra e Shanghai

Ritornando alla Cina, è interessante notare che i prezzi dell’alluminio allo Shanghai Futures Exchange (SHFE) sono aumentati di circa l’1% da inizio anno. Come già detto, ciò è in gran parte merito della crescente domanda da parte del settore green.

La differenza di prezzo tra LME e SHFE ha favorito gli arbitraggi e spinto le importazioni cinesi di alluminio che ​​sono aumentate del 27,5% da inizio anno ad ottobre. Tuttavia, ad oggi, le opportunità di arbitraggio si sono chiuse.

Nel frattempo, la produzione di alluminio primario ha continuato ad aumentare di oltre il 3,5% da inizio anno (fino ad ottobre). Ma, con l’approssimarsi della stagione secca, le fonderie di alluminio dello Yunnan hanno già iniziato a ridurre la produzione visto che le forniture di energia elettrica cominciano a scarseggiare. Si prevede che un totale di 1,16 milioni di tonnellate annue di capacità fusoria rimarrà inattivo fino a maggio 2024.

Ulteriori tagli all’offerta dovuti alla mancanza di energia idroelettrica in Cina potrebbero portare a un aumento delle importazioni.

Un leggero surplus per il prossimo anno

In ogni caso, la produzione globale di alluminio aumenterà leggermente più velocemente della domanda. Di conseguenza, si prevede che il mercato dell’alluminio sarà in leggero surplus nel 2024 (100.000 tonnellate), mentre la Cina continuerà a guidare la crescita nei prossimi due anni.

Note molto dolenti invece per l’Europa, dove la ripresa non è prevista prima del 2025. Da dicembre 2021 si sono verificati pesanti tagli alla produzione (circa il 2% del totale globale) e l’impennata dei costi energetici in seguito al conflitto in Ucraina e alla guerra delle sanzioni tra Occidente e Russia ha ridotto i margini dei produttori.

Prezzi in graduale ripresa nel 2024

E veniamo alla parte forse più interessante: i prezzi. Sebbene esistano alcuni rischi di rialzo per la crescita dell’energia verde in Cina, nel resto del mondo le prospettive della domanda rimangono poco brillanti. Tutto ciò considerato, gli analisti di Ing Group ritengono che, nel 2024, i prezzi inizieranno a salire lentamente, man mano che la domanda inizierà a riprendersi.

In sintesi, la media dei prezzi dell’alluminio per il prossimo anno dovrebbe essere di 2.260 dollari per tonnellata (2.220 dollari nel primo trimestre e 2.300 dollari nell’ultimo).

Terre rare

Terre Rare: il Vietnam diventa un centro di lotta per il potere globale

Il Vietnam si trova corteggiato da due grandi potenze mondiali. Questa volta, però, non si tratta di una considerazione geopolitica, ma di una risorsa molto ambita dal mondo moderno: le terre rare.

Cina e Stati Uniti sono impegnati in una gara per corteggiare un Paese che vanta il secondo maggior giacimento di terre rare al mondo. Tuttavia, gran parte delle terre rare del Vietnam rimane inutilizzata grazie al quasi monopolio della Cina sui mercati globali.

Poiché l’Occidente, guidato dagli Stati Uniti, non vuole più affidarsi alla sola Cina per la fornitura e la lavorazione delle terre rare, il Vietnam continua a sembrare un’alternativa adeguata.

La caccia degli Stati Uniti alle terre rare vietnamite

Diversi eventi recenti sottolineano il rinnovato interesse del mondo occidentale per questo Paese del Sud-Est asiatico. Circa due mesi fa, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha visitato Hanoi per migliorare le relazioni bilaterali.

È un’ironia della sorte, visto che i due Paesi erano in guerra circa sei decenni fa. Durante la sua visita, il Presidente americano ha siglato un accordo volto a dare al Vietnam un vantaggio per attrarre investitori per i suoi giacimenti di terre rare.

