Buongiorno,

la scorsa settimana è stata una delle più vivaci degli ultimi tempi alla Borsa LME, sebbene la situazione di mercato non dia segnali nitidi sulla congiuntura attuale.

L’indice LMEX è cresciuto ancora e negli ultimi 8 giorni ha avuto un incremento dell’1.8%, con Rame, Alluminio e Zinco, che hanno contribuito in modo decisivo nella definizione di questo risultato.

La più grande incognita è rappresentata dalla formazione dei prezzi che continua ad essere caratterizzata da uno scenario operativo “sottile”, con il solo comparto degli utilizzatori a determinare le tendenze future di tutti i metalli LME.

La prudenza, inutile dirlo, deve essere massima in quanto le leve della domanda e dell’offerta non sono presidiate da nessun soggetto esterno che si possa attribuire l’onere della stabilizzazione dei prezzi di Borsa, un tempo svolto dal comparto speculativo-finanziario.

La quantificazione del denaro “lungo” resta quindi il solo riferimento di una certa attendibilità su come si potranno muovere le quotazioni USD 3mesi di tutto il listino e le sorprese nel corso della settimana non mancheranno.

RAME TORNATO AL MASSIMO DA GIUGNO DELL’ANNO SCORSO

Il Rame ha ritrovato i prezzi di massimo relativo che si erano visti per l’ultima volta tra maggio e giugno dello scorso anno, ora la sensazione è quella di una sorta di “galleggiamento” della quotazione a questi livelli, senza una sostanziale motivazione di fondo per aver raggiunto un valore USD 3mesi così ragguardevole. È prematuro parlare di discesa del prezzo del Rame, ma certamente non di ulteriori fiammate rialziste.

ZINCO ANCORA IN FASE POSITIVA MA ATTENZIONE

La fase estremamente positiva dello Zinco, con una crescita su base settimanale del 3% del riferimento USD 3mesi, sta giungendo al capolinea. L’eccesso di domanda ha formato un accumulo di denaro importante, segno appunto di una situazione di imminente cambio di indirizzo che però arriverà solo al termine di una serie ancora inespressa di massimi relativi che si proporranno in questa prima parte di ottava.

OTTONE E ZAMA DA ACQUISTARE SOLO PER QUEL CHE SERVE

Lo scenario prezzi riguardante Ottone e Zama risulterà inevitabilmente fluido, con la finestra essere il luogo migliore per assistere alle possibili ulteriori fasi incrementali dei riferimenti delle due leghe, con il consiglio di muoversi in acquisto solo per le più strette necessità.

ALLUMINIO INDECIFRABILE E INAFFIDABILE

L’Alluminio sta lanciando al mercato segnali di elevata indecifrabilità e conseguentemente di elevata inaffidabilità sulla futura struttura di indirizzo del prezzo di Borsa. Il metallo dallo scorso venerdì è entrato in una fase di volatilità ribassista, che inevitabilmente segnerà l’indirizzo prossimo del prezzo USD 3mesi e per un tempo che sicuramente non sarà breve.

SPECULATORI CERCANO DI TENERE ALTE LE QUOTAZIONI DEL NICHEL

Il comparto speculativo-finanziario, sta cercando di imprimere una nuova spinta di crescita al riferimento USD 3mesi per quanto riguarda le quotazioni del Nichel, ma anche questa volta i risultati saranno modesti, con gli utilizzatori che restano sordi agli artificiosi fragori di crescita del suo prezzo LME. L’effetto sarà quello di un nuovo percorso ribassista del Nichel, nonostante sia ancora possibile un momento di disorientamento costituito da un ennesimo frangente di massimo relativo.

PIOMBO IN CADUTA LIBERA

Gli effetti della preannunciata fase di volatilità ribassista del Piombo stanno andando oltre ogni aspettativa, con il prezzo USD 3mesi in autentica caduta libera e senza che al momento possa essere individuato un punto di inversione di tendenza.

STAGNO CON AMPI MARGINI DI RIALZO

Il margine rialzista dello Stagno è ancora ampio ed il primo obiettivo di prossimità sarà quello del riposizionamento del suo riferimento oltre la soglia dei 30mila USD 3mesi, livello di prezzo visto per l’ultima volta lo scorso mese di giugno.

