Buongiorno,

dopo la pausa che ho volutamente preso in queste settimane “corte”, torno a condividere con te le ultime notizie dalla Borsa LME relative alla scorsa settimana ed alcuni approfondimenti dal mondo dei metalli.

I prezzi dei metalli tenderanno a rimanere stabili nei prossimi giorni, complice anche la situazione di invariabilità del cambio tra euro e dollaro.

I prezzi degli “industriali” al LME hanno mantenuto uno stato di relativa stabilità nel corso di tutta l’ottava, confermando la collocazione del listino verso un orientamento che porterà ad escludere nuove retrocessioni significative delle quotazioni USD 3mesi, ma contemporaneamente anche improvvise proiezioni rialziste.

Una situazione avvalorata nella sua visione di sintesi dalla relativa stabilità dell’indice LMEX, che negli ultimi otto giorni ha fatto segnare un decremento di circa mezzo punto percentuale e sotto l’aspetto valutario un totale appiattimento del rapporto di cambio tra euro e dollaro.

L’unico elemento d’incertezza riguarderà la partenza ritardata del periodo di contrattazioni al LME, spostata a martedì per la festività del May Day Bank, collocata come tradizione il primo lunedì di maggio.

Il Rame ha trovato un punto di equilibrio

Il Rame ha trovato sulla linea dei 9350 USD 3 mesi il suo punto di equilibrio, interrotto soltanto nel corso della prima seduta di maggio, evidenziando una flessione di circa 200 dollari, ma prontamente recuperata il giorno successivo e quindi determinando il valore di fine ottava.

Alla luce di quanto visto al LME la settimana scorsa, il Rame dovrebbe continuare nella definizione piuttosto cauta della sua quotazione, con un bilanciamento importante tra le componenti domanda e offerta.

Situazione analoga per lo Zinco

Una situazione analoga anche per lo Zinco, dove la sua linea di prezzo intercettata di recente è quella posta in prossimità dei 2600 dollari 3mesi, senza che nella settimana si potranno vedere degli allontanamenti significativi, in alto e in basso, da questo riferimento.

Le Leghe, Ottone e Zama

Le leghe evidenzieranno dei prezzi in totale allineamento con i riferimenti che Rame e Zinco metteranno in evidenza al LME, con l’Ottone confermare i valori visti fino all’inizio del ponte del Primo Maggio e la Zama ribadire i minimi di valore, costanti da oltre due settimane.

Stato di relativa tranquillità per l’Alluminio

L’Alluminio presenterà un quadro d’insieme che non potrà definirsi remissivo, soprattutto per quanto ha fatto vedere a partire dalla seconda metà di aprile, certo che lo stato di relativa tranquillità presente sui metalli al LME non genererà spunti significativi di crescita anche per questo metallo.

Nichel con poche intenzioni di rally al rialzo

La costante degli allineamenti riguarderà anche il Nichel, la cui “residenza di quotazione” sarà quella nelle vicinanze della soglia dei 15500 dollari 3mesi e con poche intenzioni di abbandonarla a breve.

Piombo e Stagno leggermente più movimentati

Un qualcosa di leggermente più movimentato si vedrà dal Piombo e dallo Stagno, con il primo in una situazione di difficoltà nel poter mantenere l’attuale soglia di prezzo raggiunta e il secondo pronto a ricominciare un lento cammino di crescita, il cui obiettivo settimanale sarà quello di oltrepassare la linea dei 31mila dollari 3mesi.

Alluminio: il prezzo sale negli USA e crolla in Europa. Ecco perché…

I dazi introdotti da Trump stanno producendo effetti opposti sulle due sponde dell’Atlantico. Premi che crollano in Europa e alle stelle negli USA.

Nel turbolento mercato globale dell’alluminio di quest’anno, una delle dinamiche più sorprendenti riguarda la divergenza tra gli Stati Uniti e il resto del mondo.

A seguito dei dazi imposti dall’amministrazione Trump, i premi sull’alluminio stanno crescendo sensibilmente negli USA, mentre crollano nei mercati esteri, in particolare in Europa.

Secondo Reuters, in Europa il premio per l’alluminio duty-paid è precipitato a circa 230 dollari per tonnellata, il livello più basso da oltre un anno, con un calo di oltre il 35% rispetto a gennaio.

Questo ribasso riflette l’eccesso di offerta che si sta riversando nel continente, dovuto al blocco o alla disincentivazione delle esportazioni verso gli Stati Uniti. In sostanza, il metallo che prima finiva nelle mani di acquirenti americani ora si accumula nei magazzini europei, esercitando una pressione ribassista sui prezzi locali.