Il tentativo della Cina di corteggiare il Vietnam

Nel tentativo di tenere lontana la concorrenza, anche la Cina ha fatto delle mosse per quanto riguarda gli ampi depositi di terre rare del Vietnam. Gran parte di questi giacimenti si trovano nel Vietnam settentrionale e, se tutto andrà bene tra le due nazioni, ci sarà un potenziamento della rete ferroviaria vietnamita.

Una ferrovia lunga 531 miglia collega già i due paesi comunisti di Cina e Vietnam. Tuttavia, la linea attuale, costruita dai francesi all’inizio degli anni ’90, è vecchia e in rovina.

Con molto in gioco, comprese le scorte di terre rare del Vietnam, la Cina sembra fare di tutto per mantenere il Vietnam sotto la sua cerchia di influenza. I funzionari hanno ora indicato che sono in corso i preparativi per la prossima visita ad Hanoi del presidente cinese Xi Jinping.

Questa visita sottolineerebbe ulteriormente la crescente importanza strategica del Vietnam nelle catene di approvvigionamento globali, in particolare con le grandi potenze come gli Stati Uniti che cercano attivamente l’influenza regionale.

Una rete ferroviaria rafforzata darà anche un impulso alle esportazioni dal Vietnam alla Cina, aumenterà il turismo dalla Cina al Vietnam del Nord e aiuterà a integrare le capacità produttive delle due nazioni.

Il fatto che la linea attraverserà il Vietnam del Nord, una regione particolarmente ricca di giacimenti di terre rare, non è certo una coincidenza.

La Cina rimane il primo raffinatore di terre rare al mondo.

Inoltre, il Vietnam sembra ora voler sfruttare a pieno ritmo le sue vaste risorse di terre rare. Come primo passo, prevede di mettere all’asta alcune porzioni della sua miniera di Dong Pao, invitando potenziali compratori a presentare offerte entro la fine di questo mese.

Nel frattempo, la produzione potrebbe iniziare già nel 2024, con l’australiana Blackstone Minerals Ltd che si dice sia piuttosto desiderosa di acquisire almeno una di queste concessioni.

Tutti e tre i paesi devono affrontare ostacoli

Alcuni ambienti vedono questa come una mossa del Vietnam per contrastare la supremazia della Cina in questo settore.

L’Occidente è ansioso di rompere il monopolio della Cina e si sta avvicinando al Vietnam per accaparrarsi gran parte delle sue riserve di terre rare. Ciò consentirà loro di trasformare i minerali nei metalli necessari per i magneti nei veicoli elettrici, nelle attrezzature militari, ecc.

Restano tuttavia numerosi gli ostacoli che il Vietnam deve affrontare nel tentativo di ottenere un’estrazione e una lavorazione indipendenti delle terre rare. In effetti, la Cina controlla ancora le principali tecnologie di lavorazione delle terre rare.

Nel frattempo, gli Stati Uniti, che rimangono un importante importatore di terre rare, non dispongono di impianti di lavorazione locali. Pertanto, devono esportare minerali di terre rare in Cina per la lavorazione.

Ciò che rimane incerto è capire se le aziende statunitensi siano disposte a investire pesantemente nello sviluppo delle miniere in Vietnam, data l’opacità del settore delle terre rare del paese.

Resta da vedere se alla fine il Vietnam riuscirà a produrre tra il 5 e il 15% della produzione cinese prevista entro la fine di questo decennio.

Newsletter redatta in collaborazione con i seguenti partner, per maggiori informazioni e approfondimenti o per consultare tabelle e grafici clicca sui link

METALWEEK: https://www.metalweek.it//filemanager/mw/MWBASE231211.html

METALLI RARI: https://www.metallirari.com/previsioni-alluminio-2024-surplus-domanda-bassa/

COMMODITY EVOLUTION: https://www.commodityevolution.com/2023/12/11/vietnam-corteggiato-da-due-grandi-potenze-per-le-terre-rare/

Se sei arrivato a leggere fino a qui ti ringrazio, vuol dire che ti è piaciuta la newsletter.

Ti chiedo di lasciare un commento o una tua considerazione in merito ai temi trattati oppure una domanda alla quale vorresti risposta.

Se conosci qualcuno al quale potrebbero interessare questi temi inoltra il link al blog, grazie per la collaborazione.