UNO SGUARDO ALLA REALTA’ PRODUTTIVA

Alcoa chiude il 2022 in rosso (-102 milioni di dollari)

Il produttore di alluminio americano, Alcoa Corp., ha registrato una perdita netta di 374 milioni di dollari nel quarto trimestre del 2022, chiudendo l’anno con una perdita netta di 102 milioni di dollari.

Sul risultato finale hanno pesato 217 milioni di dollari per quello che la società ha definito come “un’indennità di valutazione sulle attività fiscali differite di Alcoa Alumínio (Brasile)“. Naturalmente, il bilancio in rosso risente dei bassi prezzi dell’alluminio e dell’allumina rispetto all’anno scorso, dei costi più elevati per l’energia e per materie prime come l’idrossido di sodio e gli anodi di carbonio.

Il fatturato della multinazionale nel 2022 ha raggiunto i 12.451 milioni di dollari, il 2,5% in più rispetto all’anno precedente.

Un anno troppo turbolento

Secondo Roy Harvey, Presidente e AD di Alcoa, la turbolenza globale dell’anno scorso ha influenzato negativamente sui costi per l’energia e per le materie prime. Da sottolineare come ci siano state variazioni significative dei prezzi dei prodotti tra la prima e la seconda metà del 2022.

Nonostante la perdita, Alcoa ha dichiarato che nel 2022 ha comunque mantenuto un bilancio solido e una remunerazione per il capitale degli azionisti. Inoltre, ha progredito in modo sostenibile con il riavvio strategico della sua capacità produttiva e con lo sviluppo di tecnologie rivoluzionarie.

Nel 2023 spedizioni di alluminio in linea con il 2022

A proposito di quest’ultimo punto, spicca la joint venture (Elysis) tra Alcoa e Rio Tinto, che sta dando alla luce un nuovo sistema per eliminare tutte le emissioni dirette di anidride carbonica dal processo di fusione tradizionale, emettendo invece ossigeno puro. Nel marzo dello scorso anno, la JV Elysis ha annunciato di aver venduto metallo prodotto con questa nuova tecnologia alla Apple, per essere utilizzato nell’iPhone SE.

Per il 2023 Alcoa prevede che le sue spedizioni totali di allumina, inclusa l’allumina di provenienza esterna, saranno comprese tra 12,7 e 12,9 milioni di tonnellate, con una diminuzione di 0,5 milioni di tonnellate rispetto al 2022. Nel caso dell’alluminio, l’azienda dovrebbe spedire tra 2,5 e 2,6 milioni di tonnellate di metallo semilavorato e finito, una quantità in linea con il 2022.

Interscambio di alluminio e allumina a gonfie vele tra Russia e Cina

Secondo gli ultimi dati doganali cinesi le importazioni complessive di alluminio diminuiscono, mentre aumentano le importazioni di alluminio russo.

L’alluminio russo si sta proprio spostando verso la Cina.

Lo confermano anche gli ultimi dati doganali (20 gennaio) che evidenziano come le importazioni cinesi di alluminio primario dalla Russia, a dicembre 2022, siano aumentate per il sesto mese consecutivo. Anche le esportazioni di allumina cinese sono aumentate notevolmente.

È importante sottolineare come i numeri che illustreremo sono decisamente significativi in un contesto in cui la Cina ha drasticamente diminuito le sue importazioni da tutto il mondo. Nel caso dell’alluminio primario, nel 2022, le importazioni cinesi sono diminuite del 65,8% su base annua.

Interscambi commerciali di alluminio e allumina mai così floridi

Al contrario, le importazioni di alluminio dalla Russia sono aumentate del 47,6% nel solo mese di dicembre (82.833 tonnellate).

Ma che l’interscambio commerciale tra i due paesi in questo settore stia crescendo a ritmi sostenuti lo testimoniano anche i dati sull’allumina che la Cina vende alla Russia. Sempre secondo gli ultimi dati doganali cinesi, le esportazioni di allumina sono aumentate del 741,4% su base annua, raggiungendo 1 milione di tonnellate nel 2022. Nel solo mese di dicembre hanno raggiunto le 57.349 tonnellate, quando a dicembre 2021 erano soltanto 3.969 tonnellate. L’aumento è attribuibile alle spedizioni in Russia visto che hanno rappresentato il 90,3% delle esportazioni totali.