Arbitraggio? Non proprio…

Il divario nei premi tra Europa e USA rappresenta un’opportunità teorica di arbitraggio: acquistare alluminio economico in Europa e rivenderlo a un prezzo maggiorato negli Stati Uniti. Tuttavia, la realtà è più complessa.

Esportare alluminio in America implica affrontare un dazio del 25%, che da solo può aggiungere circa 600 dollari per tonnellata. Anche se i premi USA sono alti, il margine si assottiglia rapidamente una volta considerati i costi doganali.

A ciò si aggiungono difficoltà logistiche: navi disponibili, trasporti interni, tempi di consegna.

L’industria europea cerca soluzioni, quella americana paga il conto

Nel vecchio continente, l’industria dell’alluminio si trova in una situazione paradossale: da un lato prezzi depressi per l’eccesso di offerta, dall’altro un mercato oltreoceano estremamente appetibile.

Alcuni produttori europei stanno già facendo pressioni su Bruxelles per ottenere esenzioni o trovare vie creative per esportare verso gli USA. L’Unione Europea (UE), intanto, ha iniziato a valutare gli effetti della deviazione di metallo verso i propri mercati, temendo danni ai produttori locali.

Negli Stati Uniti, invece, le aziende consumatrici di alluminio cercano disperatamente soluzioni alternative. Alcune tentano di far escludere certi prodotti specializzati dai dazi, altre valutano rotte commerciali diverse.

Tuttavia, al momento, i dazi sono esosi e le scappatoie poche. La produzione domestica di alluminio primario, in declino da decenni, non può crescere abbastanza rapidamente da compensare il calo delle importazioni.

Il risultato? Le aziende americane sono costrette a pagare premi elevatissimi.

Costi elevati destinati a durare

Per gli acquirenti B2B, lo scenario attuale si traduce in costi di approvvigionamento in rapida ascesa e una grande incertezza. Secondo gli analisti, i premi USA continueranno a salire finché permarranno queste dinamiche, con i produttori che trasferiranno parte dell’onere dei dazi ai consumatori.

La domanda, per ora, è abbastanza resiliente da sostenere i rincari, soprattutto per le forniture urgenti e le leghe essenziali.

Qualche sollievo potrebbe arrivare da modifiche di politica commerciale o da nuovi flussi di fornitura: ad esempio, dagli Emirati Arabi Uniti – uno dei pochi paesi non colpiti dai dazi USA – che rappresentano già l’11% delle importazioni americane.

Altre opzioni includono l’aumento dell’uso di alluminio secondario (riciclato) o la ricerca di materiali alternativi.

Intanto, proseguono le trattative diplomatiche, tra cui colloqui tra USA ed Europa per allentare le tensioni commerciali. Ma per il momento, i dazi restano in vigore e il contesto resta improntato a un clima di ritorsione e incertezza.

Gli acquirenti di alluminio riusciranno a navigare nella tempesta?

La crisi dei premi sull’alluminio è un esempio emblematico di come le politiche commerciali e le difficoltà logistiche possano combinarsi per stravolgere un intero settore.

L’inasprimento tariffario ha innalzato i costi di base del metallo estero, creando una cascata di effetti: ritardi nelle spedizioni, deviazioni di traffico commerciale, eccesso di offerta in alcune regioni e scarsità in altre.

Per le aziende B2B, la chiave sarà adattarsi al nuovo contesto, ottimizzando i costi altrove, cercando fornitori alternativi, e rimanendo agili nel caso lo scenario cambi ancora.

Al momento, le imprese americane che dipendono dall’alluminio stanno pagando un caro prezzo – in senso letterale e figurato – per la volatilità globale. Fino a quando i dazi non verranno allentati le catene di fornitura ristrutturate, i premi resteranno elevati, mettendo sotto pressione numerosi settori, dalle lattine alle industrie aerospaziali.

Come ha detto un trader, “il mercato ha già prezzato il caos” e quel prezzo, oggi, è molto salato.

Come si produce l’alluminio? Alla scoperta del metallo che non esiste in natura

Non a tutti è chiaro quanto sia complicato produrre uno dei metalli più utilizzati nel mondo. Scopriamo come viene prodotto l’alluminio….

L’alluminio è uno dei metalli più utilizzati al mondo, presente in una vasta gamma di prodotti, dalle lattine per le bevande ai componenti aeronautici.