Alla Cina serve sempre più bauxite

Naturalmente, per fare l’allumina serve la bauxite. Non sorprende quindi che le importazioni cinesi di questo minerale abbiano raggiunto i 125,5 milioni di tonnellate nel 2022, con un aumento del 17% su base annua.

La provenienza di tutta questa bauxite è soprattutto dalla Guinea (6,2 milioni di tonnellate a dicembre) e in misura minore dall’Indonesia, che dal prossimo giugno vieterà però l’esportazione per far crescere le proprie industrie di trasformazione. Perciò, i produttori cinesi sono adesso alla ricerca di fonti alternative al minerale indonesiano.

APPROFONDIMENTO

Perché gli USA continuano a comprare l’uranio della Russia?

L’uranio russo non è soggetto a sanzioni. Per capirne il motivo basta considerare i 90 reattori nucleari degli Stati Uniti e il loro fabbisogno di combustibile nucleare.

L’energia nucleare sta sempre più guadagnando l’attenzione dell’opinione pubblica. Soprattutto dopo l’inizio della guerra in Ucraina che ha messo impietosamente in luce tutte le debolezze energetiche dell’Unione Europea (UE), il mondo guarda ai combustibili nucleari con occhi diversi.

Mentre l’Europa arriva da anni durante i quali ha cercato di abbandonare le centrali nucleari, gli Stati Uniti continuano a far funzionare tutti i loro reattori. Alla fine del 2021, rappresentavano infatti il 19,6% di tutta l’energia generata.

Gli Stati Uniti non producono abbastanza uranio per il proprio fabbisogno

Tuttavia, anche un paese ricco di risorse energetiche come gli Stati Uniti non produce carburanti nucleari a sufficienza per i propri fabbisogni e deve dipendere dalle importazioni. Tra queste ci sono quelle provenienti dalla Russia che rappresentano volumi significativi di uranio arricchito. Inoltre, americani e russi continuano a cooperare nel campo dell’energia nucleare.

Ma perché la Russia continua a fornire combustibile nucleare agli Stati Uniti e perché gli Stati Uniti continuano a comprarlo?

Innanzitutto, l’uranio non è stato colpito ne dalle sanzioni occidentali ne dalle sanzioni russe. Per la Russia, la vendita di fluoruro di uranio (prodotto arricchito) genera entrate sostanziali, soprattutto dopo l’aumento dei prezzi nel 2022.

644 milioni di dollari di uranio in 10 mesi

Si stima che le esportazioni russe di uranio negli Stati Uniti nell’ottobre 2022 siano state di 184,7 milioni di dollari, il massimo dal novembre 2016. In totale, nei primi 10 mesi del 2022, gli Stati Uniti hanno ricevuto dalla Russia 644 milioni di dollari di uranio, oltre il 25% di tutte le forniture estere.

La Russia fornisce uranio al mercato mondiale attraverso Techsnabexport, una appendice di Rosatom, l’unica azienda che vende uranio arricchito del 20% (lo standard è del 5%) utilizzato dalla nuova generazione di reattori nucleari degli Stati Uniti.

Naturalmente, l’esclusione del combustibile nucleare dalle sanzioni occidentali ha creato frustrazione tra gli americani visto il flusso di dollari che gli acquisti di uranio generano per il regime di Putin. Tuttavia, sarebbe molto complicato mandare avanti l’attività di 90 reattori nucleari, il numero più alto al mondo detenuto proprio dagli Stati Uniti, senza l’uranio della Russia.

LINK UTILI

METALLI RARI : https://www.metallirari.com/alcoa-chiude-2022-rosso-102-milioni-dollari/

METALLI RARI : https://www.metallirari.com/interscambio-alluminio-allumina-gonfie-vele-russia-cina/

METALLI RARI : https://www.metallirari.com/perche-usa-continuano-comprare-uranio-russia/

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METALWEEK : https://www.metalweek.it//filemanager/mw/MWBASE230123.html

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