Tuttavia, a differenza di altri metalli, l’alluminio non si trova in natura allo stato puro e la sua produzione avviene attraverso un processo decisamente complesso.

Ogni anno, nel mondo si producono circa 390 milioni di tonnellate di bauxite, di cui l’85% viene utilizzato per la produzione di alluminio.

La bauxite è una roccia composta principalmente da ossidi di alluminio e rappresenta la principale fonte del metallo. Dopo l’estrazione, la bauxite viene raffinata in allumina, che a sua volta viene trasformata in alluminio.

Questo processo avviene in tre fasi principali.

Si comincia dall’estrazione della bauxite

La bauxite viene estratta da miniere a cielo aperto, con tre paesi (Australia, Cina e Guinea) che rappresentano il 72% della produzione globale. L’Australia è il principale produttore di bauxite e ospita la più grande operazione mineraria del mondo, la miniera di Weipa.

La Guinea, pur essendo il terzo produttore mondiale, possiede le maggiori riserve di bauxite, stimate in oltre sette miliardi di tonnellate, ed è il principale esportatore, con il 76% delle esportazioni dirette in Cina.

Dopo l’estrazione, la bauxite viene trasportata alle raffinerie per essere trasformata in allumina, il secondo step del processo.

Poi si trasforma la bauxite in allumina

A fine Ottocento, il chimico austriaco Carl Josef Bayer ideò un processo rivoluzionario per l’estrazione dell’allumina dalla bauxite. Ancora oggi, oltre il 90% delle raffinerie utilizza il cosiddetto processo Bayer, che si articola in quattro fasi principali:

Digestione: la bauxite viene mescolata con idrossido di sodio e riscaldata ad alta pressione. Questo scioglie selettivamente l’ossido di alluminio, lasciando altre impurità.

Filtrazione: le impurità vengono separate e filtrate, formando un residuo noto come “fango rosso”. Dopo la sua eliminazione, l’ossido di alluminio si trasforma in alluminato di sodio.

Precipitazione: la soluzione viene raffreddata e l’alluminato di sodio cristallizza in idrossido di alluminio.

Calcinazione: i cristalli di idrossido di alluminio vengono lavati e riscaldati per ottenere ossido di alluminio puro, chiamato allumina.

Il fango rosso è uno dei principali problemi ambientali della produzione di allumina. Per ogni tonnellata di allumina prodotta, si generano circa 1,2 tonnellate di fango rosso, con oltre tre miliardi di tonnellate attualmente immagazzinate nel mondo.

La Cina è il primo produttore mondiale e il maggiore importatore di bauxite, fornendo oltre la metà dell’allumina globale. Anche altri grandi produttori di bauxite, come Australia, Brasile e India, sono attivi nella raffinazione dell’allumina, sebbene nessuno raggiunga i livelli produttivi della Cina.

Va considerato che l’allumina trova applicazioni in diversi settori, tra cui la plastica, i cosmetici e l’industria chimica, ma la maggior parte viene destinata alle fonderie (smelter) per la produzione di alluminio.

Infine, si produce l’alluminio

L’allumina viene trasformata in alluminio attraverso un processo di riduzione elettrolitica che, oltre all’allumina, richiede un altro minerale: la criolite.

Grazie a quest’ultimo, all’allumina e ad una grande quantità di energia elettrica si riesce a produrre alluminio, con un processo di fusione che si svolge in questo modo:

Le celle di riduzione elettrolitica vengono riempite di criolite fusa.

L’allumina, composta da due atomi di alluminio e tre di ossigeno, viene introdotta nelle celle, dove una forte corrente elettrica rompe i legami chimici tra gli atomi.

L’elettrolisi fa depositare l’alluminio puro sul fondo della cella, da dove viene prelevato, purificato e modellato nelle forme desiderate.

La Cina domina anche la produzione globale di alluminio, oltre ad essere il maggiore consumatore.

L’India è il secondo produttore, sebbene con un output pari a un decimo di quello cinese.

Altri paesi produttori di bauxite e allumina, come India, Australia e Russia, sono tra i principali produttori di alluminio.

Infine, parliamo di soldi… Nel 2021, il mercato globale dell’alluminio è stato valutato circa 245,7 miliardi di dollari e, con la crescente domanda, si prevede che raggiunga quasi 498,5 miliardi di dollari entro il 2030.

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METALLI RARI: https://www.metallirari.com/alluminio-prezzo-sale-usa-crolla-europa-ecco-perche/

METALLI RARI: https://www.metallirari.com/come-produce-alluminio-scoperta-del-metallo-non-esiste-natura/

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